Mentre siamo afflitti da un sistema globale che indecentemente tende a
ridurre spazi realmente democratici- spesso fingendone profili di mera facciata, proprio adesso le donne si definiscono con forza ‘personale politico’ a tutto campo .Oggi la mimosa torna ad essere sopratutto un fiore ed è giusto che sia
così, senza nostalgie ma anche senza dimenticanze.
_ E’ storia di un percorso
importante, spesso non lineare in cui a fasi prorompenti si sono alternate
fasi di stanchezza, confusioni di intesa e perfino smarrimenti
contraddittori; d’altra parte nessun percorso storico, individuale o
collettivo, episodico o epocale è mai stato costantemente lineare.

Questa non è una giustificazione come non lo è evidenziare le difficoltà,
gli ostracismi, le ritorsioni , le trappole falsamente ideologiche o le
strumentali collocazioni marginali che il popolo femminile a tutti i
livelli
ha dovuto di volta in volta attraversare, subire o contrastare perchè è
altrettanto vero che il filo conduttore della ‘questione femminile’ come
essenzialità sociale non si è mai interrotto ed anzi ha avuto la forza e
l’intelligenza culturale di riproporsi ogni volta con la consapevolezza
dell’attualità, riallacciando i segmenti del propio vissuto e confermandone
la
validità, comprensiva di di critiche riflessioni e di ulteriori definizioni
programmatiche.
_ Una esigenza,questa, che indica la cifra qualitativamente
politica dell’intento collettivo variegato ma convergente negli obbiettivi..

Non si tratta, e lo ribadiamo, di una rivendicazione sessista di genere ma
è
l’impegno generoso di collaborazione partecipativa emergendo dagli ambigui
ruoli di scontato supporto servizievole a tutte le tipologie dei poteri e
degli interessi ‘altrove’.

Siamo in corsa: non è ancora il tempo dei bilanci , delle snobistiche
disquisizioni accademiche e meno che mai, ad esempio, sulla scaduta
ritualità
delle goliardate in pizzeria e simili banalità del genere che tanto spago
hanno
regalato alle opinioni generaliste, per non citare il luogo comune che
indica
le giovani leve – sopratutto femminili- massicciamente intente al progetto
di facile visibilità come prevalente impegno verso un vistoso successo
precario, meramente individuale, e del tutto disimpegnato da responsabilità
sociali.

Non può negarsi che in parte certi affascinamenti coinvolgano le coscienze
giovanili meno forti di culturale consapevolezza di sé ma, anche e
sopratutto,
vada denunciato quanto l’odierno sistema degli egoistici poteri, proprio
di
queste lacune di fondo, si faccia non solo promotore ma anche
strumentalmente
evidenziatore in dimensioni che non hanno alcun riscontro quantitativo nella
realt.

Ne è prova eclatante la robusta, travolgente partecipazione giovanile ai
recentissimi referendum che sollecitavano risposte su temi che niente
avevano a
che vedere con l’immaginario dei tolk-shows, per non parlare di tutte le
manifestazioni studentesche a difesa del diritto allo studio,ed in
particolare
dell’entusiastica adesione delle giovani e delle meno giovani donne al
prestigioso appello del “se non ora,quando”.

Mentre siamo afflitti da un sistema globale che indecentemente tende a
ridurre
spazi realmente democratici- spesso fingendone profili di mera facciata,
proprio adesso le donne si definiscono con forza ‘personale politico’ a
tutto
campo.

La voce del mondo femminile si sta facendo sentire in maniera sempre più
espansa e sovratutto in progressiva espansione: rivendica un protagonismo
alternativo di taglio culturale, descrive altre formule di qualità di vita
e
propone un novello umanesimo che mira ad arginare -prima- ed erodere
sistematicamente -in seguito- le logiche prevaricanti della globalizzazione
mercantile e finanziaria basata essenzialmente sul modulo del profitto
attraverso il ‘potere dei poteri’ a discapito di tutti i diritti
fodamentali,
democratici e libertari delle collettività civili, obiettivo permanente da
realizzare con qualsiasi strumento ritenuto necessario compresa la
corruzione
delle coscienze, la compromissione vitale degli ambienti – e non solo quelli
naturali- e la violenza stragista delle guerre.

Dalle coste nord africane, e non solo da quei territori, sta emergendo da
tempo,-ora sempre più incalzante- un chiaro segnale di cambiamenti epocali
che
avranno bisogno di prevedibili tempi e fasi complesse ma che hanno
sopratutto
bisogno di un pacifico sostegno altrettanto globale. E’ sopratutto questo
tipo di concorso che costituisce l’opportunità di riportare a norma di
dignità
e rispetto reciproco ogni tipo di convivenza: una opportunità a cui
ambiscono
sopratutto le donne dei più lontani territori , i più diversi per cultura,
lingua e tradizione, donne coinvolte in una impari ma ostinata vocazione:
a
costo dì grandissimi sacrifici, ostilità aggressive, emarginazioni sociali
se
non proprio a rischio personale e familiare di qualsiasi forma punitiva dal
carcere alla stessa sopravvivenza in vita, rimuovere le radicate condizioni
repressive che le rendono invisibili, orfane di diritti ed escluse da un
diverso futuro non solo relativo a se stesse ma anche rispetto al contesto
di
cui fanno parte.

Le donne, forse perché direttamente fattrici della continuità hanno sempre
avuto il senso della storia e la cognizione dei tempi in cui, volta per
volta,
si ritrovavano ad esistere ed ogni volta che hanno potuto, con e senza il
consenso sociale corrente, hanno lasciato traccia della loro diretta
influenza,
anche se spesso misconosciuta.

Io non dico che il futuro è tutto in mano ma credo che, ora come non mai,
senza “anche le donne” un futuro migliore si allontani .