9 e 10 settembre 2009, il governo Italiano si impegna a discutere di violenza sulle donne nella dimensione G8: questo avviene tra le proteste dei centri antiviolenza, dell’UDI e le molte escluse dalla conferenza, cioè di coloro che si sforzano di contrastare la retorica del diritto pronunciato e disatteso.
Condividiamo la denuncia e la protesta, e vogliamo aggiungere che le cose stanno in modo tale che si è {{resa impossibile l’eventuale partecipazione attiva}} di chi come noi ha individuato nella violenza l’origine e la ragione della scarsa qualità della politica e della vita che questa propone alle cittadine e ai cittadini.

In ambito G8 va detto che i governi delle grandi potenze non cedono sulla sottomissione femminile, nessuno, e che il femminicidio è programmaticamente sottinteso e taciuto nei rapporti tra stati.
_ Questo non diluisce le responsabilità del governo Italiano attuale che, non siamo le prime a dirlo, ha scelto di imporre e rivendicare senza mezzi termini l’idea fatale “dell’impossibilità” di emendarsi dalla violenza.

Da sempre tutti gli aspetti delle relazioni economiche, politiche e sociali sono strettamente legate al postulato che le donne siano un soggetto secondario, da scambiare e da assoggettare alle decisioni dei capi. Altro è però rivendicare, come fa il nostro governo, la legittimità del farlo con vanto e senza ripensamenti, peraltro assumendo il costume dei favori sessuali nelle transazioni anche internazionali.

Un {{governo che non riconosce le analogie tra l’ostentazione dei costumi simbolici e concreti dei suoi membri e quanto avviene nelle vite quotidiane di donne}}, tormentate nelle case, sul lavoro e nelle strade, avviando una simile operazione di facciata è costretto ad escludere i soggetti propri da una discussione tanto decisiva come quella sulla violenza: si troverebbe di fronte al suo più grosso debito in ambito nazionale ed internazionale.

{{Noi ci poniamo sempre l’obiettivo delle soluzioni, ed un governo, quale che sia, ha l’obbligo di darne}}. Pensando alle soluzioni non è questo il momento di lavorare lateralmente, raccogliendo le briciole di un dibattito meschino e retorico come quello a cui abbiamo assistito in questi anni.

Anche a questo governo e anche a quest’opposizione facciamo presente che la {{violenza sessuata rappresenta il tema centrale di ogni evoluzione democratica}}, per questo ci aspettiamo che, dalle pari opportunità fino alla presidenza del Consiglio, dai senatori ai deputati, ognuno sappia fare il lavoro più urgente: una legge organica contro la violenza sessuata, valida per ogni cittadino in Italia ed all’estero, con la sospensione di ogni immunità.