I dati dell’Istat del febbraio scorso lo affermano. Da quanto emerge dal Rapporto
sulla criminalità in Italia presentato al Viminale dal ministro dell’Interno
Giuliano Amato, calano gli omicidi, crescono le rapine, tantissime donne, però, sono
vittime di atti di violenza: e un italiano su quattro ha paura della criminalità. Come a dire: siamo nel 2007, i progetti sulla sicurezza si moltiplicano, ma nulla
viene segnalato di particolarmente allarmante nei riguardi della violenza contro le
donne.

Eppure una occasione ci sarebbe stata. Dopo anni nei quali vengono rinnovati gli
appelli a creare condizioni nelle quali la violenza possa emergere dal limbo che la
avvolge, anche quest’anno i temi dell’esame di maturità perdono una nuova occasione.
Proprio nel luogo educativo che, a parere di molti, sarebbe il posto giusto per
promuovere rispetto e tolleranza.

Sarebbe stato bello poter promuovere nei giovani un pensiero riflessivo sulla
violenza. Ci sarebbe piaciuto che un momento così importante potesse promuovere la
cultura della legalità, del racconto, magari dell’autobiografia con interpreti
anonimi.

Invece no: la cultura di Dante, i temi sociali del neocolonialismo, il problema
della conoscenza della nostra costituzione.
_ Elementi di enorme importanza: ma che sembrano tendere alla intellettualizzazione
dei problemi e al distacco dai veri temi della convivenza civile.

Pertanto, ancora una volta, la violenza e il maltrattamento escono dai vicoli
educativi; ancora una volta non si ha il coraggio di promuovere la cultura del
rispetto tra i generi.

Ancora una volta il più grande tema dell’odierna società viene accantonato: proprio
mentre si pensa che dall’educazione debba venire il rispetto e la cultura delle pari
opportunità.