Barbara Pinelli, Migranti e rifugiate. Antropologia, genere e politica, Edizioni Libreria Cortina, Milano, 2019.

I PREMIO SEZIONE SAGGISTICA XXI Premio di scrittura femminile “Il Paese delle Donne” & “Donne e Poesia”

Il convegno Women in the Migratory Process (1974, Città del Messico) e il successivo Women and Migration, di Anthony Leeds in “Anthropological Quarterly” pose questioni cruciali: presenza delle donne nelle mirgrazioni; loro percorsi e metodi di studio; prospettiva teorica; aspetti del transnazionalismo, specie “l’importanza di considerare le migrazioni come una circolazione di persone, capitali e oggetti mostrando le relazioni fra le diverse società di appartenenza di donne e uomini immigrat*, ovvero contesti di partenza e di arrivo, e come processi strettamente legati alle dinamiche strutturali del capitalismo globale e alle sue disuguaglianze.” In questo libro magistralmente pensato, composto e articolato in rivoli travolgenti del sapere e della testimonianza, con capitoli e bibliografia impressionanti per ampiezza tematica, sguardo analitico e offerta di dati, si svolge la saga, sempre rinnovata e spesso sanguinosa, se non mortale, della mobilità umana e delle umane determinazioni di razza, etnia, nazione. È denunciata l’assenza delle donne nelle ricerche sulle migrazioni e l’assenza delle immigrate negli studi femministi. È ripercorso il transnazionalismo. Si analizzano “l’intersezionalità e gli immaginari incorporati sulle donne”; si evidenziano gli studi in diversi campi (destoricizzazione e vittimizzazione), “sulla temporalità e intersezionalità delle violenze (di genere), protezioni, vulnerabilità e insicurezze.”

Ma la pelle della terra non ha cuciture. / Il mare non può essere chiuso in un recinto, / el mar non si ferma ai confini. / Per mostrare all’uomo bianco cosa pensava della sua arroganza / Yemaya ha rovesciato con un soffio la rete metallica. (Gloria Anzaldùa, La patria, Azlàn El Otro México 1987) L’intersecazione delle prospettive di genere e dell’antropologia femminista con le indagini sulle rifugiate e migranti (dagli anni Settanta) s’accompagna all’esplorazione “di studi etnografici sulle migrazioni delle donne alla luce dei passaggi storici delle teorie di genere e femministe”.

Barbara Pinelli, antropologa, vola alta sui silenzi, ambiguità, pregiudizi, sospetti, interessi di ogni tipo, convenienze/sconvenienze per proporre linguaggi e angolature diverse e dimostrare “il potenziale scientifico e politico delle prospettive di genere e femministe di fronte all’analisi dei processi sociali e del potere, e per mettere in luce quanto la mobilità umana sia centrale per discutere delle strutture di dominio e di prevaricazione, di subordinazione e lesione dei diritti, di resistenze e di lotte.” (retrocopertina) L’Introduzione anticipa l’analisi sulle genealogie nei due ambiti specifici del genere e della migrazione e loro intersecazione con le resistenze e le rivendicazioni all’approccio di genere; la valorizzazione del “potenziale scientifico e politico degli studi che hanno accompagnato la migrazione delle donne e richiedenti asilo.

”Nel lessico di chi quotidianamente si occupa di mobilità umana, volontaria e forzata, in una prospettiva di genere, l’espressione femminilizzazione delle migrazioni è “insufficiente a sostenere un’analisi di genere delle migrazioni, tantomeno invita a recuperare riflessioni degli anni ’70 del Novecento.” Utilizzarla, significa ritenere “la mobilità maschile la norma o il dato universale e particolari e specifici movimenti delle donne o di altri generi, incapaci di avere una funzione di specchio (Palidda, 2008) o mostrare la mobilità come fatto sociale totale (Sayad, 1999)”.

“Chiamare le cose con il proprio nome, è un gesto rivoluzionario” disse Rosa Luxemburg. L’Autrice lo fa. Insegna all’Università di Milano-Bicocca nominando: antropologia delle donne, prospettive critiche, testimonianze, mancata riparazione del dolore nei contesti riceventi, carenze e proposte legislative, politiche di Stato, metodi ed effetti socio-politici collegati “agli immaginari di razza, genere e cultura”.