Monica Ricci Sargentini e Simona Ravizza, dalle pagine del Corriere della Sera del 7 e dell’8 settembre, sollevano con coraggio una questione molto sentita dalle coppie infertili italiane: quella di come limitare, almeno un pochino, i danni che la Legge 40/2004 in materia di Procreazione Medicalmente Assistita arreca alla salute psicofisica di chi soffre di infertilità.Uno di questi danni, dimostrato nero su bianco dai dati diffusi dal Ministro Livia Turco (dati vergognosamente ignorati), è l’{{aumento delle gravidanze plurime}} (bigemine e trigemine), dal 22% al 24% e l’{{aumento degli esiti negativi delle gravidanze}} (aborti spontanei, morti intrauterine), dal 23% al 26%, fattori dovuti al trasferimento obbligatorio in utero di 3 embrioni nelle donne più giovani e al trasferimento, in generale di embrioni non selezionati.

Medici e pazienti, soprattutto pazienti di livello socio-culturale superiore, si sono accorti di un possibile “corridoio” esistente tra le pieghe della legge 40: {{l’impossibilità, da parte del medico, di ricorrere ad un trattamento sanitario obbligatorio}} trasferendo, contro il suo volere, nell’utero della paziente, 3 embrioni.
_ Sono quindi iniziate le pratiche di {{diffida da parte di alcuni pazienti selezionati}}, pazienti ad altissimo rischio di gravidanza trigemina (3 gemelli sono uno spettacolo, certo, quando arrivano a nascere vivi e sani, fatto non scontato): come raccontato al Corriere dalla nostra socia Daria, la paziente scrive di suo pugno un testo in cui diffida il medico dal trasferirle tutti e 3 i suoi vitalissimi embrioni e il medico, non potendo chiamare la forza pubblica per legare la signora al lettino, ne trasferisce 2 e ne congela 1.

La posizione della nostra Associazione di pazienti infertili su tale questione punto è riassunta in questi punti:
– Appoggiamo senza riserve i medici che si sono esposti raccontando alle giornaliste questa pratica e tutti quelli che, in scienza e coscienza, nell’interesse del paziente, “permettono” agli infertili di usufruire di questo escamotage spesso salvavita (la vita di alcuni bambini). Anzi, li incoraggiamo a continuare e ad essere sempre più numerosi.
– Incoraggiamo, e lo faremo attraverso tutti i canali a nostra disposizione, sempre più pazienti a {{prendere coscienza di questa possibilità e ad usarla}}.
– Ci auguriamo che il portare alla ribalta questa evidente incongruenza della Legge 40, stimoli un risveglio di una seria discussione sulla stessa, anche se, ahimè, non posso che trovarmi d’accordo col pessimismo che Stefania Prestigiacomo esprime sempre sulle pagine del Corriere, considerando difficile una presa di posizione di chicchessia nel Parlamento su questo punto, patata bollentissima per tutti. Ma noi pazienti non ci diamo per vinti.

Ricordiamo infine che, sempre ahimè, questo è uno dei punti debolissimi di questa legge, ma non è certo l’unico: se {{le donne sotto i 35 anni rischiano la gravidanza trigemina con il trasferimento coatto di 3 embrioni}}, le {{over 35 rischiano la non-gravidanza}} (con conseguenti numerosi cicli di interventi chirurgici e pesanti somministrazioni di ormoni, oltre a depressioni e problemi di coppia), a causa dell’obbligo di non fecondare più di 3 ovociti (nella donna un po’ “vecchietta” in questo modo il bambino con ogni probabilità non arriva); e anche qui i dati del Ministro della Sanità ci confortano, 1041 bambini in meno e trasferimenti con embrione unico, ad alto rischio di non-gravidanza passati dal 13% al 18%. _ E la non-gravidanza, per una coppia che vuole dei figli, è di certo il rischio più
temuto.

Ma qui, purtroppo, una semplice diffida non basta, qui dipendiamo dalla bontà e dalla pietas di chi ci governa, che la smettano di usarci come merce di scambio politico.