Ringraziamo Veronica Scortecci che ci ha inviato il resoconto del convegno per il decennale di ReteDonne tenutosi ad Amburgo lo scorso 13 novembre.



Dopo undici anni dalla sua fondazione, con un anno di ritardo dovuto alla pandemia, ReteDonne e. V.
sabato 13 novembre ha festeggiato a Amburgo negli accoglienti spazi della CVJM Haus an der Alster 40 il
decimo anniversario dell’associazione.
Tema e titolo dell’incontro: Ripartenze. Le donne, la crisi, impatto e riscatto, ove la crisi nelle intenzioni delle
organizzatrici non fa riferimento solo alla pandemia trascorsa o in corso, ma include tutti quei momenti di
rottura, disorientamento, perdita, ai quali possono fare seguito riflessioni, ripensamenti, e alla fine forse
ripartenze.
Eleonora Cucina, presidente dell’associazione, apre la giornata ripercorrendo gli anni e gli eventi
organizzati da ReteDonne dal tempo della sua fondazione con una carrellata di foto montate da Eleonora
Lambo nel videoclip “la nostra piccola grande tela”: un video formato dai volti delle socie, colti nelle
istantanee scattate dalla stessa Eleonora Cucina durante i lavori delle precedenti assemblee, durante le
discussioni, le manifestazioni, le pause. Un gioioso caleidoscopio.
Eleonora Cucina prosegue l’intervento entrando nel merito della giornata e cita il kintsugi, la tecnica
giapponese per riparare con oro le porcellane rotte, in cui le fratture si trasformano in punto di forza: “in
ogni crisi alberga anche un nuovo inizio, una chance, un cambiamento, una metamorfosi”. Eleonora Cucina
lancia poi un piccolo richiamo alla comunità delle migranti in sala, ricordando con parole senza enfasi,
piene di tenerezza, le piccole “ripartenze”, quelle di chi ha lasciato il paese di origine: un accenno a quel
reset iniziale dal quale siamo passate tutte, un accenno a quel qui e altrove descritto anche con le parole
di Hannah Arendt.
Peculiare di questo incontro è stato proprio l’alternarsi di momenti di riflessione sui temi sociali e di genere a
riferimenti personali, il saltare dalla macroscala a quella quasi intima, personale: il passaggio tra analisi e
emozione.
Azzurra Rinaldi, economista (School of gender economics, Unitelma, Roma) in “Produzione, riproduzione,
retribuzione: ripresa e resilienza?”, riparte da quell’essere umano dotato di empatia e un po’ dimenticato,
descritto da Adam Smith (simpathy, in Teoria dei sentimenti morali”, 1759) per metterlo al centro di
un’evoluzione della società dove le donne sono soggetto economico e portatrici di una diversa valutazione
e organizzazione del lavoro.
“Abitare la cura: immaginari attuali” è il titolo del contributo della psicoterapeuta junghiana Anna Periz,
toccante urlo di allarme e dolore per le condizioni di lavoro e vita di una generazione di ventenni e
trentenni italiani ai quali un mercato senza scrupoli né senno toglie prospettive di inserimento e
gratificazione economica: precarietà sociale già presente prima della pandemia, ma da questa
ulteriormente acuita. Happy-end e ripartenze in questo caso non precisamente delineate, resta
l’esortazione a impegnarsi per ristabilire un patto tra generazioni e lottare per una società più giusta.
La lettura del monologo “Vado da nessuna parte” di Maria Chiara Gambini, (Amburgo, autrice del blog
“Racconti d’oltre cavolo” ora diventato anche und podcast), viene accolto con emozione dal pubblico
presente in sala.
Bella la pausa musicale, con le canzoni scritte e cantate dalla giovane Mita Pantani da Berlino: testi
impegnati, in linea con la giornata, ma anche ironici che Mita accompagna con la chitarra.
Nina Bassoli, Politecnico Milano, in “Terre-moti: cosa genera la catastrofe” descrive nel suo intervento
“l’in-between”, quel tempo spesso dilatato tra catastrofi e normalità, tra piani di ricostruzione e vita,
ripercorrendo in una lettura rigorosa, ma personale nel taglio e nelle prospettive, la storia del dopo
terremoto in Friuli, Irpinia, all’Aquila, a volte suscitando anche inaspettati sorrisi, quando la vita al di là di
previsione e ragione prende il sopravvento tra le rovine.
Tutti gli interventi delle relatrici hanno suscitato momenti di dibattito e vivace confronto.
C’è spazio anche per il piccolo fuori programma di Paola Fressoia da Amburgo, architetta occasionalmente
prestata al teatro, che recita Saffo poco prima della conclusione.
Conclude la giornata il workshop creativo “Infect me- Affect me” organizzato da BarLin, Barbara Bernardi
& Linda Paganelli da Berlino, che invitano le partecipanti a riassumere il proprio ricordo del periodo del
lockdown. I differenti contributi diventano un breve video i in cui si susseguono momenti a volte comici, a
volte delicati, dal quale si evince in generale la voglia di conoscersi delle convenute, la voglia di prendersi
sul serio, e anche no.

ReteDonne e.V. è un’associazione di donne italiane residenti all’estero che si propone quale piattaforma
di discussione, iniziativa e scambio di informazioni e conoscenze.
Mi pare che questo evento sia stato un po’ festa un po’ convegno, c’era tutto. Missione compiuta.
Con un brindisi conclusivo si chiudono i lavori e il ringraziamento delle partecipanti va in modo speciale la
presidente Eleonora Cucina che ne è stata principale anima organizzatrice e animatrice.
Un grazie delle organizzatrici e delle convenute va inoltre a DaMigra (Projekt Mut finanziato da Die
Beauftragte der Bundesregierung für Migration, Flüchtlinge und Integration), alla CVJM zu Hamburg e.V. e
alla BürgerStiftung Hamburg per la fiducia e il sostegno. (V.S.)

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