Il manuale a cura di Aida Ribero si impone da subito per la sua struttura adamantina, proponendosi come strumento di consultazione non solo utile, ma addirittura imprescindibile per tutti coloro i quali si accostino a questo specifico campo di studi per la prima volta. Ma anche a quanti siano viceversa addentro alla materia, per ruolo o altra competenza, questo {“Glossario – Lessico della differenza”} non mancherà di fornire ulteriori, validi supporti al lavoro, grazie soprattutto alla completezza e chiarezza espositiva dell’opera nel suo complesso. Ogni tanto, si sa, è sempre bene procedere alla (ri)formulazione del punto della situazione generale degli studi, che in questo settore paiono ontologicamente votate a rifuggire logiche di stagnazione.
_ Nella prefazione al lavoro, la Ribero si premura di avvertire che, per lei e le altre numerose studiose coinvolte nel progetto editoriale, inimmaginabile sarebbe stato poter contemplare in maniera esaustiva le innumerevoli voci implicate in ogni discorso di genere. Malgrado tale accortezza, il risultato può dirsi invero particolarmente efficace. Ciascuna voce è stata sviscerata, diremmo, in lungo e in largo, da una prospettiva in partenza sempre storicistica. E qui, come suol dirsi, casca l’asino. Sappiamo bene come la storia abbia proceduto pressoché sistematicamente all’esclusione dal coro delle voci femminili, schiacciandone per secoli le istanze. Dal dato storico allo snodo fondamentale dell’esplosione dei femminismi nel mondo e alla contaminazione dei significati originali alla luce dei fatti della contemporaneità, ogni blocco monotematico ha il merito di illustrare sapientemente quale sia stato il percorso, spesso faticoso e condotto a prezzo di strenue battaglie civili, di alcune fondamentali voci di diritto.

Certo, il progetto, patrocinato dalla Regione Piemonte e dalla {“Commissione Regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna”}, contempla al suo interno un’ottica per forza di cose italo-centrica. Pur nella specificità del panorama nostrano, spesso indietro sul terreno dei diritti, sottomesso com’è ai dettami vaticani, dobbiamo però rilevare come molte delle parole-chiave siano state assunte come patrimonio collettivo di tutti i Paesi occidentali. Tuttavia si tratta di una soddisfazione parziale, perché sappiamo bene come anche nelle nazioni cosiddette moderne, si debba ancora percorrere parecchia strada, affinché i principi sanciti su carta si traducano in diritti acquisiti per le donne e le loro esigenze. Ciò detto, sappiamo anche come manchino purtroppo all’appello ancora tanti stati del Terzo e del Quarto Mondo, in cui è pratica comune schiacciare i destini e i sentimenti delle donne.

Molti i termini da ripensare, e, dunque, da ridisegnarei in un’ottica di genere. Non più argomentazioni di provenienza maschilista assunte nel tempo come neutre, pertanto. E’ il caso di voci come “cittadinanza”, “diritto”, “bioetica”, “soggetto”, che si ricolorano qui – assumendo solo dopo questa necessaria operazione di ritintura, cui partecipano finalmente le stesse donne – le tonalità più consone a qualsiasi tipo di discorso giusto e universale.
_ Perché non può sussister alcun dialogo, se questo non trova saldi agganci a un linguaggio comune e, di conseguenza, a un sentire condiviso cui far riferimento. E il manuale curato dalla Ribero si fa carico di spazzare il campo della discussione da ogni possibile ambiguità di senso.

_ {{a cura di Aida Ribero}}
_ {Glossario – Lessico della Differenza}
_ Regione Piemonte, Commissione Regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna
_ pp. 314