Negli ultimi anni, l’ inclinazione per i
titoli di stato, appariva un vezzo da contadina con le scarpe numero 40
e il cervello da burina, come se avessi proposto galline ruspanti e
zucchine storte. Che fine avrebbe fatto con una tata-operatrice
controtendenza, l’Asset Allocation? Già. Oggi c’è, chi non consente attacchi alle “sue” banche e promette che
non perderemo neanche un euro. E’ l’inizio di un tumultuoso ottobre
finanziario e il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, rassicura i depositari di conto corrente delle banche iscritte al Fondo interbancario di garanzia, spiegando che, in caso di fallimento, saranno coperti fino a 103mila euro per conto, aggiungendo però e pure, che: “I pronti contro termine non sono garantiti, mentre i titoli di stato, preferibilmente a scadenza non troppo lunga, costituiscono ancora un investimento relativamente sicuro” e che sono “A rischio anche i risparmi di chi ha investito in obbligazioni bancarie, soprattutto quelle rilasciate dalle grandi banche d’affari, ora nell’occhio del ciclone”.

Poi affondando il coltello nella piaga,
paventa: “Nel malaugurato caso che fallisca una banca come Unicredit,
che ha 10-12 milioni di correntisti, ci si chiede che capienza possa
avere il Fondo interbancario di garanzia”. Tutti quelli che leggono,
potrebbero in parte impensierirsi ma ce ne sono altri che quasi
sorrideranno, avendo non risparmi ma debiti, come lo Stato e le sue
amministrazioni.

Da anni chiedo invano, laddove mi sia possibile fare la domanda e
magari ai diretti interessati, perchè la maggior parte della stampa
nazionale e locale, non pubblica le quotazioni dei Titoli di Stato, i
cui regolamenti, tagli e incrementi all’asta, vengono fatti dal Tesoro,
quelli che garantiscono nel tempo il Debito Pubblico, dove i
cittadini-risparmiatori, diventano creditori dello stato debitore,
pagando l’intermediazione bancaria, s’intende e le tasse.
_ La domanda
non ha mai avuto risposta, tantomeno chiara e precisa, alla faccia
della trasparenza e dell’informazione.

Dal 1973 al 2003, impiegata in
Borsa, ebbi modo di impiegare il tempo al patrimonio-tesoro di
Gestione per una grande banca, quella del fu Mattioli.
_ Andarono in
quota dagli anni ‘90, tramite le Banche o Sim, i fondi comuni
d’investimento, quelli che consentivano di fare i “giardinetti”, di
avere un “paniere” di primizie internazionali, oppure di dormire sonni
tranquilli e assai poco remunerati con i Monetari o gli Obbligazionari.
_ Concludevano che ce n’era per tutti i gusti, che in base all’età e alle
aspettative, si faceva diversificazione con le quote, da muovere ogni
tanto, da cambiare come un’abito: ad hoc.
_ Quando furono spalmati a
tappeto e con tutte le arti, questi giardinetti comuni, non si poteva
tornare indietro, al neolitico dei Bot e dei Btp, non si poteva neanche
guardarli sui giornali, tanto erano vecchi brutti e sporchi e i
bancari, addetti alla consulenza finanziaria, divennero promotori senza
esserlo, dispensando affettuosi o perentori consigli, in assoluta
buonafede: ci credevano e compravano anche loro, spazzatura.

Non bastò
il fallimento del Fondo Pensione Comit, la dismissione degli immobili
di prestigio a 4 soldi, gli esodi forzati e volontari, continuarono a
dispensare con cura, gli orto-giardinetti del tutto virtuali, senza
odori e sapori, se non quello dell’appagamento dell’occhio, grazie a un
bel Prospetto Informativo di etti di pagine, a caratteri minuti ma
firmati, con Torta su misura.
_ Negli ultimi anni, l’ inclinazione per i
titoli di stato, appariva un vezzo da contadina con le scarpe numero 40
e il cervello da burina, come se avessi proposto galline ruspanti e
zucchine storte. Che fine avrebbe fatto con una tata-operatrice
controtendenza, l’Asset Allocation? Già. Era stata coniata questa
parola magica che diversificava i profili psicologici della clientela
in: Conservativo- Prudente-Equilibrato-Dinamico-Aggressivo.

Nessuno più cercava sul Sole 24 ore il listino e le quotazioni dei
Buoni del Tesoro poliennali: quel foglio rosa, era moda sotto il
braccio o in borsetta, da anni 80.
_ C’erano invece i Fondi, poi anche
Pensione, volontari e involontari se rimanevi zitto, chiusi o aperti,
deducibili, non alla comprensione e le Polizze Vita, per cui
l’Operatore finanziario, non più Borsinista o Promotore, diventò anche
assicuratore e psicologo, tant’è che intuendo propensioni, aspettative,
caratteristiche psicosomatiche, brandendo l’impignorabilità,
l’insequestrabilità, l’assoluto silenzio, quelle cartelline,
garantivano tutti i casi della vita e della morte, arricchendosi
anch’esse della formula inglese: Unit Linked!

Mi sono tornati spesso
alla mente, quei contratti di borsa, scritti a mano, che chiedevano in
certi momenti prestabiliti dell’anno, anche solo con 10.000 lire, di
concorrere all’estrazione di premi distribuiti dai titoli di stato, e
poi la Rendita, il Redimibile, la Ricostruzione, i Buoni Alfa Sud che
ti facevano vincere anche una auto della stessa Casa e nome, o certi
che non ricordo come si chiamavano, per passare una vacanza in
Sardegna, e il film di Antonioni, l’Eclisse, il lungometraggio che girò
a Piazza di Pietra nel 1962, dove i fili dei telefoni erano lunghi ed
elastici fino a raggiungere dalle cabine, il Recinto delle Grida.

Erano ancora i tempi del Parco Buoi, degli Agenti di Cambio, di
Sindona, l’Immobiliare Roma, lo Ior. Vennero poi, quelli dei Bot People
e ci fu chi curò il risparmio, come un allevamento di cozze, affondato
nella mota e contiguo ai porti. I titoli erano cartacei. gli acquirenti
risparmiatori, se li tenevano a casa, li chiamavamno cassettisti:
qualcuno riesumò pure le azioni dell’Isotta Fraschini, potè farci
almeno un quadro. Oggi tutti i titoli sono dematerializzati e si pagano
contanti, senza rinvii a fine mese borsistico.

Eh … “L’ Asset”…”Assettiamoci” che è meglio e non facciamo domande,
diamocela da soli la risposta e in silenzio, altrimenti da buoi
diventiamo pure cani che abbaiano alla luna e se dicono ma non lo
dicono, di avere Carta Bianca, ricordiamoci di Totò: ” E pulitevici il
culo!”. Era il film “i Due Colonnelli”, 1962, stessa data dell’Eclisse,
a cui seguì l’Avventura e la Notte.