Oggi, con apprensione basata solo sui fatti e le parole pronunciate sino ad ora, guardiamo a quanto sta accadendo ponendoci interrogativi pesanti e denunciamo la rinnovata cancellazione delle donne come soggetti politici autonomi; soggetti verso i quali, tutto all’opposto, si sta scatenando odio e disprezzo, rinnovando discriminazioni e paure antiche.
Stiamo assistendo in questi giorni alla scelta della via più breve, anche nelle migrazioni, che rischia sempre di essere quella della prepotenza e del prepotere maschile sessista e razzista che tenta la sopraffazione del più debole, del più fragile invece di far valere umanità e norme internazionali a cui tutti i paesi civili sono tenuti venendo meno alla protezione umanitaria.
A questo governo vorremmo dunque ricordare che la civiltà di un popolo si misura anche sull’inclusione, sulla capacità di guardare a metà del popolo italiano e all’altro con la serenità e i mezzi che l’intelligenza culturale e sociale mette a disposizione anche grazie alle donne da molto tempo e alle convenzioni internazionali.
Allora ricordiamo:

– Ai difensori della “sicurezza”, che dovrebbero sapere che tutti i crimini violenti sono in calo salvo una tipologia: il femminicidio, che si ripete con quotidianità nel silenzio della politica, e la violenza contro le donne. Il Ministro Salvini e tutto il governo ci dica come vogliono fronteggiarlo. A tal proposito, vorremmo anche ricordare che la cosiddetta “sindrome di alienazione parentale”, che ciclicamente alcune realtà hanno tentano di introdurre nell’agenda legislativa e nei tribunali, e che oggi rientra nei temi del contratto di governo, è una presunta patologia del tutto priva di fondamento scientifico ed è già stata ampiamente sconfessata dalla Corte di Legittimità e che crea vittimizzazione secondaria;

– A chi si preoccupa del basso tasso di natalità, che le donne potrebbero tornare a fare figli solo se aumenterà il tasso di occupazione femminile e giovanile stabile, la rete dei servizi per accogliere e seguire la maternità, la condivisione equa all’interno della coppia del carico di cura verso i bambini e gli anziani e la piena applicazione della legge 194;

– Al Ministro per la famiglia e a quanti dicono di aver attenzione per essa, di verificare come sono realmente composte le famiglie nel nostro Paese. Oltre un quarto è infatti composto da una sola persona (quasi sempre una donna anziana e povera) o da persone con carico familiare (e anche in questo caso si tratta di donne). Al nuovo Sottosegretario delegato alle pari opportunità ci sembra opportuno ricordare che dovrà chiarire cosa intende per pari opportunità: il partito che lo ha indicato ha improvvisamente infatti scordato la questione delle competenze. Le pari opportunità di genere sono infatti una vera competenza in cui sono tradizionalmente più esperte le donne che se ne sono a lungo occupate; va esercitata come prevedono le nostre leggi per valutare tra l’altro “l’impatto di genere” di ogni legge, senza il quale non solo le misure potrebbero essere meno efficaci ma ingiuste e spesso inutili, infatti non c’è maggiore ingiustizia che trattare in modo uguale soggetti diversi;

– Alle parlamentari tutte, che la loro presenza in Parlamento è anche frutto delle lotte di tanti anni di tante donne italiane per una più equa rappresentanza di genere e che alle donne dovrebbero saper rispondere con la loro attività politica e proposte ed iniziative condivise e che dovrebbero rispettare le norme internazionali che l’Italia ha firmato.  Noi donne siamo state “cancellate” come soggetto politico fin dal dibattito durante la campagna elettorale. Sono stati sistematicamente cancellati così non semplicemente anni di lotte e di conquiste delle donne italiane, ma tutte le questioni aperte che in maniera differente riguardano tutte e tutti. E questo non è un difetto secondario solo per noi, ma anche per il Paese, ed è un difetto che abbiamo visto e combattuto anche negli ultimi anni.
Ebbene, oggi più che mai, noi continuiamo ad esserci, ad essere presenti con tutte coloro e per tutte coloro che continuano a riconoscere nella cultura e politica delle donne una dimensione concreta di civiltà e di rispetto della soggettività e della libertà femminile oltre che del diritto di cittadinanza sancito dalla Costituzione italiana.   (Roma, 20 giugno 2018.)

 

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