Una delle più grandi crisi umanitarie, politiche ed economiche è quella che ha toccato la Siria in questi ultimi anni. Seppure i media continuino a trattare l’argomento, molto spesso le informazioni proposte non sono complete o corrette.

Per fare chiarezza e dare voce a esperti sulla situazione siriana, l’Istituto De Gasperi di Bologna organizza un incontro aperto al pubblico nel quale prenderanno parola Lorenzo Nannetti (Caffé Geopolitico), Mario Chiaro (Rivista Testimoni), Carlo Monti e Giovanni Bacci (Università di Bologna) che presenteranno qual’era la situazione in Siria prima della catastrofe.

L’incontro si svolgerà mercoledì 30 maggio alle ore 20,45 presso la Chiesa della SS. Annunziata in via San Mamolo, 2.

Per informazioni
istituto@istitutodegasperibologna.it

Articolo di Mario Chiaro uscito su L’Avvenire scritto per l’incontro

“Siria. Chi combatte contro chi” è il tema di un incontro che mercoledì alle 20,45 l’Istituto De Gasperi propone insieme alla comunità parrocchiale ospitante della Santissima Annunziata (Via S. Mamolo 2, Bologna, tel.580357), e che approfondirà il tema del disastro umanitario che si sta sviluppando da sette anni in Siria, sintesi dei molti conflitti mediorientali e banco di prova di nuovi assetti nel mondo su base etno-nazionalista. Il peccato più grande è non saperne nulla. Per uscire dalle insidie delle varie interpretazioni dei fatti ci aiuteranno Carlo Monti e Giovanni Bacci (Unibo) con report di un viaggio in Siria prima della catastrofe, Lorenzo Nannetti (dell’associazione culturale Caffè Geopolitico), Mario Chiaro (della redazione rivista”Testimoni”).

Il nome Siria (dal greco “splendente o “ardente”)   negli ultimi sette anni è diventato sinonimo di oscurità e di guerre. Regime del presidente Assad, Russia, Iran, milizie sciite ed Hezbollah, Turchia, i cosiddetti “ribelli” (ad Assad) , Curdi, Stati Uniti d’America (con Francia e Regno Unito), Israele, Isis: ecco lo scenario di tanti conflitti di tutti contro tutti, con alleanze variabili a seconda delle opportunità. Come ha sottolineato il presidente dell’Istituto De Gasperi, Domenico Cella, “desideriamo capirci qualcosa e possibilmente cogliere un filo rosso che sbrogli la matassa di quello che qualcuno definisce già come ‘piccolo olocausto’, fatto di grandi ferite evidenti (morti, feriti, economia al collasso) e di danni causati più che dai combattimenti diretti, da povertà, traumi psicologici, sconvolgimento sociale”.

Ormai, nell’indice mondiale dei paesi meno pacifici al mondo, la Siria è al primo posto per la quinta volta consecutiva, seguita da Afghanistan, Iraq, Sud Sudan e Yemen. In tanta asprezza e mancanza di rispetto per i basilari diritti umani, campeggia l’invito di Papa Francesco a una politica dell’incontro e dell’apertura al dialogo tra tutte le civiltà e le fedi, nella garanzia dei diritti fondamentali per tutti. Il Pontefice non ha perso occasione per denunciare questa barbarie affermando che “non si combatte il male con il male” e che “non c’è una guerra buona e una cattiva”.

Con queste parole si fa riferimento da una parte a coloro che hanno sostenuto nel cosiddetto mondo civile il leader siriano Assad, dall’altra parte ai suoi rivali arabi che hanno sostenuto i gruppi jihadisti impossessatisi della rivoluzione. Lucidamente, rivolgendosi ai giornalisti di “Civiltà Cattolica”, ancora il Papa ha anche affermato: “Ecco, con i vostri articoli anche voi siete chiamati a comporre ‘un mappamondo’: mostrate le scoperte recenti, date un nome ai luoghi, fate conoscere qual è il significato della ‘civiltà cattolica’, ma pure fate conoscere ai cattolici che Dio è al lavoro anche fuori dai confini della Chiesa, in ogni vera civiltà, col soffio dello Spirito”. Quest’attenzione al lavoro dello Spirito “anche fuori dai confini della Chiesa cattolica” è stato chiaramente espresso dal Segretario di Stato vaticano, cardinal Pietro Parolin nell’ambito del Concistoro ordinario pubblico sul Medio Oriente del 2014.