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 “Datti una mossa, non aspettare la cicogna”. “La fertilità è un bene comune”. Lo dice il Ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin che lancia la campagna di promozione sulle nascite attraverso delle cartoline e un sito internet tematico: #FertilityDay, una giornata nazionale indetta il 22 settembre per parlare di fertilità. La campagna è stata lanciata sul sito FertilityDay2016.it dove è possibile registrarsi e cercare i comuni che aderiscono all’iniziativa. Sul sito uno speciale approfondisce la tematica con vari articoli: dall’importanza degli stili di vita ai fattori di rischio ambientali, dalla prevenzione alla fertilità nell’uomo e nella donna. Nella sezione cartoline, invece, i manifesti promozionali studiati per fare il giro del web. Peccato però che internet non abbia gradito.

Uomini e soprattutto donne hanno sollevato in massa l’onda dell’indignazione. Su Twitter e su Facebook i commenti, a volte sarcastici, respingono con durezza l’iniziativa del governo, puntando il dito contro la campagna del ministro Lorenzin accusata di non aver scelto la comunicazione giusta, considerata dai più arcaica e paternalista.

“Non serve una clessidra”, urla il web a voce alta, “per far sapere a una coppia che il tempo stringe, ma condizioni e politiche lavorative che contribuiscano alla crescita del paese, anche in termini di nascite”. E sotto l’hashtag #fertilityday le polemiche sono un fiume in piena.

“Il Governo #Renzi con un sorriso riporta le donne al Medioevo. Complimenti alla #Lorenzin per il #fertilityday”, scrive Celeste. “Nessuna tra le mie amiche – twitta Roberta – non ha figli perché è immatura. Non li fanno perché non hanno soldi”. Qualcuno si chiede quale sia il senso di questa campagna “in un paese dove non c’è sostegno, non ci sono asili nido e le politiche sul lavoro sono ridicole”. Una campagna “irrispettosa delle persone”, scrive Aurelio.

“Ed ecco, questo è il nostro stato – commenta Claudia – Non riusciamo a pensare nemmeno ad una misura di reddito minimo garantito, tagliamo i servizi, abbiamo uno dei tassi più alti di disoccupazione giovanile e femminile e cosa fa il Ministero della salute? Una campagna per convincerci che il problema è nostro. Come sempre. Come si risolvono i problemi economici e sociali del mondo? Sul corpo delle donne. Che roba mostruosa”.

Tra le prime reazioni c’è quella di Ilaria Lani, 38 anni, sindacalista diventata mamma lo scorso anno: “Il Ministro della salute Lorenzin ha lanciato Il Piano nazionale per la fertilità e il #fertilityday con tanto di campagna di comunicazione per indurre le donne a fare figli prima. Uno Stato moralista e paternalista che invece di sostenere le coppie, le redarguisce. Uno stato che non è in grado di sostenere con misure efficaci e stabili la genitorialità. E sopratutto il Ministro della Salute se vuole sostenere le coppie che hanno problemi di infertilità deve fare una cosa sola: dire quanti soldi mette a disposizione del SSN per rendere accessibile a tutti la procreazione medicalmente assistita in tempi sensati. Facciamo qualcosa?”.

Un risultato completamente diverso da quello che invece ha ottenuto pochi mesi fa la campagna della Danimarca che, attraverso una serie di videospot, ha puntato ad un messaggio mirato incoraggiando le persone a procreare e fare più sesso visto che in Paese, diceva lo spot, non ci sono abbastanza bambini. E ci sono riusciti, infatti la Danimarca ha recentemente riportato una fase di baby boom.