Contraccezione riparliamone:dal self-help al condom femminile (nota personale:dai Collettivi ad Internet).
Per rispondere a questo invito di Archivia ed Aidos ci siamo incontrate il 17 novembre presso la Casa internazionale delle donne di Roma. Dopo una essenziale ma esauriente introduzione storica di {{Livia Geloso}}, consigliera di Archivia e coordinatrice della giornata, sulle origini del self-hel e sulla conseguente riappropriazione del proprio corpo auspicata dal femminismo anni ‘70, i lavori sono proseguiti su argomenti diversi legati alla contraccezione, a partire dalla Campagna Paper Dolls sul preservativo femminile, presentata da {{Daniela Colombo}}, presidente dell’Aidos.

{{Temi affrontati:}}
-attuale situazione della contraccezione, a livello nazionale e internazionale, sia in rapporto a culture diverse circa sessualità, libertà e consapevolezza di sé, sia, all’interno di queste, in rapporto a generazioni diverse di donne.
-la contraccezione nei Consultori pubblici di oggi, illustrata dalla ginecologa socia di Archivia Cristina Damiani e anche da una esperienza del Centro Donne Dalia con le donne immigrate del Consultorio di piazza dei Condottieri di Roma.
-la contraccezione, le giovani e Internet.

L’elenco è breve ma risulta chiaro che ciascun argomento avrebbe richiesto una sua giornata di lavori. Bisognerebbe riprenderli soprattutto per rispondere alle richieste operative che ciascuno ha sollecitato.

{{Parlare oggi di corpo e percezione di sé,}} temi radicali del femminismo anni’70, presuppone un consapevole posizionamento socio /culturale /politico complesso, da cui emergerebbe con chiarezza la relazione corpo/biotecnologie non sufficientemente scandagliata dal femminismo del ‘900 che, piuttosto che approfondire il tema, si è frantumato in posizioni bioetiche che spaziano dal corpo/natura tout court al Manifesto Cyborg di {{Donna Harawy}}.

La difficoltà del tema {{sessualità/contraccezione }} nella globalizzazione è stato poi affrontato da{{ Daniela Colombo }} con l’ostetrica collaboratrice dell’Aidos {{Ornella Fantini}}. Hanno infatti illustrato come l’esperienza dei Consultori italiani, riportata a livello internazionale, ha funzionato bene quando si è evoluta a contatto delle diverse culture e quando, con relazioni adeguate e professionalmente qualificate, sono state formate operatrici locali. Hanno descritto anche una figura poco nota e contrastata in Italia ma diffusa,formata e spesso pagata all’estero :{{ la Doula.}} Questa donna, né medico né terapeuta, semplicemente esperta, si occupa dell’accompagnamento della donna nel parto durante il travaglio e nel post parto, le sta accanto sia che essa voglia partorire nella sua casa, sia che si rechi in ospedale o in una casa maternità, si trattiene con lei fino ad alcune ore dopo la nascita, condivide le sue emozioni, media tra i desideri delle partorienti e le esigenze dei professionisti del settore.

Come affrontare in Italia le esigenze, simili a quelle soddisfatte dalla Doula, non strettamente medico/sanitarie, di tutte le donne, in particolare delle immigrate, in rapporto alla chiusura e alla svalutazione dei consultori, alla scomparsa delle mediatrici culturali al loro interno? Argomento quest’ultimo approfondito dalla relazione di {{Maria Grazia Cascio }} del gruppo Dalia che ha centrato il problema: non si riesce a parlare di contraccezione e sessualità con le immigrate se non si stabilisce una relazione adeguata, resa quasi sempre impossibile per il fatto che non sanno l’italiano, che il loro relatore è spesso il marito che si presenta dicendo”ci penso io”……il suo gruppo quindi si impegna nelle lezioni di italiano, dopo aver superato la difficoltà di formare solo gruppi di donne in un Consultorio pubblico che prevede gruppi misti. Durante le lezioni a poco a poco le donne parlano di sé, del loro corpo, dei problemi…..

Coinvolgenti sono stati infine gli interventi delle giovani relatrici su contraccezione /internet. Da notare che l’incontro tra la relatrice di Archivia ”Memoria e cuore della Casa Internazionale delle Donne Archivia raccoglie le produzioni della teoria e della pratica del movimento femminista dalla fine degli anni ’60……..” e le relatrici di Altereva ”Siamo un collettivo interfacoltà e rivendichiamo l’importanza delle tematiche di genere nella società e lottiamo per riappropriarci dei nostri spazi. Riteniamo fondamentale che le nostre rivendicazioni non rimangano confinate in poche isole felici, ma che invadano e pervadano l’intera società.” è avvenuto su un terreno carico di suggestioni per il femminismo italiano: {{ Paestum.}}

{{Pina Caporaso}} infatti, giovane ricercatrice, socia di Archivia da quando si è laureata con una tesi preparata sui documenti in possesso di Archivia sui Consultori e in particolare sul Consultorio autogestito di S Lorenzo, è andata a Paestum, ha incontrato le giovani donne del gruppo torinese Altereva, le ha invitate a Roma. Mentre Pina, nell’incontro che ha contribuito ad organizzare, ha illustrato {{come le donne usano la rete anche per informazioni sulla contraccezione}}, come la usano le case farmaceutiche che sfruttano la rapidità, il piacere della libera navigazione anche per veicolare messaggi subliminali con conseguente profitto..(vedi Tutto su: sesso / bugie / bufala / gravidanza / educazione sessuale / sigo / coca-cola ),{{Anna e Giulia del gruppo Altereva}} ci hanno presentano l’opuscolo {{” La contro guida al sesso. Sex choices”}} che hanno portato in molte scuole superiori torinesi. Apprezzato dai ragazze/i, diffuso da queste/i stesse/i con adesivi affissi ovunque, vale la pena di rintracciarlo in rete.

Il linguaggio immediato, schietto, la proposta di argomenti senza apparenti preamboli storico/ etici che richiamano il femminismo ”bigotto” delle” rompiballe” femministe, le/i costringe a schierarsi immediatamente, {{nella relazione femmine /maschi in classe.}} Tirano fuori dubbi, ignoranza: non conoscono i loro corpi, non frequentano i consultori, non è tabù l’omosessualità ma spesso è moda, i maschi parlano di masturbazione, le ragazze no……Ci hanno detto ancora molto del loro lavoro nelle scuole Anna e Giulia ma è importante soprattutto sottolineare che queste giovani donne, a partire dal loro contesto socio culturale, sono riuscite a parlare e far parlare nelle scuole di corpo sessualità ribadendo che {{internet}} rischia di essere individualizzante solo se i suoi contenuti non vengono ripresi nel confronto, nella relazione.

Non hanno fatto una lezione di storia del femminismo, che le/gli studenti spesso non accettano, ma hanno fatto germogliare su terreno appena arato i suoi semi.