Quali sono i criteri che la pubblica amministrazione adotta per stabilire che una associazione si merita uno spazio pubblico (a pagamento) oppure no? La domanda sorge spontanea in questi giorni, dopo la minaccia di chiusura della storica Casa Internazionale delle donne di Roma, che forse grazie alla mobilitazione non solo italiana potrà continuare a esistere. Ora, però, si apre un altro fronte: dal Lazio si passa al nord operoso, e andiamo a Sesto San Giovanni.
Nilde Vinci presidente dell’asociazione “Lucrezia Marinelli”, una “archivioteca di film a regia femminile” tra le più importanti e fornite d’Italia, «Paghiamo un canone calmierato di 100 euro al mese. Il Comune vuole valorizzare un immobile di pregio affittandolo a prezzi di mercato e non alla nostra portata, io questo lo capisco. Quello che però fa male è che non ci hanno fatto nessuna controproposta. Ci hanno sfrattato e basta. Il 3 ce ne dobbiamo andare esistiamo da un trentennio e la nostra presenza a Sesto è un valore».
Il sodalizio, intitolato alla celebre scrittrice veneziana vissuta tra Cinque e Seicento, «ha otto socie, non fa politica, non ha mai avuto sovvenzioni pubbliche, si mantiene grazie alle donazioni e al nostro lavoro: organizziamo da 26 anni il festival cinematografico “L’occhio delle donne”; facciamo proiezioni a “Mondo Donna” di Quarto Cagnino, collaboriamo con la storica Libreria delle Donne…».
 

Qui, nel 1989, nasce per volontà di un gruppo di donne appassionate ed esperte di cinema l’associazione Lucrezia Marinelli

Forse non é notissimo che questa trentennale associazione ha promosso, nei decenni, la cinematografia a regia femminile, che ha curato la direzione artistica di due festival e che, tra l’altro, detiene il più completo archivio di cinematografia femminile mondiale gestito da tre donne italiane.

In altri paesi europei (per esempio in Olanda, dove c’é una cattedra universitaria di cinema femminista, tanto per dire) una risorsa culturale del genere sarebbe portata in palma di mano come fiore all’occhiello, ma non in Italia.

Qualche giorno fa le responsabili dell’associazione hanno ricevuto lo sfratto esecutivo, secondo il quale entro il 3 dicembre 2017 la sede deve essere liberata. 
Non é secondario che a Sesto San Giovanni, per la prima volta nella storia della Repubblica, si sia insediata in città una giunta di destra. Una delle prime iniziative che ha annunciato il neo sindaco è stata la volontà di ‘sgravare’ il Comune dalle associazioni con sede in spazi comunali ad affitti agevolato ritenuti ‘inutili’. Inutile un’associazione di livello nazionale e internazionale alla quale chiedono consulenza scuole, esponenti del mondo dello spettacolo, persone dell’ambiente universitario e intellettuale? Inutile dare valore e visibilità ai film a regia femminile perchè lo sguardo sessuato delle registe è indispensabile per una completa rappresentazione del mondo? Inutile la possibilità per chiunque di poter consultare una ricca documentazione relativa ai film dell’archivio?

Come si auspica per la Casa internazionale delle donne di Roma la speranza e l’augurio é che anche a Sesto San Giovanni l’amministrazione comunale ripensi alla sua decisione: il danno della cancellazione dei luoghi del sapere delle donne é immenso e tocca chiunque, a prescindere dal posizionamento politico.