Dall’associazione Cultura è Libertà arrivano due segnalazioni: la giornata di mobilitazione indetta dalla Comunità Palestinese che si terrà il prossimo 27 giugno dalle ore 16.00 a Roma, piazza del Campidoglio, contro la dichiarata volontà del Governo di Israele di annessione di parti della Cisgiordania occupata e la petizione sottoscritta da oltre 10mila cittadini europei per sospendere l’utilizzo di droni israeliani contro i migranti.

Comunicato stampa per la giornata di mobilitazione del 27 giugno:

———————COMUNICATO STAMPA N.1—————–

MANIFESTAZIONE CONTRO L’ANNESSIONE ALLO STATO DI ISRAELE DEI TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI

ROMA, SABATO 27 GIUGNO 2020 – PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO – ORE 16

LIBERTÀ E GIUSTIZIA PER LA PALESTINA!

La Comunità palestinese di Roma e del Lazio, insieme a tutte le amiche e gli amici della Palestina vi invitano, a Roma, in piazza del Campidoglio il prossimo 27 giugno, a prendere parte alla manifestazione indetta per denunciare le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dallo Stato di Israele ai danni del popolo di Palestina.

Il primo luglio il governo Netanyahu-Gantz presenterà al Parlamento israeliano la legge per l’annessione delle terre palestinesi. Le annessioni, come gli insediamenti, sono totalmente illegali, come è illegale il perdurare, dal 1967, dell’occupazione dei Territori palestinesi a seguito della “Guerra dei sei giorni”.

Israele malgrado le denunce e l’opposizione delle Nazioni Unite, della Unione Europea e della Lega Araba, continua, impunita, a violare la legalità internazionale e a compiere crimini quotidianamente.

Negli USA, oggi, i neri, i democratici e gli anti-razzisti, scendono a milioni nelle strade, pacificamente, affermando con forza: “La vita dei neri conta”. Noi ci uniamo a loro ed affermiamo, da anni e con la stessa energia: “La vita dei Palestinesi conta. La vita di tutti/e noi conta”.

Durante la manifestazione interverranno politici, artisti, scrittori, cantanti e il popolo  anti-razzista e per la pace. In contemporanea con Roma anche le città di Bari, di Milano e di Napoli saranno teatro di altre manifestazioni sulle medesime questioni qui enunciate.

PALESTINA LIBERA!

Roma, 8 giugno 2020

Ufficio stampa: noannexation@yahoo.com 

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Comunicato stampa del Coordinamento europeo per la Palestina e di Stop the wall campaign che lancia la campagna STOP DRONI KILLER

Oltre 10 mila cittadini chiedono all’UE di sospendere l’utilizzo di droni israeliani contro i migranti!

Oltre 10.000 cittadini di tutta Europa e non solo hanno firmato una petizione per chiedere la fine dell’ accordo per l’utilizzo di droni tra l’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) e la più grande compagnia militare israeliana, Elbit Systems. L’EMSA noleggia in leasing, attraverso la società portoghese CeiiA, due “droni killer” del modello Hermes 900. L’accordo da € 59 milioni è iniziato a novembre 2018 ed è in attesa di rinnovo nei prossimi mesi. I firmatari chiedono inoltre agli Stati membri dell’UE di rifiutare l’uso di questi droni nel loro spazio aereo.

Il testo completo della petizione è consultabile qui: https: https://petition.stopthewall.org/

La “consegna” per posta della petizione dei cittadini avviene dopo che numerosi deputati al Parlamento europeo negli ultimi mesi hanno ripetutamente denunciato l’accordo e chiesto chiarimenti alle autorità dell’UE. Aneta Jerska, responsabile del Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina (ECCP), ha dichiarato: “I cittadini europei chiedono #HealthcareNotWarfare (Salute non Armi) all’Unione Europea. La Commissaria europea Adina Ioana Valean ha dichiarato che qualsiasi ulteriore utilizzo dei droni sarà valutato “alla luce del bilancio disponibile”.

È fondamentale che l’UE comprenda che non deve esistere una voce di bilancio per le compagnie militari israeliane. La richiesta è sempre più urgente in vista dell’imminente annessione de jure di grandi parti della Cisgiordania annunciata da Israele, in contrasto con il diritto internazionale e le posizioni sostenute da tempo dall’UE.

I palestinesi chiedono misure efficaci, compresa la fine della cooperazione militare e di sicurezza, e ricordano alla comunità internazionale di non sostenere o collaborare con le situazioni illegali create da Israele “. Qualsiasi rinnovo del contratto in questa fase costituirebbe un via libera perché Israele continui con le sue palesi violazioni di tutti i principi internazionali, incluso il diritto all’autodeterminazione e l’inammissibilità di annessioni territoriali ottenute con l’uso della forza.

Richard Falk, professore emerito di diritto e relazioni internazionali all’Università di Princeton (USA), ed ex relatore delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi occupati ha dichiarato: “È scandaloso che l’UE acquisti droni da produttori israeliani considerando i modi repressivi e illegali in cui i droni sono stati usati per opprimere i palestinesi che vivono sotto occupazione da più di cinquant’anni. È anche inaccettabile e disumano che l’UE utilizzi droni, di qualunque provenienza siano, per violare i diritti fondamentali dei migranti che rischiano la vita in mare per chiedere asilo in Europa “.

Il contratto EMSA si inserisce in una crescente tendenza ad utilizzare droni israeliani per la sicurezza delle frontiere europee. Nel 2018 Frontex ha lanciato, finanziato dalla UE, un progetto pilota per testare i droni Hermes modello MALE delle Israeli Aerospace Industries, che ha portato all’attuale gara per i droni MALE, denunciata dagli attivisti che si oppongono alla militarizzazione delle frontiere europee e delle politiche migratorie anche a causa di possibili ricadute sui produttori europei.

La Grecia ha già firmato a maggio un accordo per il noleggio di due droni IAI modello Heron per tre anni. La Svizzera ha acquistato sei droni Hermes nel 2014. L’uso di questi droni contribuisce direttamente alla militarizzazione delle politiche migratorie e del Mediterraneo: l’UE spende i soldi dei contribuenti in armi mentre i migranti nei campi profughi nelle isole greche, nel Mediterraneo e ai confini orientali dell’Europa mancano anche dei servizi di base.

Il passaggio dalle navi ai droni fa parte di una scelta politica, che lascia morire i migranti in mare e opera per respingerli illegalmente verso la Guardia costiera libica invece di condurre operazioni di salvataggio.

La petizione è stata sottoscritta anche da alcuni membri del Parlamento Europeo ed è stata promossa da un’ampia alleanza di 46 organizzazioni della società civile di tutta Europa, comprendente sostenitori della causa palestinese, gruppi ed associazioni antimilitariste, gruppi per i diritti dei migranti, sindacati e altre ancora.

L’elenco completo si può consultare al link: https://petition.stopthewall.org/