Da Stefania Cantatore dell’Udi di Napoli una riflessione sul “decreto Caivano”

Il decreto Caivano non riguarda le donne

La violenza maschile extradomestica contro le donne riguarda il rapporto di sopraffazione da parte di uomini non ascrivibili a categorie di età, censo, alle qualità ambientali/abitative o al grado di scolarizzazione ed emancipazione sociale.

La risposta del governo alla cosiddetta emergenza stupri, diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, potrebbe limitarsi, per ora, al decreto Caivano che, però, provvede a predisporre un complesso di provvedimenti che in realtà riguardano il recupero dell’abbandono, annoso e colpevole, di una particolare zona del napoletano. Il clamore e l’enfasi delle dichiarazioni  hanno è acceso l’interesse per la copertura economica di progetti, improntati alla visione dei soggetti che li promuovono, che rimandano al privato le competenze pubbliche. Non è la prima volta che l’indisponibilità di case rifugio per le donne è stata supplita con iniziative confessionali.

Salvaguardare le donne, è chiaro anche in questo caso, non è una priorità del governo, ed anzi tutto si riduce a “curare e educare gli offenders”, che sono dei veri criminali: un’impresa sulla quale si interroga da sempre la comunità scientifica. Inoltre se poi questa “cura si limita ai minorenni”, la domanda di libertà e salvaguardia che viene dalle donne esce dalle prospettive di governo ed amministrative, il livello che si dovrebbe occupare della sicurezza dei trasporti, che per le donne a volte sono un salto nel buio.

Le bambine di Caivano, levate alle madri, resteranno col loro dolore insieme a tutte quelle che in questi mesi si sono trovate di fronte alla fossa dei leoni e al muro dei potenti.

Quello che rifiuta di fare la politica istituzionale, con i partiti e i centri dell’informazione, è guardare dentro, e non intorno come fa, al crimine, è rendere giustizia alle vittime, invece di metterle sotto esame. 

Si deve probabilmente tornare a una rete militante che offra il proprio sapere quando e dove il pericolo si presenta: le donne devono sapere che un’altra donna farà in modo di aiutarla a sottrarsi alla minaccia. bisogna passare dalle parole pietose ai gesti concreti in modo che lo facciano anche quelli che finora non lo hanno fatto.