L’anziana teologa Adriana Zarri ha riesumato la storia di celestino V come pretesto per raccontare, in fondo in fondo, la sua che si è svolta avvinta alla Chiesa, ma anche profondamente critica. Il libro, uscito lo scorso anno, è già alla seconda edizione. S’intitola “Vita e morte senza miracoli di Celestino VI” (ed.Diabasis).Nel 1294, dopo giorni e giorni di ritiro, su consiglio di uno di loro elessero Papa un eremita di nome Pietro Angeleri che prese il nome di Celestino V. Il suo pontificato fu brevissimo perché diede le dimissioni. Dante Alighieri lo giudicò piuttosto un atto di viltà e come tale è passato alla storia.

Siamo ai nostri tempi dopo la morte del Papa tedesco e il Conclave non trova l’accordo su un nome quando un cardinale e vescovo del Nord d’Italia propone un suo prete, molto dotto ma anche autenticamente radicato nella vocazione e nella modernità. I cardinali, esausti, accolgono la proposta e lo votano.

Il prete è un parroco di campagna che ha chiesto al suo vescovo un periodo di riflessione presso un monastero; ed è al monastero che giungono due prelati per dargli la notizia e portarlo a Roma. Il prete-parroco dotto ma privo di mire di potere e molto critico sulla vita curiale romana, inizia subito una serie di innovazioni a cominciare dal trasferimento della sede papale a San Laterano che è la Chiesa della Diocesi romana di cui il Papa è vescovo.

Le pagine scorrono come un ripasso delle posizioni e riflessioni teologiche post conciliari che hanno accompagnato per tanti anni le speranze delle “comunità di base” e di moltissimi preti. Riflessioni ben presenti negli articoli e nei libri di Adriana Zarri.
_ La sua fine ironia e la sua profonda conoscenza della Chiesa, ci mettono di nuovo di fronte a una casta, quella sacerdotale, chiusa e refrattaria di fronte ai cambiamenti epocali; ma ben sicura della sua politica di mantenimento dei privilegi dell’istituzione ecclesiastica e sempre incline a interpretare a proprio uso e consumo la dottrina.

L’autrice al prete di campagna fa assumere il nome di Celestino VI, dato le volute analogie con il predecessore e, al gatto che imporrà ai curiali di portargli in Vaticano, il nome di un grande eretico: Lutero.
_ Si svestirà Celestino VI della talare bianca, rifiuterà il titolo di Santità per il semplice monsignore e non accetterà mai gli onori militari riservati a lui come capo di stato.
_ Regalerà il Vaticano allo Stato Italiano e toglierà l’obbligo del celibato ai preti.
_ Si porrà il problema della contraccezione, “le cui norme romane eran tra le più abitualmente (e comprensibilmente) trasgredite.” E soprattutto non accettava di condannare le donne che ricorrevano alla pillola o ad altri mezzi per evitare troppe gravidanze”.
_ Esplicita persino qualche interrogativo a proposito della verginità della Madonna “parendogli che il Verbo non avrebbe avuto nulla in contrario a incarnarsi attraverso un’unione coniugale.”

Passò ai rapporti prematrimoniali pensando che dovevano essere riviste le norme canoniche in proposito.
_ Si fermò anche a riflettere sull’ordinazione femminile, perché non è così certo che Cristo non abbia ordinato alcuna donna “ e non si può pretendere che il Vangelo narri l’ordinazione così come si è strutturata ai giorni nostri, coi candidati stesi a terra e il vescovo che unge loro le mani…
_ Neanche cerimonie più semplici sono narrate: solo il nome dei dodici che la teologia di poi ha classificati come vescovi…
_ E tra i discepoli tante donne pur c’erano, come la madre, che abbiamo così tanto esaltata, e Maria Maddalena, detta anche apostola apostolorum; e il negar loro il sacerdozio è solo un’ipotesi di poi: una supposizione teologica e neanche di grande teologia. E se pur fosse vero che non aveva ordinato alcuna donna, neanche europei aveva ordinato, né africani, né indù. Dobbiamo pensare che sian validamente consacrati soltanto maschi ebrei e gli altri niente?”.

Adriana Zarri è nata nel 1919 nei pressi di Bologna, un borgo (allora) di cittadini che però si sentivano romagnoli, come dire a conoscenza della tirannia dello Stato Pontificio; per opera del clero locale. Magari credenti, cattolici, ma sempre abbastanza critici e diffidenti nei riguardi dei preti e pertanto inclini a pensare a una chiesa di popolo e a un clero umano, senza poteri divini o secolari.
_ Si definisce un’eremita e da eremita è vissuta e vive, ma anche sempre molto “incarnata”, cioè in perenne ascolto del “mondo” e delle sue peripezie.
Il “suo” Papa lo fa morire nella prima versione e nella seconda, a imitazione del primo Celestino, gli fa dare le dimissioni e rientrare in parrocchia.
Perché le dimissioni potrebbero essere persino auspicabili, superando così l’antica analogia con il potere monarchico terreno.

Adriana porta alla morte l’ex Papa ritornato a vivere come semplice cristiano parroco, mentre il suo successore era bellamente rientrato in Vaticano, a San Pietro. Fine della speranza anche per lei che per tutta la vita ha immaginato il ritorno al Vangelo vero, non interpretato e reinterpretato a seconda dei bisogni terreni e spesso meschini degli uomini di chiesa?

In una parte del libro dove “attacca” il celibato dei preti sottolineando (nell’identificazione con il suo Celestino) che ben poco i preti osservano la castità, un/una antropolaga, un/una storica, un/una sociologa e un/una psicoanalista al suo posto avrebbe potuto fare l’ipotesi che la Chiesa di Roma sa bene quanto è importante al fine del potere maschile, tenere le donne in stato d’inferiorità. Non diversamente da altri fondamentalismi religiosi.

– Adriana Zarri,{{ {Vita e morte senza miracoli di Celestino VI} }}
_ Editore Diabasis (collana Al buon Corsiero), 2008
_ € 12,00