Ci vorrebbe un Planetario per avere uno sguardo su tutto ma proprio tutto “quello che ruota” intorno al lavoro. Domenica 27 giugno, dalle ore 10,30 alle 15,30,
Assemblea di Donne per un Planetario sul Lavoro (
Roma, Sede nazionale dell’UDI, via dell’Arco di Parma 15)Ci vorrebbe un Planetario per avere uno sguardo su tutto ma proprio tutto “quello che ruota” intorno al lavoro, perché la sensazione crescente di questi giorni è che ancora una volta, ed ora sull’onda dell’ennesima emergenza, si va per compartimenti stagni, senza quella visione di insieme che è buona prassi politica.

Planetario ci dice anche di qualcosa capace di proiettare su di una volta {{la disposizione e il movimento dei corpi.}}
Se quello originale ha a che fare con i “corpi celesti”, nel nostro caso non possono che essere{{ i corpi di tutte le donne}}, le giovani e le meno giovani, le italiane e quelle che vivono, lavorano o vorrebbero trovare un lavoro in Italia, le donne che fanno impresa tra mille difficoltà, le donne che un lavoro non ce l’hanno mai avuto, né flessibile né precario, quelle che sono invecchiate a fare le co.co.pro., quelle che vorrebbero andare in pensione ed oggi scoprono che non si può più, almeno non come una volta. I corpi di chi vuol lavorare e fare figli, oppure non farli.

In questi anni le donne in Italia hanno provato a spendersi su molte questioni: rappresentanza, maternità, violenza, lotta agli stereotipi, scuola.
Eppure, tutte chi più chi meno, non solo l’UDI, abbiamo subìto lo stesso trattamento dai media e dalla politica, {{coperte di silenzio }}da chi non aveva alcuna voglia di ascoltare, salvo essere accusate ciclicamente da alcuni quotidiani di essere in “silenzio” sulle offese del politico di turno o dopo l’ennesimo stupro.

Nella rappresentazione politica tutto sembra fermo e immobile, ma la realtà non è quella che viene raccontata dalla stampa e dalla tv. Ci sono esperienze e progetti, nascono nuove associazioni.

{{Sulle questioni legate al lavoro,}} UDI si è già fatta promotrice di confronti che non fossero ideologici, per guardare alle donne per quello che sono oggi, perché le donne in Italia non sono un “categoria” riducibile, sono differenti, e questo anche grazie all’emancipazione per la quale hanno lottato le donne che sono venute prima di noi.
Vogliamo guardare a tutto questo, perché non ci soddisfano i modi –tanti e spezzettati– in cui le “donne” vengono rimandate da un istituto statistico o dai provvedimenti di un governo.

{{Attraverso un confronto ampio, vogliamo verificare la possibilità di partire dalle nostre voci e arrivare ad istanze comuni}}. Per il lavoro non è tempo di Campagne né di Comitati, ma di un movimento nuovo e articolato che veda {{protagoniste le giovani donne}}.
Un movimento che comprenda le ragioni come quelle contenute in {{una lettera}} arrivata pochi giorni fa all’UDI, la scrive {{una delle tante “giovani disoccupate con lode” in Italia}}, che però non si ferma alla lamentazione ma dichiara con forza il suo appassionarsi autentico per una politica delle donne:
“…ritengo necessario, per la mia storia e per la costruzione di un presente coerente che guardi al futuro, fermarci a riflettere tutte insieme, comprendere fino in fondo quali sono stati gli eventi e gli errori che ci hanno condotte fin qui, un’analisi attenta del passato agevolata dall’incontro generazionale, per proiettarci in una dimensione di futuro reale e non utopico; comprendere di quali strumenti disponiamo per condurre un’esistenza dignitosa senza dover rinunciare ad importantissimi diritti acquisiti.
E sarò per certi versi anche in contro-tendenza, ma non mi turba più di tanto l’idea di non poter godere di una pensione, così come è stato per i miei genitori, mi turba essere accecata dall’impossibilità di spendere le competenze acquisite in un lavoro adeguatamente remunerato e mi turba ancora di più il fumo negli occhi che mi è stato gettato durante gli anni di formazione, posponendo la dignità di un lavoro spendibile sul mercato al prestigio di professionalità ormai sature o obsolete, tanto da non riuscire a vedere o elaborare soluzioni alternative, tanto da sentire oggigiorno la necessità di reinventare nuove professionalità e soprattutto sentire ancora dentro voglia, passione e gioia di vivere senza farsi schiacciare da una società oramai al collasso.
Stanno maturando i tempi per una nuova rivoluzione e io voglio farne parte perché è la mia stessa esistenza a chiedermelo.
Una rivoluzione possibile forse solo attraverso la politica delle donne, le donne da sempre più lungimiranti e attente al mutare dei tempi”. ({{Manuela Gigante}}, 10 giugno 2010)

{{Vogliamo farci promotrici di questo avvio}}. Certo, vorremmo anche che si arrivasse ad un monitoraggio serio sui servizi e vorremmo anche aprire vertenze esemplari, ma questo ha senso solo se altre lo vorranno fare con noi, progettando sin da ora azioni politiche immediate e in vista dell’autunno, della prossima stagione politica.

Sul lavoro non vogliamo avere soluzioni preconfezionate, per questo abbiamo pensato ad {{una Assemblea aperta che si autogestisca}}, si autorganizzi con scadenze e impegni precisi, come è nella tradizione delle Assemblee autoconvocate dell’UDI. {{Non è più tempo di restare arroccate nei propri ambiti}}, che siano di competenza, sapere, professionalità, categorie o diritti acquisiti.
Apriamo allora questo “Planetario” a tutte coloro che vogliano arrivare a soluzioni condivise, nella certezza che solo un nuovo patto tra donne potrà dare voce, credibilità e speranze a ciascuna.

{{Domenica 27 giugno
dalle ore 10,30 alle 15,30
_ Assemblea di Donne per un Planetario sul Lavoro
Roma, Sede nazionale dell’UDI, via dell’Arco di Parma 15}}

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