Risposta a “Briga e l’intollerabile cultura della donna oggetto”

Gent.ma Giulia Carmen Fasolo,

prima di tutto mi presento.
Mi chiamo Valentina Copani, 25 anni, dottoressa in Scienze della Comunicazione, ferrata in giornalismo, sociologia e psicologia.
Si chiederà il perché di questa premessa. Le spiego subito: esularmi da quelle che Lei nel suo articolo, di cui in oggetto, ha definito “teenagers” che mitizzano gente a caso solo perché ha un bel paio d’occhi o si è messa in bella mostra in chissà quale programma televisivo (parafraso non troppo liberamente).
Non ho indagato sui Suoi precedenti articoli, quindi per quanto ne so il Suo mestiere potrebbe benissimo essere quello di lanciare qualche sassolino qui e là su chiunque, che ben venga, il mondo ne ha bisogno, ma il mondo necessita anche di gente che ponderi un attimo in più prima di compiere azioni, scrivere pensieri e, soprattutto nell’era digitale, metterli in circolo.
Quando Lei viene a dirmi che Briga fa della donna un oggetto, sta palesemente ammettendo di non aver mai sentito nemmeno nominare il ragazzo in questione. E’ un ragionamento logico e supportato da fatti evidenti, perché se Lei si fosse fermata un solo istante, avesse preso il suo PC, digitato www.youtube.it e cercato “Briga”, oltre alla hit estiva (“comprendi il concetto diretto” cit.) Baciami, Lei avrebbe trovato poesie come “Sei di mattina”, armonie quali “Nessuna è più bella di te” (Le consiglio la versione live inclusa in Never again Platinvm Edition, da ascoltare rigorosamente a occhi chiusi) ed “Esistendo”, dichiarazioni d’amore come “L’amore è qua”, “Anche tu” e via che se continuassi, si farebbe domani.
Ora, non sto qui a spiegarLe quale sia il concetto di donna per un uomo (ennesima parentesi, Mattia Bellegrandi ha 27 anni, nutro seri dubbi che questo suo invecchiamento precoce possa fargli piacere) che ha viaggiato in lungo e in largo ed è quindi stato in contatto con differenti culture che lo hanno arricchito e gli hanno concesso il privilegio di una mente aperta, cosa che, ahimè, non è per tutti. Credo che le Sue competenze analitiche, dopo un accurato ascolto di quanto consigliato in precedenza, Le permetteranno di giungere Lei stessa alle giuste conclusioni.
Ritornando al discorso “Baciami”, Lei mi insegna che l’estate è da sempre il periodo del divertimento, delle – appunto- relazioni estive, e dei tormentoni. Briga non è stato il primo e sicuramente non sarà l’ultimo a inserire riferimenti sessuali in una canzone estiva. Dovrei mettermi a citare la maggior parte dei rapper italiani e stranieri, non lo faccio perché credo di essere stata già abbastanza tediosa, ma vorrei ricordarLe che nella cultura hip hop, tutto ciò è pane quotidiano.
Attenzione, lungi da me giustificare atti di violenza nei confronti di chiunque, ma un ragazzo che ci prova, d’estate, al mare, con una che ha un bel sedere, non so Lei, ma io vedo scene del genere ogni volta che mi azzardo ad andare in vacanza.
Detto ciò, sperando di averLe fatto capire che prima di gettarsi in erculee imprese di sberleffo nei confronti di chi non si conosce, è meglio documentarsi, scavare e comprendere a fondo chi si ha davanti, Le auguro un’ottima giornata.
Cordialissimi saluti,
Valentina Copani.
P.S. La tizia della canzone gli spacca pure il naso. A me non sembra così scema come l’ha dipinta.
Giulia Carmen fasolo così ha risposto.Gentile dott.ssa Copani,

innanzitutto la ringrazio, con sincerità, per la sua corrispondenza perché ritengo che un confronto porti sempre – a vario titolo – a riflettere. Altrimenti, ogni posizione e opinione diverrebbero un monologo e non serve a nessuno.

Non stiamo discorrendo su di me, però. Ragion per cui, non credo che specificare quale sia il mio mestiere possa legittimarmi di più o di meno nell’esprimere il mio pensiero. Poiché, per fare questo, sono legittimata dal buon senso (che spero di avere in dotazione) e dalla Costituzione (che appartiene a tutti). Con tale affermazione, sia chiaro, non intendo in alcun modo sottrarre rispetto alla sua formazione accademica e al suo “sentirsi afferrata” in certe materie. Mi creda, senza ipocrisia, lungi da me dal volerlo fare.

Ha parafrasato il discorso sui teenagers in modo non corrispondente alle mie intenzioni, anche se pensavo di averlo espresso in maniera chiara.

Quale che sia il mio mestiere, in ogni caso non è quello di fare sberleffi su Mattia Bellegrandi o chiunque altro, né di “buttare qualche sassolino qui e là su chiunque”. Relativamente, poi, alla mia eventuale capacità di “ponderare un po’ di più prima di compiere azioni, scrivere pensieri e, sopratutto nell’era digitale, metterli in circolo”, mi permetta di silenziare, poiché ribadisco che non stiamo discorrendo di me, ma semmai dell’opinione che ho espresso sulla canzone dal titolo “Baciami”. È il relativo testo, infatti, l’oggetto della mia opinione (a margine: non è un articolo; tanto che è stato collocato nella zona “opinione/recensione”).

Non conosco personalmente Mattia Bellegrandi. E non credo però che ciò debba essere motivo per cassare la possibilità di esprimermi su una sua canzone. Anche perché, se mi soffermo su quanto da lei esposto, Briga dovrebbe avere “una mente aperta” e per tale ragione non averne a male se esiste al mondo chi non la pensa come lui oppure fa un refuso sulla sua età anagrafica (che non può essere preso come pretesto per delegittimare il mio pensiero).

Di lui so ciò che può sapere chi lo ha conosciuto attraverso i mass media. Basta per esprimere un’opinione (sulla canzone, non su di lui in qualità di persona). Per varie ragioni, che non elenco per non annoiarla, ho costantemente contatto con adolescenti. Ed è da loro che ho conosciuto sia la canzone sulla quale ho scritto una riflessione, sia in verità molte altre che – però – non cito perché non oggetto della mia riflessione. La sorprenderò: con le mie “piccole” amiche e con i miei “piccoli” amici abbiamo lavorato in più di un circle time proprio su diversi testi di Briga. L’ultimo circle time è stato proprio sul testo “Baciami”. Uso l’aggettivo “piccoli” anche se parlo di adolescenti perché ho qualche anno in più…

Mi sembra, pertanto, di poter serenamente affermare che la sua opinione sulla mia ignoranza (nel senso di non conoscenza) delle canzoni del rapper sia infondata. La sua affermazione “sta palesemente ammettendo di non aver mai sentito nemmeno nominare il ragazzo in questione. […] perché se lei si fosse fermata un solo istante” non ha aderenza con la mia realtà.

Inoltre, non credo che due anni anagrafici facciano molto la differenza rispetto al concetto che io volevo esprimere, che riguarda una cultura di genere nella quale – mi scuso per l’autoreferenzialità – ritengo di essere afferrata. Non conosco tutte le donne del mondo. Non potrei. Quelle che conosco e quelle che ho ascoltato nel Centro Antiviolenza nel quale ho operato in termini di prevenzione e contrasto a ogni forma di violenza maschile non amano identificarsi in un certo tipo di concezione.

Non mi interessa disquisire sulla personalità di Mattia Bellegrandi, non mi compete né ho sufficienti informazioni per farlo.

Ma posso disquisire, per il ruolo che quotidianamente ricopro nella società (e anche per formazione), sul concetto di donna.

Mi scusi per la presunzione così ostentata.

Mi dispiace, ma io intendo convenire con lei sul concetto di estate solo in parte. Né certe posizioni mi saranno meno fastidiose se lei afferma che nell’hip hop è pane quotidiano un certo sentire. Che vuol dire, mi scusi? Che se, ad esempio, la violenza è pane quotidiano noi possiamo accettarla? Non la penso così.

Se lei “ogni volta che si azzarda ad andare in vacanza” vede ragazzi che guardano il sedere delle ragazze, me ne duole. Magari a lei farà sorridere, ma io sento un sincero dispiacere per lei. E le assicuro, anche se non le importerà saperlo, che non trascorro l’estate in convento. E mi diverto anche molto!

Concludo. La mia opinione non è una erculea impresa di sberleffo nei confronti di chi non conosco. Né un esercizio di stile linguistico. Dispiace che lei mostri così sicurezza e certezza sulla mia capacità di discorrere e ragionare. Resto, ahilei, convinta di ciò che ho scritto e che sia assolutamente ingiustificabile – se non addirittura ancora più violento – stabilire che certe espressioni possono essere concepibili in storie estive, nel rap o nell’hip hop. Ma non intendo insegnare a lei, né a nessun altro, il contrario. Tranne che esprimere un’opinione e lavorare affinché io possa formare le nuove generazioni in modo differente. Né potrebbe mai interessarmi cancellare forme artistiche-musicali che non sono di certo nate l’altro ieri. Ma la storicità di certi settori non prevede l’impossibilità di prendere le distanze da alcuni concetti che possono esprimere, apprezzandone altri. Se “Baciami” non è di gradimento (mio e delle persone che conosco), nulla eventualmente toglie al resto del lavoro di Briga.

Ritengo, adesso, che qualsiasi spazio di risposta sia stato concesso e che i concetti siano chiari a entrambe le parti. Continuando, rischieremmo di trasformare una rivista in un epistolario “a due”. Se, invece, necessita di convenire ancora con me, può scrivermi a giuliacarmenfasolo@gmail.com o contattarmi privatamente sui social. Non è difficile “rintracciarmi”, per quanto io non sia un “personaggio pubblico”.

La saluto cordialmente anch’io.

  1. C. Fasolo