FINCHÉ NON SAREMO LIBERE, a cura di Ilaria Bernardi, è una mostra del ciclo arte e diritti dedicata alla condizione femminile nel mondo con un focus inedito sull’Iran.

Presentata alla stampa il 9 novembre dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei con Alleanza Cultura, in collaborazione con l’Associazione Genesi e il Festival della Pace, la mostra sarà visitabile dall’ 11 novembre 2023 al 28 gennaio 2024 presso il Museo di Santa Giulia (Via dei Musei 81, Brescia)

Attraverso le opere di artiste provenienti da differenti parti del mondo e delle artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat, Soudeh Davoud fino a Zoya Shokoohi, l’esposizione declina al femminile il titolo del famoso libro dell’avvocatessa dei diritti civili iraniana Shirin Ebadi, prima donna musulmana a ricevere il Premio Nobel nel 2003.

Un’esposizione con un significato ancora più importante – comunica “Brescia Musei” – dopo la proclamazione del Premio Nobel per la Pace 2023, che il prossimo dicembre verrà conferito a Narges Mohammadi – attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane nel maggio 2016 e ancora in carcere – “per la sua battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti” e l’assegnazione del Premio Sacharov 2023 per la libertà di pensiero a Jina Mahsa Amini e al movimento di protesta iraniano Donne Vita Libertà, annunciato lo scorso 19 ottobre a Strasburgo dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

La mostra si inserisce in un filone di ricerca e approfondimento promosso dal 2019 da Fondazione Brescia Musei, che ha scelto di indagare contesti geo-politici di stringente attualità attraverso la prospettiva e la produzione di artisti contemporanei. Capitoli precedenti di questo filone sono state le mostre dedicate al rapporto tra arte e diritti che hanno visto protagonisti l’artista e attivista turca Zehra Doğan, l’artista e attivista cinese Badiucao e l’artista e attivista russa Victoria Lomasko.

Aperto dalla video installazione Becoming (2015) dell’iraniano Morteza Ahmadvand, il percorso di mostra si concentra interamente su artiste donne, attraverso tre sezioni: un importante nucleo di opere di artiste donne provenienti da varie aree geografiche del pianeta provenienti dalla collezione d’arte contemporanea dell’Associazione Genesi, e due omaggi dedicati a due artiste storiche iraniane che, seppur molto note a livello internazionale, non sono mai state protagoniste di mostre personali in Italia: Sonia Balassanian e Farideh Lashai.

Il percorso espositivo si conclude con due coinvolgenti interventi site-specificVerbum e Respiro – realizzati dalla giovane artista iraniana, Zoya Shokoohi, nel corso di una residenza a Brescia avviata dalla Fondazione Brescia Musei come parte della mostra stessa e come ideale apertura verso le future generazioni.