La pubblica denuncia della violenza sessista, omofoba, razzista, la sua diffusa riprovazione sono molto importanti, troppo per essere confinati in uno spazio di tempo ristretto e in pochi luoghi deputati: dovrebbero proseguire e articolarsi in una molteplicità di iniziative visibili e incessanti, inserite in una campagna che, attivata contro la violenza sessista, parli all’intera società anche della democrazia possibile nel nostro paese.Manifestazioni, presidii, convegni, assemblee hanno segnato l’ultima settimana del mese di novembre, dedicata alla mobilitazione contro ogni violenza sessista, omofoba, razzista.
_ Di particolare importanza, secondo me, la manifestazione sulla pubblica piazza degli uomini del dissenso rispetto alla deriva sciovinista/machista che pervade l’incultura politica maggioritaria in Italia (Maschileplurale, Roma 21.11.2009 ).

La pubblica denuncia del fenomeno, la sua diffusa riprovazione sono molto importanti, troppo per essere confinati in uno spazio di tempo ristretto e in pochi luoghi deputati: dovrebbero proseguire e articolarsi in una molteplicità di iniziative visibili e incessanti, inserite in una campagna che, attivata contro la violenza sessista, parli all’intera società anche della democrazia possibile nel nostro paese.

Come abbiamo detto altre volte, la situazione attuale ad un primo sguardo rivela un {{fenomeno di svuotamento della democrazia}} attraverso l’uso distorto e l’appropriazione personale delle istituzioni su cui essa si regge, la cui mancanza la fa collassare dall’interno.
_ Più interessante è, però, il secondo sguardo che rivela la {{violenza implicita nella esclusione delle donne dallo spazio pubblico}}, come condizione predisponente di ogni violenza manifesta: una rapina preventiva di democrazia partecipata, quindi di democrazia, una privazione di spazi essenziali di libertà per la metà del genere umano, quindi per il genere umano nel suo complesso.

E’ il frutto avvelenato dell’ordine patriarcale del discorso che impedisce alle donne la compartecipazione ai livelli decisionali alti della polis e determina ricadute pesantemente negative sulla loro stessa vita: dai gesti quotidiani di disvalore alla persecuzione violenta di quelle che osano compiere gesti di autonomia non previsti dall’ordine gerarchico maschio-femmina.
_ Rispetto a questo ordine unilaterale e monosessuato si rendono, quindi, {{necessarie rotture profonde}}, a livello strutturale e sovrastrutturale, da compiersi attraverso un percorso collettivo dotato di un minimo di efficacia, anche facendo riferimento ad esperienze che si sono compiute e ancora si svolgono in altri luoghi dello spazio pubblico europeo.

L’ Italia rispetto alla violenza sessista esibisce un {{approccio tutto giocato nell’ordine del diritto criminale}}: i comportamenti sono previsti e puniti, una volta messi in atto, quindi solo a posteriori, secondo varie tipologie di reato: atti di violenza sessuale, percosse, lesioni personali, violenza privata, minacce, maltrattamenti, violazione degli obblighi di assistenza famigliare e così via.
_ Anche la recente normativa sul cosiddetto {{stalking}}, punisce atti persecutori protratti nel tempo, quindi interviene sul fenomeno compiuto o in corso di svolgimento. Nulla viene neppure pensato in ordine alle cause e alla situazione predisponente. {{Gli interventi istituzionali sono quindi rigidamente costretti nel quadro della sicurezza pubblica}} e del contrasto a comportamenti delittuosi.

Per affrontare seriamente il problema, assai articolato, è necessario {{pensare ad un doppio movimento interno/esterno}}, una campagna giocata a livello nazionale e internazionale, in parte già suggerita dal gruppo “Donne e politica” e dalla Libera Università delle Donne d Milano, che deve essere meglio illustrata negli aspetti propositivi e fattuali.

Nel documento “[Sessismo: la violenza che tutti evitano di nominare->3359]” (gennaio 2009) scrivevamo: “{Lo svantaggio sociale femminile cristallizzato nella famiglia tradizionale, è all’origine della violenza sessista che alligna nel privato e si espande nel pubblico, anche grazie alla mercificazione mediatica del corpo femminile, usato come elemento eccitante di promozione vendite in senso lato…la violenza anche domestica non può mai essere un fatto privato, ma è un’indecenza pubblica che le istituzioni non possono ignorare o mistificare attraverso la scorciatoia dell’utilizzo del diritto criminale come risposta esclusiva o preponderante. A ben altri livelli occorre agire per contrastare questo grumo di violenza ancestrale, sedimentato nell’immaginario maschile, che va contrastato a partire dai primissimi messaggi che i bambini ricevono dalla famiglia, dalla scuola e dalla società}”

Rivolgendoci al contesto europeo notiamo che la{{ Spagna}}, dall’anno 2004, ha dato corso ad una serie di misure legislative e amministrative che hanno coinvolto gran parte delle istituzioni e una parte consistente del movimento femminista che si è fatta carico del problema interloquendo criticamente con i pubblici poteri. E’ una sorta di piano nazionale onnicomprensivo che mira ad un cambiamento della cultura e elle relazioni reciproche fra i generi in vari campi sociali.
_ Le{{ misure di prevenzione spaziano su vari temi interconnessi}}: è entrato in vigore un codice di parità nel lavoro, nella presenza politica (comportante modifiche nelle leggi elettorali per assicurare quote di elette), si è stabilito l’ampliamento del welfare attraverso il diritto a prestazioni di sostegno per le persone non autonome (con conseguente alleggerimento delle responsabilità famigliari), si è posta mano alla modifica della legge sul divorzio (ampliandola), si è prevista la possibilità di matrimoni omosessuali.
_ {{Le norme relative alla violenza sessista valorizzano la fase iniziale del fenomeno}} colpendo gravemente minacce anche lievi se rivolte da un uomo contro una donna, mentre è previsto l’intervento a sostegno della vittima che ne faccia richiesta da parte di personale dotato di molteplici professionalità che, a spese delle amministrazioni pubbliche centrali e locali, fornisce informazioni e collaborazione integrata in vari settori: sanitario, di polizia, legale e formativo.

Il piano integrato di intervento spagnolo prevede un costante monitoraggio dell’efficienza delle soluzioni adottate. Ad esempio, per quanto riguarda la violenza famigliare e l’ordine di allontanamento del violento dalla vittima e dalla casa coniugale, vengono utilizzati sistemi di controllo a distanza che attivano il pronto intervento di forze di polizia specializzate, nei casi in cui l’aggressore entri nella zona di sicurezza ove abita o comunque si trova la vittima (notizie tratte da Italia Oggi del 26.11.2009). Il medesimo sistema è in fase di sperimentazione anche in Francia.

{{Associazioni femministe francesi}} hanno proposto di rivolgere una petizione al Parlamento europeo allo scopo di ottenere il recepimento dei principi ispiratori e delle regole presenti nella legislazione spagnola.
In seguito alla recente entrata in vigore del trattato di Lisbona che prevede alcuni -sia pur cauti- ampliamenti della partecipazione democratica per la cittadinanza europea, l’ipotesi di una petizione acquista maggiori possibilità.
Questo potrebbe essere il primo movimento cui prima accennavo.

{{Si potrebbe lanciare anche in Italia una campagna simile a quella promossa dalle femministe francesi}} di “[Choisir la cause des femmes->http://www.choisirlacausedesfemmes.org/]”, tesa ad {{ottenere il riconoscimento e l’armonizzazione verso l’alto delle leggi nazionali,}} attraverso la ricognizione e {{l’applicazione generalizzata della clausola più favorevole ai diritti delle donne}}.

Si tratta di costituire un corpo di leggi europee da applicarsi in ogni Stato membro attraverso regolamenti comunitari, in linea con il programma 2006-2010 per l’uguaglianza fra uomini e donne adottato dalla Commissione.

La prima regola generale, estrinsecazione dell’{habeas corpus}, è l’{{inviolabilità del corpo/mente delle donne}}, la loro autodeterminazione per le donne, la loro liberazione dalle costrizioni e dalle violenze sessiste. Il complesso normativo dovrebbe, poi, essere molto articolato e toccare vari aspetti dell’esperienza esistenziale femminile.

Il secondo movimento potrebbe essere l’{{avvio di una campagna intesa a promuovere in Italia un piano nazionale di sensibilizzazione e prevenzione della violenza sessista}}, incentrato su specifiche iniziative, quali:
– {{un programma di educazione/formazione}} sull’esercizio di diritti e obblighi uguali fra maschi e femmine nell’ambito sia privato che pubblico;
– il {{lancio di campagne pubbliche di sensibilizzazione contro gli stereotipi}} dei ruoli familiari femminili;
– la promozione di {{azioni positive per la eguaglianza di genere}} in tutti i campi del vivere associato (politico, economico, culturale), da rispettare rigorosamente (e la cui inosservanza venga sanzionata);
– il {{reintegro dei fondi indebitamente sottratti ai Centri antiviolenza}} e alle Case delle donne maltrattate, mentre, al contrario, sarebbero necessari interventi anche economici per l’acquisizione e il sostegno di équipes a professionalità integrata;
– l’istituzione di un {{Osservatorio indipendente di monitoraggio sui diritti delle donne e di vigilanza sui mezzi di informazione e pubblicità}}, a garanzia di un trattamento conforme ai valori costituzionali e alla dignità personale delle donne.

Si tratta di un {{intervento integrato multidisciplinare che richiede responsabilità e finanziamento adeguato da parte dei pubblici poteri}}, da sollecitare e monitorare con determinazione e costanza, iniziando con l’assumere opportune iniziative nei confronti delle istituzioni regionali.

Sarebbe inoltre doverosa una {{assunzione di responsabilità da parte di tutte le donne impegnate in ruoli istituzionali}}, un loro particolare impegno nel proporre, seguire e curare ad ogni livello le misure necessarie a questa ormai improrogabile svolta di civiltà.