“Berlusconi ancora una volta ha ingannato gli italiani. Raddoppiati gli sbarchi degli immigrati clandestini”. Queste le poche orribili indecenti parole che abbiamo letto nei manifesti sui muri di Roma a firma Partito Democratico.
In tante siamo rimaste attonite e indignate.
Cosa si vuol far intendere?

Quasi fossero la peste del nostro tempo, con il governo Prodi gli sbarchi degli immigrati erano la metà di quelli attuali, mentre con Berlusconi sono raddoppiati: è una gara tra chi contiene il contagio?

Se volessimo esagerare, questo manifesto ci ricorda “la banalità del male” di Hannah Arendt, per la sua assurda allusività.

Poche parole, le nostre, per dire quelle verità che a sinistra tutti sanno, che nel Pd alcuni non ricordano più, che nella destra volutamente non vedono e non sentono.

Gli arrivi via mare e via terra nel nostro paese di {{persone che fuggono alle guerre, alle persecuzioni, o più semplicemente alla fame}}, crescono perché {{sempre più drammatiche sono le conseguenze della crisi mondiale e della cattiva politica}}, e tutto ciò indipendentemente dai tipi di governo.
_ Fuggendo stipati nei camion o nei gommoni, subendo le peggiori traversie, “forse” non hanno avuto la possibilità di seguire le impraticabili procedure della Bossi-Fini per non arrivare con il marchio dell’appellativo “{{ {clandestini} }}”!. Marchio che nel linguaggio del governo e dei media mantengono, anche se molti di loro fanno appello al diritto d’asilo. Ma anche chi arriva con un visto d’ingresso, al suo scadere non riuscirà quasi mai a ottenere il permesso di soggiorno, e quindi ad evitare quel marchio.

Un marchio, sì, perché {{essere clandestini significa essere rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione}}, essere rimpatriati – in base a quegli accordi con paesi come la Libia che in cambio di tanti soldi italiani ricacceranno “i clandestini” nelle carceri del deserto – oppure essere destinati all’economia sommersa e talora all’economia criminale.

{{Sono le politiche governative che rendono clandestini gli immigrati}}, che li criminalizzano relegandoli ai margini dell’economia e della società: un {{razzismo di tipo istituzionale}}, che permea tutte le misure del cosiddetto “pacchetto sicurezza” ma anche alcuni comportamenti delle forze dell’ordine, del personale degli uffici e dei servizi; un razzismo istituzionale che si intreccia e fomenta nuove forme di razzismo popolare, fondate su stereotipi, pregiudizi, disinformazione.

Il risultato è una {{miscela esplosiva, che sta producendo episodi brutali}} ogni giorno.
_ Il risultato è una {{democrazia dimezzata}}, perché ogni forma di violenza e discriminazione è il contrario della democrazia; vogliono imporci una cittadinanza e quindi anche una società chiusa e esclusiva, in cui tutte, native e migranti, stentiamo a riconoscerci.

Siamo donne impegnate ogni giorno a contrastare gli intrecci perversi e pericolosi tra razzismo e sessismo, che tendono a dimostrare che “il mostro è fuori di noi”: noi siamo civili mentre “loro” sono barbari e violenti, mentre sappiamo bene che la violenza contro le donne è un fenomeno di recrudescenza e possessività maschile trasversale che attraversa paesi culture religioni e strati sociali.

Proprio in questi momenti in cui riesplodono forme di “linciaggio popolare” contro quei violentatori che abbiano anche l’aggravante di essere stranieri, {{una politica antirazzista deve essere chiara e ferma}}, non dar luogo ad alcun fraintendimento come quei manifesti lasciano intendere, e che non corrispondono neppure al pensiero e alla storia di molti militanti e dirigenti dello stesso Pd.