Prosegue, in Canzoni d’erba, la proposta della pregressa produzione poetica di Lidia Are Caverni, in questo caso datata tra il 1965 (15 maggio, in memoria di mio padre Antonio) e il 2005 (gennaio/febbraio, L’occhio del Falco, più di trenta composizioni brevi).

Di queste produzioni abbiamo nel tempo più volte dato riscontro e si possono trovare nell’archivio di www.womenews.net.

Ad attualizzare la raccolta in oggetto, uscita nel dicembre scorso nella collana “Mangiaparole-Poesie” di Edizioni Progetto Cultura, sono le nove poesie di Virus (pp. 61-69) inerenti i mesi di Marzo, Aprile e Maggio del primo periodo pandemico Covid-19, che Lidia Are Caverni traduce in versi accorati e d’inquieta sospensione:

Tremano le foglie non sanno / se genereranno fiori il cielo/ azzurro risplende non vede / il nemico che incombe è quasi / primavera non possiamo uscire / con la bandiera bianca per dichiarare / la resa vincitori o vinti dobbiamo / lottare nel caldo asilo di casa / attendere (p. 63)

Si concorda con Giuseppe Baldassarre che, in prefazione – Testimonianza umile del mistero della vita – sottolinea le caratteristiche, si potrebbe dire costanti, della produzione di Are Caverni, sempre comprensiva di diaristica familiare e apologistica della natura:

“I testi poetici si presentano come quadri delimitati, staccati, ognuno concluso, eppure nell’insieme legati da un filo continuo. Frammenti di un discorso che perdura nel succedersi e mutare dei giorni. È assente la sintassi della logica, apparente la paratassi.” (p. 5)

In merito a Virus, prosegue Baldassarre “… l’atmosfera diventa più scura, la riflessione porta al pessimismo continuamente. Pure, la parola mantiene la sua capacità comunicativa, di veicolare oltre, di liberare. E resta la fiducia nel succedersi degli eventi naturali, ancora in armonia, in tute le cose del quotidiano, piccole e grandi” (p. 6).

È troppo bella questa primavera /dove il virus tormenta ancora / morti incalzano che non vedranno /il sole che splende fra i prati /dove le pratoline tappezzano /di capolini bianchi i rari fili / dell’erba vengono bambini a consumare / il prato con giochi di viva allegria / dimentichiamo la notte il buio / che incombe. (p. 80)

In chiusura, nota biografica sulla poeta sarda (Olbia, 1941), residente da decenni a Mestre dove è stata insegnante di scuola primaria. Molti i premi e altri riconoscimenti conseguiti in una vita dedicata fina da giovanissima alla poesia; numerosa la produzione anche antologica e articolistica (es. collaborazione con la rivista “i viaggi di Erodoto”) e quella per l’infanzia (es. Clotilde e la bicicletta). A febbraio 2022, ha firmato il romanzo Giorni da vivere e la raccolta poetica Alghe marine.

Info: Lidia Are Caverni, Canzoni d’erba. – Roma: Edizioni Progetto Cultura, 2022 (www.progettocultura.it)