Tratta e sfruttamento: Save the Children, nel mondo 10 milioni di bambini, in un solo anno, vittime di lavoro forzato, sfruttati a fini sessuali e nell’economia sommersa. In Italia ad altissimo rischio i minori migranti soli in transito alla frontiera nord: a Ventimiglia, ragazze finiscono vittime di sfruttamento sessuale per pagare i passeurs e varcare il confine

 A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, Save the Children diffonde il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018”. Nel nostro Paese in aumento il numero di vittime nigeriane della prostituzione forzata su strada

 Si stima che quasi 10 milioni di bambini e adolescenti, nel mondo, solo nel 2016 siano stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati principalmente a fini sessuali e lavorativi. Un numero che corrisponde al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni, di cui più di 7 su 10 sono donne e ragazze[1]. Circa 1 milione, secondo le stesse stime, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel 2016, mentre in cinque anni – tra il 2012 e il 2016 – 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti in varie forme di lavoro minorile, di cui oltre la metà in attività particolarmente pericolose per la loro stessa salute[2].

A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, che si celebra il 30 luglio di ogni anno, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – diffonde il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018”, una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia. Un fenomeno che per sua natura risulta difficilmente quantificabile e che resta in gran parte sommerso: nei 28 Paesi dell’Unione europea sono 30.146, di cui oltre 1.000 minori[3], le vittime registrate di tratta e sfruttamento, a fronte di stime che parlano di circa 3,6 milioni di persone in schiavitù in Europa nel 2016[4].

Per quanto riguarda il nostro Paese, tra le evidenze contenute nel rapporto di Save the Children significativa, alla frontiera di Ventimiglia, l’emersione del fenomeno del cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs per attraversare il confine o per reperire cibo o un posto dove dormire.

“Si tratta di ragazze giovanissime e particolarmente a rischio che fanno parte del flusso invisibile dei tanti minori migranti non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana i quali, nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari o conoscenti in altri Paesi europei, privati della possibilità di percorrere vie sicure e legali, sono fortemente esposti a gravissimi rischi di abusi e sfruttamento, in molti casi ritrovandosi a vivere in condizioni di grande degrado e promiscuità. Ề fondamentale garantire loro tutta la protezione di cui hanno bisogno e per questo, in rete con le organizzazioni attive sul campo, stiamo potenziando i nostri interventi nelle aree di confine settentrionale, con un’unità mobile grazie alla quale, a partire dai prossimi giorni, i nostri operatori raggiungeranno i minori più vulnerabili per offrire loro supporto e assistenza e tutelarli dai gravi rischi in cui incorrono”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

In Italia, quello della tratta e dello sfruttamento dei minori resta un fenomeno per lo più sommerso. Nel corso del 2017, secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nell’ambito della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta, le vittime minorenni inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 200 (quasi il doppio rispetto all’anno precedente, 111 vittime), di cui la quasi totalità – 196 – sono ragazze. In circa la metà dei casi (46%) si tratta di vittime di sfruttamento sessuale e in più del 93% delle situazioni si tratta di ragazze nigeriane tra i 16 e i 17 anni.

Una tendenza che trova conferma anche nei rilevamenti delle unità di strada del programma “Vie d’uscita” di Save the Children per il contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori, che tra gennaio 2017 e marzo 2018, in alcuni territori chiave nel fenomeno tratta e sfruttamento come le regioni Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e la città di Roma, sono entrate in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un numero nettamente cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime. In una sola notte, a ottobre 2017, la rete di organizzazioni riunite nella Piattaforma Nazionale Anti-Tratta ha inoltre rilevato 5.005 vittime in strada, tra cui 211 minori, registrando un incremento del 53% rispetto alla precedente rilevazione effettuata a maggio dello stesso anno.

“Ề inaccettabile che nel nostro Paese bambine e adolescenti finiscano nella rete di sfruttatori senza scrupoli, vittime quotidiane, sulle strade delle nostre città, degli abusi perpetrati da coloro che invitiamo tutti a non chiamare più ‘clienti’, in linea con quanto indicato dalla Commissione europea, proprio per non oscurare la portata delle sofferenze subite. Ề quanto mai fondamentale e urgente che le istituzioni si impegnino a fondo per mettere fine a questa inaccettabile piaga e tutelare queste giovanissime donne: il nuovo Piano Nazionale Anti-Tratta per il 2019 dovrà contenere un Piano di Azione mirato alla protezione dei minori da rischi di tratta e sfruttamento che preveda interventi e misure di lungo periodo che vanno dalla prevenzione all’emersione, dalla presa in carico delle vittime sino alla loro piena inclusione sociale ed economica, anche attraverso programmi di mentoring e tutoraggio per l’inserimento scolastico e lavorativo. Contestualmente è necessario rafforzare la rete di contrasto alla tratta di esseri umani a livello europeo e internazionale per colpire le reti criminali che speculano sulle sofferenze dei minori e rafforzare le misure di contrasto in modo diffuso sul territorio tanto per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale che per quello lavorativo”, ha proseguito Raffaela Milano.

Frontiera nord: i minori transitanti esposti a sfruttamento e abusi

Al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%)[5]. L’abbandono del sistema di accoglienza e l’ingresso nell’invisibilità, sottolinea il rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare per i più vulnerabili come le ragazze minorenni provenienti dal Corno d’Africa. Sebbene le comunità di accoglienza ospitino per lo più ragazzi, infatti, particolarmente significativa risulta la presenza di ragazze minorenni eritree (178) e somale (65)[6], la cui propensione all’abbandono è molto alta e che una volta entrate nell’alveo dell’invisibilità rimangono esposte ad abusi e soprusi enormi.

Ề il caso delle minorenni che a Ventimiglia, al confine italo-francese, si vedono costrette a prostituirsi per guadagnare i soldi necessari ad attraversare la frontiera, pagando ai passeurs somme tra i 50 e i 150 euro per il viaggio in auto. Una situazione aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell’accampamento informale nell’area lungo il fiume Roja. Da allora, gli operatori di Save the Children sul terreno, hanno rilevato la permanenza in strada di molti minori in condizioni degradanti, promiscue e pericolose che vengono alleviate soltanto dalle associazioni che offrono assistenza legale, connessione a internet e altri beni di prima necessità.

Il flusso di migranti eritrei a Ventimiglia, del resto, nei primi mesi del 2018 ha fatto registrare un notevole incremento rispetto all’anno precedente, quando rappresentavano appena il 10% dei transitanti. Degli oltre 750 migranti transitati a Ventimiglia a marzo 2018, ad esempio, più della metà erano eritrei, di cui più di 1 su 5 di minore età[7]. Un fenomeno confermato anche dai dati emersi dal progetto CivicoZero di Save the Children a Roma e a Milano: nella Capitale, nel primo trimestre 2018, gli operatori del centro sono entrati in contatto con 137 minori eritrei – tra cui anche ragazze e minori tra i 12 e i 15 anni di età -, oltre 4 volte in più rispetto allo stesso periodo del 2017 (circa 30 minori).

“Le nostre evidenze ci dicono che l’interruzione, a settembre 2017, del programma europeo di relocation ha contribuito in maniera importante a costringere i minori in transito a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini, così come continua ad accadere a Ventimiglia, a Bardonecchia o al Brennero. Nonostante numeri troppo bassi e difficoltà procedurali, il programma di relocation aveva comunque segnato una strada importante per i minori non accompagnati, garantendo un valido argine ai rischi di abuso e sfruttamento. Ora è tuttavia urgente riattivare la relocation per i minori soli a rischio di tratta e sfruttamento e procedere subito al ricollocamento dei 15 minori soli che stanno ancora aspettando di essere trasferiti dal nostro Paese”, ha detto Raffaela Milano.

 Lo sfruttamento sessuale delle ragazze nigeriane e rumene

 Vittime di tratta e sfruttamento sessuale, nel nostro Paese, sono soprattutto le ragazze nigeriane e rumene. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia – emerge dal rapporto – 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600 per cento[8]. Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori. Le unità di strada dei servizi anti-tratta stimano una presenza media di vittime di tratta richiedenti asilo pari a circa il 30%, quasi 1 su 3[9].  Allo stesso modo, le evidenze raccolte da Save the Children provano che spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture.

“Ề necessario rafforzare i meccanismi di immediata identificazione le procedure di accertamento dell’età considerando che molte vittime di tratta sono indotte a dichiararsi maggiorenni. Ed è altresì fondamentale potenziare i meccanismi di referral e follow-up per le vittime di tratta presenti nei diversi sistemi di accoglienza, attraverso il rafforzamento di un approccio coordinato a livello nazionale”, ha affermato Miano.

Le vittime nigeriane di tratta e sfruttamento provengono per lo più da contesti di forte indigenza e vengono reclutate con l’inganno già nei loro luoghi di origine, facendo leva sulla finta prospettiva di un futuro migliore in Europa. Per il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze contraggono un debito che si aggira tra i 20.000 e i 50.000 euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata, un meccanismo di sfruttamento e schiavitù dal quale non riescono a liberarsi anche per via del voodoo o juju, un rituale che stabilisce una catena simbolica molto potente e fa sì che una volta ridotte schiave, le ragazze obbediscano alle organizzazioni da cui dipendono per paura delle ritorsioni su di loro o sulle loro famiglie.

Dopo le ragazze nigeriane, le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. In base alla rilevazione del progetto Vie d’uscita di Save the Children e della rete di organizzazioni partner[10], che nel corso del 2017 e dei primi tre mesi del 2018 ha intercettato 528 minori e neomaggiorenni rumene, a fronte delle 375 nello stesso periodo dei due anni precedenti, rappresentano il 29% del totale; il 20% in base alla stima della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta. Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania, come le regioni della Muntenia e della Moldova, in particolare i distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava. L’assenza di prospettive e la grave deprivazione economica e affettiva, dovuta alla migrazione all’estero dei propri genitori o di altre figure parentali di riferimento, le rendono infatti un target estremamente facile da manipolare per gli sfruttatori e le organizzazioni criminali.

Lo sfruttamento lavorativo dei minori in Italia

 Secondo il rapporto di Save the Children, i casi emersi di lavoro minorile nel nostro Paese nel 2017, riguardanti sia minori italiani che stranieri, ammontano a 220 e anche in questo caso ci troviamo di fronte alla punta di un iceberg di un fenomeno per lo più sommerso. In particolare, oltre il 70% delle violazioni riguarda il settore terziario in cui si producono o forniscono servizi, in particolare nei servizi di alloggio e ristorazione, nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, in agricoltura e in attività manifatturiere[11].

Tra i minori stranieri vittime di sfruttamento lavorativo in Italia, la maggior parte sono ragazzi egiziani, sebbene il numero degli arrivi si sia progressivamente ridotto dal 2016. Si tratta di ragazzi che sentono l’incombenza di iniziare a lavorare per inviare i soldi a casa e ripagare il debito contratto per il viaggio. Per questo tendono ad abbandonare precocemente il sistema di accoglienza (al 31 maggio 2018 si registrano 421 minori egiziani irreperibili[12]) e sono particolarmente esposti al rischio dello sfruttamento lavorativo. Nella maggior parte dei casi, i minori egiziani vengono sfruttati nel lavoro in nero a Torino e a Roma negli autolavaggi, dove lavorano 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno per 2 o 3 euro all’ora, o nelle pizzerie, nelle kebabberie e nelle frutterie dove lavorano anche di notte per compensi che raramente superano i 300 euro mensili. In tali condizioni di sfruttamento, è purtroppo facile, per loro, essere coinvolti forzatamente in attività illegali, come spaccio e furti, o assumere mix di cocaina, crack e farmaci a base di benzodiazepine per sostenere turni lavorativi massacranti.

L’intervento di Save the Children

 Con l’obiettivo di offrire supporto e protezione ai minori stranieri non accompagnati in Italia, e garantire loro opportunità di inclusione sociale, Save the Children è presente con i propri programmi nelle principali aree di sbarco alla frontiera sud, nelle maggiori città di transito come Roma, Milano e Torino – dove è attivo il progetto CivicoZero, dallo scorso gennaio presente anche a Catania – e ai principali valichi di confine terrestre al nord del Paese.

Per offrire un supporto specifico ai minori stranieri reclutati da organizzazioni e reti criminali nei Paesi di origine per essere sfruttati in Italia nel circuito della prostituzione, l’Organizzazione ha attivato dal 2012 – in Abruzzo, Calabria, Marche, Sardegna, Veneto e nella città di Roma – il progetto Vie d’uscita, grazie al quale nel 2017, 29 ragazze emerse dalla tratta sono state protette e accompagnate all’autonomia tramite percorsi personalizzati di formazione e avviamento al lavoro.

Dal 2016, l’Organizzazione ha infine attivato la Helpline Minori Migranti per offrire adeguato supporto agli stessi minori stranieri non accompagnati, ma anche a tutti coloro che hanno necessità di ricevere informazioni ad hoc, dai familiari dei minori agli operatori delle strutture di accoglienza, dai volontari ai comuni cittadini. Il servizio, gratuito e multilingue, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17, al numero verde 800 14 10 16 oppure, per gli utenti Lycamobile, 3512202016.

27 luglio 2018  –  Il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018” è disponibile al link: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/piccoli-schiavi-invisibili-2018

Alcune infografiche con i principali dati ed evidenze del rapporto sono disponibili al link: https://media.savethechildren.it/?c=2093&k=8626880003

 Una gallery fotografica è disponibile al link: https://media.savethechildren.it/?c=2094&k=73aec1e1da