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Tutto può avere il colore della solitudine.
Anche il cielo, e il passo, e la farfalla,
quando il prato è deserto.
E le case buie, e l’orologio fermo,
quando nessuno li abita.
Ma nulla è peggio di quello spazio,
lì, insinuato in fondo alla fine della giornata,
nel fiato della pancia,
che mi ricorda che non importa se attardo,
o corro o inciampo.
Tanto tu non ci sei.

(Fasolo)


*

Nei miei fogli,
guizzi e scarabocchi.
Sparsi.
Mi circondi, ovunque.
In pile, a dighe, a mucchi.
Ti scrivo da sempre.
E non m’importa quando:
io ti aspetto, tu però affretta il passo.

(Fasolo)