Foto di gruppo con il pugno alzato per 16 attrici francesi che hanno portato sul red carpet del festival la loro lotta per l’uguaglianza e per l’inclusione delle donne nere nell’industria cinematografica in Francia. Guidate da Aissa Maiga, le attrici sono state accolte in passerella da Khadja Nin, membro della giuria, che ha condiviso con loro la protesta e l’allegra confusione

Ieri 16 attrici hanno protestato  dicendo: nero non è un mestioìere. così per la seconda volta le donne che lavorano nel cinema hanno fatto sentire la loro voce. con il risultato di far firmare un accordo ai vertici della rassegna cinematografica.

Il 14 maggio, infatti, hanno hanno sottoscritto un accordo programmatico presentato da una coalizione di gruppi femministi. L’obiettivo è raggiungere un’uguaglianza di trattamento professionale tra artiste e artisti

Cannes si impegna per la parità di genere. Il 14 maggio i vertici del festival del cinema francese hanno sottoscritto un impegno che promette di rendere più trasparente il processo di selezione e di spingere verso l’uguaglianza.

Il patto per la parità di genere al festival rappresenta la sintesi di una riunione di lunedì mattina tra i rappresentanti dei movimenti femminili che per la prima volta si sono date appuntamento per conoscersi, parlare delle attività nei singoli paesi, confrontando le proprie esperienze e lavorando su obiettivi comuni. Il primo punto in programma da realizzare è il raggiungimento di un trattamento economico paritario tra attori e attrici. Il direttore generale del festival Thierry Fremaux ha firmato l’impegno nel padiglione Cnc sulla spiaggia di Cannes, insieme a Edouard Waintrop, direttore artistico della Quinzaine des realisateurs e Charles Tesson, direttore artistico della Semaine de la Critique. In prima fila, testimoni del patto, c’erano le attrici Cate Blanchett, presidentessa della giuria del concorso per la Palma d’oro, e le colleghe e giurate del festival, Kristen Stewart, Ava DuVernay e Lea Seydoux. L’impegno è stato elaborato dal gruppo francese di parità di genere “50/50 entro il 2020”. Insieme ai rappresentanti francesi erano presenti quelli di altri gruppi come “Time’s Up” americano e inglese, l’italiano “Dissenso Comune”, lo spagnolo “Cima”, il greco “Wave”.

“Speriamo che Cannes possa accogliere queste nuove iniziative”, ha affermato Fremaux durante l’incontro per la firma. “Speriamo – ha continuato il direttore – che ciò contribuisca a rafforzare la consapevolezza che il mondo non è più lo stesso, il mondo è cambiato”. Il patto firmato da Fremaux è stato portato all’attenzione degli addetti ai lavori dalla stessa coalizione internazionale che sabato scorso è stata protagonista di una manifestazione sui gradini del red carpet del Palais des Festivales. In quell’occasione, come è stato ricordato anche da questo giornale, 82 donne avevano sfruttato le luci dei riflettori per far valere la loro protesta contro l’ineguaglianza di genere nell’industria cinematografica. La scelta di protestare in 82 non è stata casuale, ma riflette il numero di registe che sono state selezionate per mostrare i loro film alla prestigiosa lista principale di Cannes. Un numero esiguo se paragonato ai 1.866 registi uomini che sono stati selezionati nei 71 anni di storia del festival. Cannes è stata oggetto di ripetute critiche negli ultimi anni per il suo scarso record di selezione di registi donne. Solo una regista, Jane Campion, ha vinto il premio principale del festival, la Palma d’oro. “Le donne non sono una minoranza nel mondo, eppure la nostra industria dice il contrario”, ha detto Cate Blanchett, al fianco della cineasta francese Agnes Varda. Dei 21 film in concorso quest’anno, tre sono diretti da donne. L’impegno sottoscritto lunedì richiede anche che il festival raccolga statistiche che abbattano il genere dei registi e dei membri principali per tutti i film presentati a Cannes. Fremaux ha sottolineato che il festival di Cannes proietta film diretti da donne in una percentuale molto più alta rispetto a quella prodotta nell’industria cinematografica stessa, aggiungendo però che “Siamo consapevoli che non è ancora abbastanza”.