“Nel corso di soli cinquant’anni il paesaggio in cui si muove la scienza è profondamente cambiato. Il mondo della ricerca, un tempo prevalentemente interno all’accademia, è ormai capillarmente diffuso nelle articolazioni sociali ed economiche” scrivono le curatrici, introducendo un discorso tanto appassionante quanto poco usuale, quale quello del rapporto tra le donne e la scienza e il loro ruolo nelle dinamiche scientifiche. È un paesaggio “che sta cambiando anche dal punto di vista dei suoi abitanti”, e che è ben descritto in cinque capitoli, corrispondenti ai lavori presentati al 1° Convegno nazionale Donne e Scienze (Campidoglio, aprile 2004), dal sociologo della scienza John Ziman (Scienza e società civile); dal giornalista scientifico Pietro Greco (La comunicazione nell’era posto-accademica della scienza); dall’epistemologa femminista Elena Gagliasso (Doppia appartenenza e parzialità situate); dalla storica delle bioscienze Soraya de Chadarevian (Rosalind Franklin e i suoi difensori); dalla docente di chimica Bice Fubini (Le donne e le scienze: evoluzione di rapporti).

Dell’Italia è ricordato il percorso, nel decennio 1988-1998, “dei gruppi di ricercatrici (di svariate discipline, dall’industria all’Università), di storiche della scienza ed epistemologhe, differenti tra loro per formazione politica e per età, che avevano organizzato forme di ragionamento condiviso e di pratiche di ricerca”.
_ Attività iniziata presso il {{Centro di documentazione delle donne di Bologna}} e “proseguito in piccoli gruppi dislocati tra Bologna, Torino e Roma, cui ha fatto seguito il lavoro, tra il 1998 e il 2001, nell’ambito della {{Commissione di studio per la valorizzazione della componente femminile nel campo della ricerca scientifica e tecnologica}} istituita dal CNR e infine “la nascita dell’{{[associazione Donne e Scienza->http://www.donnescienza.it/cms/]}}, fondata dalle rappresentanti dei nuclei storici nel novembre del 2003” e presieduta da Flavia Zucco.

Il libro accomuna alla denuncia “della progressiva esclusione delle donne dalla carriera scientifica e dalle posizioni più elevate, nonché dalle sedi decisionali dove avvengono le scelte di finanziamento e promozione delle ricerche”, statistiche sulla penalizzata presenza e collocazione delle donne nelle ricerca che evidenziano “ingiustizie palesi, comunque sprechi di risorse pubbliche, visto che le ragazze accedono all’istruzione quanto i ragazzi e ne escono spesso prima e meglio, ma anche uno spreco di talenti, dato che la distribuzione di menti eccellenti dovrebbe essere più o meno la stessa tra uomini e donne”.

Si parla di ciò che le donne fanno, di quello che desiderano e, su questo punto, sono ambiziose: “vogliono non solo entrare nella scienza e parità, ma vorrebbero cambiarla; vogliono continuare a praticare territori di interdisciplinarietà, tenere unite metodologie professionali e forme di vita, ricerca settoriale e ruolo dei saperi di sfondo, nella storia e nelle relazioni umane. Vogliono essere libere di praticare nel proprio lavoro la razionalità, le tecnologie, i sogni e le passioni.”

Oggi, in un momento delicatissimo per la scienza, l’ingresso delle donne nella ricerca può veramente essere occasione di mutamenti sostanziali, più virtuosi, necessari a società in rapido cambiamento e non sempre in senso migliorativo dato il continuo riaffiorare di spettri troppo velocemente dati per spariti.
Tutti gli apporti del libro guardano a questo panorama ampio e dinamico chiedendosi su “come la valenza di genere possa interrogare la struttura della scienza post accademica, immettendoci nuove valenze” e lo fanno senza compiacenze, intrigando anche chi a quel percorso non appartiene.

– Gagliasso Elena, Zucco Flavia (a cura di),
_ {Il genere nel paesaggio scientifico}
_ Aracne Editrice: Roma, 2007
_ Isbn 978-88-548-1174-4.