Chi è autorizzato a parlare in nome di Dio?
Mi sto chiedendo se parlare, in questi giorni, di delirio politico religioso è azzardato. Vorrei dire di no, che eccedo e che non è così.
Ma, dentro, qualcosa da tempo mi spinge a pensare che non è possibile interpretare così villanamente il pensiero di Dio.La noncuranza con cui lo maneggiano tutti, la dimestichezza con cui viene interpretato da chiunque abbia un potere mi lascia incredula.
{{Non ho mai pensato che Dio si potesse usare così disinvoltamente come si fa oggi}}, con la tranquilla sicurezza con cui politici, politiche e clero se lo dribblano dagli uni agli altri.
_ Eppure pare abbia un filo diretto con loro e, più sono alti in grado, e più Dio gli parla e più li autorizza a fare in Suo nome, irrobustendo l’invisibile filo delle loro disinvolte interpretazioni.
E sempre più queste interpretazioni hanno la pretesa di essere inattaccabili, indiscutibili ed immediatamente eseguibili. Come, non conta. Parte un trip è ed è immediatamente gara e non importa se poi si è razzolato male. Quello che conta, sulla scorta di millenni di esperienza, è nominare.
{{E il loro Dio è super nominato}}, più importante di quello delle altre e degli altri e imparagonabile rispetto alla potenza di quello che si portano in tasca, pronto all’uso in ogni momento. Un pret-à-porter. Un portatile. Un lasciapassare per qualsiasi idea.
_ {{Né più né meno come una qualunque merce di scambio}}. Sembra quasi diventato un mezzo per avere denaro e potere se lo usi nel modo giusto, magari anche come un ariete se serve per definire i comportamenti che vuoi che gli altri e le altre abbiano.
_ Se possibile partendo dalle altre che è sempre il lasciapassare migliore su cui radicare i poteri, sperimentato da millenni e ancora valido turandosi naso, occhi e orecchi.
{{E’ anche un luminoso, simbolico e onnipotente paravento per cercatori di onnipotenze}}. Un paravento del potere come lo sono pure le donne oggi, anche se loro lo sono in modo molto più umile.
Non è più un nome da maneggiare con cura e rispetto, è piuttosto qualcosa che si può davvero portare in tasca come un rosario, ma non è un rosario. Sembra più una delega in bianco dall’alto che si lascia interpretare al bisogno. Basta nominarLo.
Va bene che Dio è buono e ci ha dato il perdono lasciandoci la libertà di sbagliare e di, eventualmente, pentirci, ma pare che questa possibilità non sia universale, anzi che non sia usabile da tutti e da tutte e che alcuni – molti – e alcune – in numero molto inferiore – la possano usare più disinvoltamente del resto del mondo.
_{{ Insomma sembra che Dio privilegi chi può e chi non può molto meno}}. Non è colpa di nessuno se
a tanti e tante Dio non parla e se per sapere cosa vuole devono ascoltare le interpretazioni di chi ha il filo diretto…
Questo Dio è molto, molto diverso da quello che ho conosciuto da piccola, in campagna.
_ E’ un Dio che sembra non conoscere il perdono, un Dio castigatore a cui si obbedisce per paura e non perché ci ha abbagliato con la bellezza della sua grazia e della sua bontà e con l’idea dell’uguaglianza perché siamo tutte e tutti figli suoi.
_ Avevo imparato, nella mia chiesina settecentesca in riva al Po, che eravamo uguali ai suoi occhi e che, se aveva preferenze, era per la pecora smarrita che andava a cercare lasciando lì tutto il resto del gregge e che tuonava contro i mercanti nel tempio…
Ma oggi è cambiato. E’ {{disponibile solo per pochi e per pochissime e per quelle solo se ubbidiscono pedissequamente}}. Ma può cambiare così radicalmente nella vita di una persona la Sua immagine, la Sua idea, la Sua novella? E’ così mutevole, così esposto ad ogni brezza di onnipotenza umana?
O è chi lo nomina così frequentemente che non sa o non vuole sapere bene di cosa sta parlando?
_ Questo, così abusato oggi, {{sembra persino nemico delle donne – e non nato da donna}} -, dei deboli, dei poveri e dei viventi senza particolari poteri, sembra indifferente ai bisogni della vita per esistere con dignità e sembra rinnegare persino la morte che ci ha dato con la vita, quando la vita se n’è già andata e privilegiare con particolare affetto solo quella che non si sa se nascerà, tutto il resto non conta, è delegato ai poteri terreni.
E’ vero, si è fatto uomo a nostra somiglianza per salvarci, ma non vuol dire che solo qualche privilegiato sa cosa Lui vuole perché si è fatto uomo come lui. {{Si è fatto uomo come tutti noi e parla a tutti noi}}.
Anche se non c’è una Sua forma per dire che il Suo sacrificio riguardava anche le donne, ma questo è un altro problema.
_ Resta il fatto che Dio non è, non può essere se è morto per noi, il despota con cui viene raffigurato nel testamento biologico in questi giorni in parlamento, ultima Sua umana e scadente rappresentazione di chi usa, così famigliarmente, il filo diretto con Lui.
_ Delirio non è poi una parola così sbagliata per quello che ci accade, oggi, in Suo nome.
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