“Petra Kelly. Ripensare l’ecopacifismo” di Valentina Cavanna (Interno4 Edizioni, Rimini, 2017, pagine 168, prezzo euro 10) ripercorre la vita, purtroppo breve, le idee e le opere della donna che ha contribuito a fondare i Grünen tedeschi portando a sintesi ecologismo, femminismo e pensiero nonviolento in una fase cruciale della storia moderna, quella fra gli anni Settanta e Novanta del secolo scorso.

Una donna coraggiosa, che ha segnato una pagina importante nella storia del movimento ambientalista internazionale. Capace di spaziare dal pacifismo, in un’epoca segnata dalla guerra fredda e dal crollo dei regimi comunisti, alla ricerca spirituale, dalla tutela dei diritti umani a una visione economica nuova, che ha anticipato molti temi divenuti oggi di attualità, compreso il cambiamento climatico.

Nata nel 1947 a Günzburg, in Baviera, Petra Kelly si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, dove assiste alle mobilitazioni sociali degli anni Sessanta e partecipa alle campagne elettorali di Robert Kennedy prima e Hubert Humprey dopo. Successivamente, dopo la morte di sua sorella a causa di una grave malattia, torna in Germania e si dedica all’attivismo politico portando nel 1983 il “partito anti-partito” dei Verdi, come lei stessa lo aveva definito, nel Bundestag dove sarebbe rimasta fino al 1990.

Animata da un forte desiderio d’impegno sociale, ma allo stesso tempo da una profonda ricerca interiore, Petra Kelly viaggia per il mondo e diventa testimone di un pensiero che punta a rivedere il modello economico dominante per sanare le ingiustizie sociali. Affronta la questione energetica opponendosi al nucleare e promuovendo, siamo nei primi anni Ottanta, l’utilizzo delle rinnovabili come risposta al depauperamento insostenibile delle risorse, si batte per la protezione della biodiversità, coerentemente con la filosofia buddista che prevede il rispetto di ogni essere vivente, e pone in primo piano le donne in vista di un rinnovamento globale del sistema sociale.

Figura scomoda nel dibattito dell’epoca, anche all’interno del suo partito, rappresenta un ponte fra il movimento ambientalista europeo e quello d’oltreoceano. Proprio nei giorni in cui esce il volume, per l’esattezza il 29 novembre, avrebbe compiuto 70 anni. Invece non ne aveva nemmeno 45 quando è scomparsa in circostanze tragiche.

Il volume, introdotto dallo storico del pensiero politico Alberto De Sanctis, ripercorre nella prima parte la vicenda umana di Petra Kelly, analizza nella seconda le radici femministe ed ecologiste del suo pensiero portandoci infine, nella terza parte, all’interno della sua agenda (conservata presso l’Archivio Petra Kelly di Berlino) per seguirne i febbrili spostamenti, dall’Australia alla Spagna, dal Giappone agli Stati Uniti, fra conferenze, manifestazioni ed incontri istituzionali. Concludono il libro un intervento di Stephen Milder, storico statunitense fra i più importanti studiosi del movimento ambientalista mondiale, e una testimonianza della ecofemminista italiana Laura Cima, già deputata verde.

Le uniche biografie dedicate fino ad ora a Petra Kelly erano uscite in Inghilterra (nel ’94 a cura di Sara Parkin, sua cara amica) e in Germania (nel 2010 a cura di Saskia Richter). Oggi il lavoro di Valentina Cavanna riporta all’attenzione generale anche in Italia una voce che rischiava di perdersi e che invece può dire ancora molto sul dibattito intorno alle nuove forme di rappresentanza, sul ruolo delle donne nella società contemporanea e sull’urgenza di rivedere la nostra maniera di abitare il Pianeta.

L’autrice: Valentina Cavanna, laureata cum laude e dignità di stampa in Giurisprudenza ed in Scienze Internazionali e Diplomatiche, esercita la professione di avvocato, occupandosi in particolare di Diritto dell’Ambiente; è autrice di numerose pubblicazioni sulle principali Riviste del settore. è altresì Cultore della Materia in Istituzioni di Diritto Pubblico presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova.