Nel 1611 la grande pittrice subì violenza sessuale da parte di Agostino Tassi, amico del padre Orazio Gentileschi e suo maestro di disegno. Seguì uno storico processo che Artemisia affrontò con coraggio, nonostante ben presto fu trasformato in uno strumento di diffamazione nei suoi confronti.

Alla  Biblioteca A. Luppi di Porotto Venerdì 16 marzo 2018 alle ore 17,30 L’arte del riscatto: la vita di Artemisia Gentileschi Alla scoperta di un’artista diventata simbolo del femminismo internazionale. Una tavola rotonda alla scoperta di un’artista diventata un simbolo per le sue scelte di vita e per le sue battaglie.

interverranno:
Paola Boldrini  (Senatrice ferrarese) Antonella Cagnolati (Università di Foggia) Cristina Corazzari (Assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Fe)
Sandra Rossetti (Università di Ferrara)
Catalina Golman (UDI Ferrara)

  Artemisia fu in grado, per una serie di circostanze, di farla sentire (la propria voce) forte e chiara, e di farla giungere fino a noi grazie alla sua indipendenza, la sua intelligenza e la sua ambizione: seppe farlo da ragazzina durante lo squallido processo che le si rivolse contro (per una obiettiva comprensione del quale, anche nel contesto culturale e sociale del tempo, è utile leggere quanto pubblicato da Elizabeth Storr Cohen nel 1991 e nel 2000), da adulta nelle lettere appassionate al suo amante, il nobile fiorentino Francesco Maria Maringhi, e in generale durante la sua carriera condotta con talento e spregiudicatezza. Così, è davvero difficile astenersi dal ricordare, come manifestazione del carattere forte di Artemisia, l’amara ironia nelle parole da lei rivolte a Tassi rinfacciandogli la disattesa promessa di un matrimonio riparatore quando, durante il processo, le furono stretti attorno alle dita, preziosi strumenti del suo mestiere, i temibili sibilli, strumento di tortura usato per accertarsi della veridicità della testimonianza: “Questo è l’anello che tu mi dai et queste le promesse”.

Artemisia non fu la sola donna che “all’aco e al fuso preferì il toccalapis e il pennello”, per citare le parole usate da Giovan Battista Passeri nella biografia di un’altra artista coetanea di Artemisia e attiva a Roma, Caterina Ginnasi. Oltre quest’ultima vanno infatti ricordate altre artiste del XVII secolo, come Orsola Maddalena Caccia, Ginevra Cantofoli, Giovanna Garzoni, Elisabetta Sirani e Plautilla Bracci, quest’ultima caso straordinario di “architettrice” (così nelle fonti d’epoca) che progettò tra le altre cose la villa del Vascello. Ma, mentre non di tutte si può dire che seppero evadere dai generi più “femminili” della miniatura o della natura morta, Artemisia Gentileschi, prima donna ad entrare nell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, compete e dialoga da pari a pari con i pittori del suo tempo, a partire dal padre stesso….

Da Micromega   Recensione alla mostra che si è tenuta a Palazzo Braschi a Roma (2016-2017) Sono state esposte circa trenta opere di Artemisia Gentileschi con gli artisti del suo tempo, illustrando la qualità di questa artista al di là delle letture psicologiche e romanzate, e i rapporti di reciproco scambio e influenza con la pittura del XVII secolo a Roma, Napoli, Firenze, Genova e Venezia.