Tra le violenze domestiche e le persecuzioni di cui le donne sono oggetto nei contesti di guerra esiste una matrice comune che é necessario ri-conoscere per parlare di diritti di genere. É questo uno degli obiettivi di {Persécutions des femmes, savoirs, mobilisation et protection} a cura di Jane Freedman e Jerôme Valluy, pubblicato nel mese di novembre 2007 per la casa editrice Du Croquant.

É il risultato di un vasto lavoro di ricerca e di messa in dibattito realizzato negli ultimi anni dalla rete scientifica francese {Terra}. Attraverso i suoi articoli, numerosi e circonstanziati, il libro ha il merito di aver saputo {{riposizionare la questione delle persecuzioni di cui le donne sono oggetto}} in un quadro globale, mettendo in luce, da un lato, i{{ legami tra persecuzione delle donne e sistemi di dominazione sociale legati al genere e, dall’altro, i vincoli esistenti tra persecuzione e fenomeni d’esilio}}.

Sebbene, infatti, il riconoscimento di alcune violenze contro le donne appaia in aumento – si pensi al dibattito internazionale sullo stupro come arma di guerra – poco è ufficialmente detto sulle cause che sottendono queste persecuzioni e sulle pratiche che reggono la vita sociale al quotidiano, all’interno delle quali molte donne sono ‘normalmente discriminate’.

Neppure la discussione sullo statuto delle persecuzioni di genere all’interno del diritto internazionale sta dando grandi frutti. Se pensiamo alla richiesta di applicare la definizione di «gruppo sociale» della Convenzione di Ginevra alle donne richiedenti asilo, sono pochissimi governi o parlamenti che hanno inserito delle norme specifiche legate al genere.

E se il diritto all’asilo comincia ad essere riconosciuto per certe forme di violenza di genere (come le MGF ad esempio), é ancora negato quando domanda si fonda sulle violenze domestiche o coniugali, più o meno derivanti da ‘pratiche comunitarie’ lesive dei diritti delle donne. In risposta a questo vuoto giuridico, si assiste alla concessione di forme di diritto precario quale la protezione sussidiaria, surrogato temporaneo del diritto all’asilo garantito dalla Convenzione di Ginevra, di cui gli autori denunciano l’abuso in Francia.

Per fare un po’ di luce, {Persécutions des femmes} propone un percorso di comprensione socio-antropologica delle persecuzioni contro le donne, partendo dalla considerazione iniziale della natura sociale di queste violenze e dello stretto legame che intrattengono con i temi dell’esilio e dell’asilo.

Una precisazione, soprattutto: gli autori preferiscono parlare di persecuzioni {di genere} delle donne piuttosto che di persecuzioni specifiche alle donne, perché «questa nozione comprende le persecuzioni delle donne in quanto donne, ma anche quelle che le donne subiscono come donne, cioé come esseri sociali tributari di un ruolo sociale e di una funzione imputata alla donna dalla società di riferimento», scrivono i curatori dell’opera.

Per gli autori, bisogna anche e soprattutto evitare la trappola del culturalismo, il cui solo obiettivo é normalizzare le violenze e schiacciare i diritti di genere. Per far questo, le ricercatrici e i ricercatori che hanno contributito alla scrittura di questo libro mettono sullo stesso piano i concetti di violenza e di persecuzione. Un parallelismo che permette di mostrare in che modo entrambi derivino non dall’aberrazione isolata di qualche individuo o di un gruppo, ma da strutture e norme sociali soggiacenti che si declinano in termini di ‘pratiche comunitarie’ (le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati ad esempio) o di legislazioni esplicite (l’obbligo di portare il velo, la negazione del diritto all’aborto, ecc.).

Bisogna anche evitare di pensare che alcune violenze contro le donne riguardino solo i paesi del Sud del mondo, dal quale provengono le donne che chiedono l’asilo, perché l'”evoluto Nord” non é per niente al sicuro. Se, com’é noto, la maggior parte delle persecuzioni di genere sono legate alle capacità sessuali e riproduttive delle donne, poche si salvano dall’ondata di conservativismo che imperversa nelle società del Sud come del Nord del mondo.

L’artificiale divisione tra sfera pubblica e privata e il conseguente misconoscimento delle violenze domestiche e coniugali si riflettono allora con una forza cento volte maggiore sulle richiedenti asilo e, più in generale, rischiano di rafforzare il perdurare di pratiche inegalitarie sui diritti umani delle donne.

Per maggiori informazioni o per richiedere una copia del libro, scrivere direttamente alla rete Terra, utilizzando il link presente nella pagina. (Articolo in corso di pubblicazione sul numero di febbraio di Acc’Elles, la rivista di Vie Féminine, Bruxelles).