Il Movimiento de Mujeres Indigenas por el Buon Vivir (MMIBV) è uno dei portati della Marcia delle Donne Originarie (2012), che dalla nascita (30 giugno 2018), contrasta, in Argentina, la triplice discriminazione etnica, di genere e di classe.

Il Movimento unisce la difesa ambientalista comprensiva di lotte anti-estrattive nei territori ancestrali delle comunità indigene, ancora oggi vessate dalla plurisecolare violenza, culturale e socio-economica, di una società escludente e criminalizzante, alla decodifica del paradigma del patriarcato accentrando l’attenzione sulle donne indigene.

Osteggiate dal governo e senza spazio nei media generalisti, queste donne eco-femministe che insieme ad altre portano avanti processi migliorativi per le comunità, sia a livello di rispetto dell’ambiente che di relazioni sociali, familiari e tra i sessi, sono ricorse ai social per  svelare ciò che accade nel Paese e il permanente sfruttamento delle risorse naturali e della popolazione indigena in nome del profitto.

In Argentina si celebra il 21 agosto la Giornata dellInfanzia che quest’anno cade nel trentesimo della Convenzione ONU sui diritti dellinfanzia e delladolescenza (ratificata dall’Italia nel 1991); nell’occasione il Movimento ha diffuso l’Appello contro la tradizione del chineo per svelare al mondo l’aberrante “costume culturale” del rapimento di una bambina indigena pubere da parte di maschi bianchi al fine di uno stupro di gruppo che rimane sostanzialmente impunito.

Di tradizionale, nell’atrocità, c’è la “giustificazione culturale” trasmessa ai maschi bianchi a livello familiare, sociale e morale dall’età della Conquista e l’abitudine allo sfruttamento, al genocidio anche culturale realizzato dalla colonizzazione bianca.

Inutili le proteste delle famiglie delle vittime i cui occhi a mandorla, come quelli delle cinesi, nominano quel tipo di violenza: chineo.

L’invisibilità e l’ininfluenza delle comunità indigene continua a esporre le loro bambine al chineo.

Il Movimento ha lanciato la campagna #abolicionDelChineoYa rafforzata, questo 21 agosto, da un Appello che denuncia “il disinteresse e la sordità” dello Stato e punta al consenso della società civile e dei governi di quell’Europa che ha esportato colonialismo nel mondo e oggi è firmataria di Carte recepenti il rispetto della dignità delle persone di qualsiasi età, sesso, genere e appartenenza. L’Appello chiede che il chineo sia considerato e punito per ciò che è, una violenza di genere e contro i diritti dell’infanzia: rapimento, stupro di gruppo, abbandono della vittima a un destino che può essere di morte per mano dei violentatori con occultamento di cadavere o per abbandono in una situazione disperata, ma può prevedere anche un rientro, carico di traumi, con possibili contagi e gravidanze; un dolore immenso per la piccola e per chi le sta intorno e sovente l’ostracismo che matura intorno alle vittime, non ai violentatori.

Info:

Per domenica 21 agosto è prevista una azione plurinazionale  che attraversi tutti i social con gli hashtags:

#AbolicionDelChineoYa #DíaDeLasInfanciasNadaQueFestejar

Chi vuole, può aderire qui https://cutt.ly/3XfJaZ0