Autoconvocate in poche ore, come amano dirsi le donne che partecipano alla vita della Casa Internazionale delle donne a Roma. Un passa parola, qualche invio in posta elettronica e molte telefonate. Eccole lì, in via della Lungara 19, un centinaio.Rappresentanti di circa 50 associazioni, qualcuna a titolo personale, avvisata dall’amica. Avvocatesse, giornaliste, giuriste, universitarie, studentesse, casalinghe, donne impegnate anche con ruoli amministrativi in città.
_ E’ così che le donne femministe, lesbiche e non solo, hanno risposto oggi al fatto senza precedenti dell’irruzione di sette carabinieri armati, in sala parto, due giorni fa, al Policlinico Federico II di Napoli.
_ Occhi lucidi, voce ferma, rabbia, nel ripetere la cronaca descritta dai giornali, l’orrore di quella violenza psicologica e fisica ad una donna inerme. “La legalità è stata violata, non da un marito, né da un passante, né da un uomo qualunque, ma dallo Stato”.

{{Le istituzioni contro le donne “per sospetto di reato”}}. Medici travolti, a loro volta, da quella frenesia di trovare un colpevole. “Una dichiarazione di guerra” scrivono le donne al termine dell’assemblea, cominciata da tempo.
_ La moratoria sull’aborto proclamata da Giuliano Ferrara, le dichiarazioni quotidiane contro l’autodeterminazione delle donne, la rilettura esegetica di quella legge 194, come se fosse una legge da riscrivere nell’interpretazione più che nel testo, dichiarato da molti “intangibile”.

{{I temi}} che sgorgano dall’ordinato e appassionato dibattito della Casa Internazionale sono molti: Perché questa violenza? Le leggi cancellate, l’assenza della politica. “Ci costituiremo parte civile”, affermano le avvocate.
_ {{Perché i partiti ammiccano tra di loro, ma non scrivono nero su bianco? Dov’ è la politica?}}
_ Chi non scriverà forte e chiaro nei programmi di partito cosa pensa sui diritti civili e la libertà delle donne, sarà {{boicottato alle elezioni}}.

Non ci interessano i singoli impegni, la parate di comodo, “dev’esserci nel programma”, confermano molte voci, anche se ad alcune i partiti non interessano più già da tempo.
_ L’{{obiezione di coscienza dei medici e degli infermieri è altissima}}: chiediamo di decurtare lo stipendi a coloro che così facendo di fatto lavorano di meno e rischiano di far interrompere un servizio di utilità pubblica, per la salute dei cittadini.
_ L’{{elenco degli obiettori dev’essere reso pubblico}}, esposto. Il cittadino deve sapere chi sono. Chi non ha soldi e non può permettersi la clinica privata? Quanti di questi obiettori, praticano gli aborti nel privato? Bella domanda reagisce l’assemblea.

“Oggi sono qui con grande entusiasmo, ma anche con grande dolore”, racconta Maira, dopo tanti anni passati a praticare la legalità, non avrei mai pensato di arrivare a questo: di essere ancora qui, a ricominciare tutto daccapo”. Qualcosa non torna.

{{Le istituzioni, dove sono?}} In molte anelano a rivolgersi al Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica. E’ l’unico che ci tutela, dicono in molte.

Poi, una testimonianza struggente, troppo perché l’assemblea politica delle donne possa tollerarla. Parla un’ operatrice della riabilitazione dei bambini prematuri, lavora a Roma ed è madre. La domanda è importante: “quale progresso ci offre la medicina, quando sia accanisce per rianimare i feti prematuri?” Così inizia il racconto dell’accanimento terapeutico quotidiano contro quei “cuccioli di uomo”.
_ Ciechi, senza alcune funzioni motorie, senza capacità cognitive. Forse non invecchieranno mai, ma quando diventeranno più grandi, quando cresceranno tra mille sofferenze fisiche, chi li aiuterà? La fermano, è davvero troppo.
_ In molte trattengono le lacrime. Anche qui, in fondo piangere appare una debolezza che non ci si può concedere.
_ “La guerra è guerra. Dobbiamo guerreggiare”.

Domani in ogni città italiana ci sarà un corteo, di protesta e di solidarietà con la donna di Napoli. I partiti ascoltino bene, le Istituzioni si interroghino, le donne non chiameranno due volte.