Dalle prime pubblicazioni edite da Marsilio e curate da Anna Maria Zanetti (Una ferma utopia sta per fiorire, 1998; Le ragazze di ieri, Marsilio, 2000), passando per la ricerca di personagge antiche e recenti (non ultimo il pluripremiato romanzo More Veneto, 2017), Daria Martelli raggiunge, con Teatro. In scena per far riflettere (Cleup, 2020), un traguardo questa volta incentrato sul sé.

Poliedrica Autrice di teatro e televisione (Rai), di romanzi, novelle e saggi, conferenziera, articolista su quotidiani e riviste (es. Effe, Leggere Donna, Storia Veneta), Daria Martelli è socia fondatrice dell’Associazione culturale veneta “Moderata Fonte”, sulla quale grande veneziana cinquecentesca – Modesta Pozzo de’ Zorzi – protagonista della querelle des femmes con il Merito delle Donne, è più volte intervenuta in scritti e didattica specifiche, contando nel curriculum d’impegno intellettuale, sociale e didattico, anche il Forum d’Ateneo per le politiche e per gli studi di genere dell’Università di Padova. Sua documentazione, nella Mostra “La parola e lo sguardo” (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1995).

Teatro. In scena per far riflettere è dunque più di un saggio o di un’antologia e anche più di un libro di/sul teatro, dei suoi linguaggi, della sua storia antica e recente: è “un’autobiografia culturale”; un “interrogarsi sulla condizione umana”; il raccontare “la scena” e come e quanto “la differenza di genere” plasmi la sua “esperienza di autrice drammatica nonché la sua poetica teatrale.”

Diviso in Parte Prima (quattro capitoli) e Parte Seconda (Testi teatrali), il poderoso volume (462 pagine) comprensivo di Indice dei nomi, è stato composto nel marzo-aprile, durante il Lockdown che ha costretto a ridurre e mutare le forme della vita sociale “…una parola straniera, seguita da una massa di altri anglicismi che eliminano le corrispondenti parole italiane, facendoci sentire ancora più invasi e sottomessi da una nemico sconosciuto (…) La pausa che ci viene imposta e la riflessione sulla precarietà del vivere fanno sentire più che mai l’esigenza di tenere la memoria di opere ed eventi, facendo cogliere significati che di solito, nel dispersivo agire quotidiano, restano inavvertiti. Memoria e significati che fanno diventare storia il vissuto (…) Una verità che Italo Calvino ha espresso con una metafora narrativa nel romanzo Il cavaliere inesistente. (…) La clausura che ci è stata prescritta è stata l’occasione per cercare di capire, attraverso la scrittura e il suo potere di dare ordine e senso, ciò che abbiamo fatto e ciò che ci è avvenuto.” (Premessa, p. 11-12)

Esperienza che si rinnova nell’Italia rosso-arancione delle odierne festività nel corso delle quali (e non solo), queste pagine mantengono aperti i sipari obbligatoriamente e dolorosamente chiusi (per chi vi opera e per il pubblico), provocando applausi inudibili ma consolatori (per l’Autrice e per chi legge), di ulteriori solitudini e isolamenti e difficili prove nella vita quotidiana, sociale, affettiva e lavorativa.

Il monologo/soliloquio dell’Autrice, nota per capacità, qualità e analisi di scrittura, stimola una comunanza introspettiva che può sembrare un ossimoro ma è ciò che i quattordici testi teatrali offrono, empaticamente, per la scelta dei soggetti (nel tempo, nello spazio e nelle situazioni): es. Le streghe (p. 75), dramma in tre atti ispirato a testimonianze rimaste dei processi per stregoneria, già materia di un saggio dell’Autrice (1990); Tassista di notte (p. 373) studente di filosofia che svolge servizio notturno; L’identità, azione scenica, Teatro di piazza (1975), già allestimento del Gruppo teatrale, Comitato per il salario al lavoro domestico, di cui è riportata una foto di scena (copertina del disco Canti di donne in lotta, I dischi dello Zodiaco, 1995).

Daria Martelli, Teatro. In scena per far riflettere, Cleup, Padova, 2020; Isbn 978 88 5495 3185