Una distanza impressionante tra le norme adottate e declamate e la loro applicazione in concreto e una grave disomogeneità nel territorio nazionale delle norme e dei finanziamenti per azioni/servizi in contrasto alla violenza contro le donne, con conseguente mancanza di tutela dei diritti delle vittime di violenza.

È quanto emerge dal rapporto ombra stilato da oltre 30 associazioni ed esperte coordinate da D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, per il GREVIO, organismo indipendente del Consiglio d’Europa costituito da esperte/i che monitorano periodicamente l’applicazione della Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la violenza domestica nei diversi paesi che l’hanno ratificata.

Attualmente è in corso il monitoraggio del GREVIO sull’Italia, “e il rapporto ombra è uno strumento fondamentale che evidenzia tutte le criticità in relazione all’attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia, al di là di quanto affermato dal Governo nel suo rapporto ufficiale”, spiegano Elena Biaggioni e Marcella Pirrone, le avvocate di D.i.Re che hanno coordinato la redazione del rapporto ombra.

“Questo rapporto è tanto più importante se si considera che fin dalla sua formazione l’attuale governo ha mostrato scarsa attenzione ai temi trattati dalla Convenzione di Istanbul, oltre che presentarsi in generale come reazionario rispetto ai diritti e alle libertà delle donne”, sottolinea Lella Palladino, presidente di D.i.Re, la più grande associazione che si occupa di violenza contro le donne in Italia, con le sue 80 organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio in 18 regioni.

“Prima di stilare il proprio rapporto sulla situazione italiana rispetto all’applicazione della Convenzione di Istanbul, le esperte del GREVIO effettueranno nella primavera 2019 delle visite mirate in Italia per approfondire quanto riportato”, spiegano le avvocate, “sia dal rapporto del Governo che, soprattutto, dal rapporto delle associazioni”.

“Il rapporto ombra elenca cose che ripetiamo quotidianamente in tutte le sedi istituzionali, non ultima la critica al Disegno di legge Pillon su separazione e affido che ci vedrà in piazza il 10 novembre”, ribadisce Palladino.

“Vuole essere una critica costruttiva, perché per contrastare la violenza contro le donne occorre essere consapevoli di come e dove intervenire prioritariamente e costruire una sinergia forte tra istituzioni e società civile, in particolare i centri antiviolenza”, conclude la presidente di D.i.Re.

DAL RAPPORTO:Il Governo appena insediato, infatti, oltre ad avere una rappresentanza femminile minima, ancora una volta non ha il Ministero per le Pari Opportunità, ha creato un Ministero per la famiglia e la disabilità (con un Ministro dichiaratamente contrario all’aborto e con posizioni molto reazionarie sui diritti delle persone LGBT), cancellando ogni riferimento e competenza specifica rivolti alle donne ed assegnando per la prima volta nella storia politica italiana la delega sulle Pari Opportunità ad un uomo la cui competenza deriva dall’essere stato Presidente di UNICEF Italia; il tutto secondo una purtroppo non nuova equivalenza tra soggetti minori, disabili e donne. Le prime iniziative normative su alcuni temi fondamentali della Conv. Ist. – migrazione e diritto di famiglia – delineano già un quadro molto preoccupante per i diritti delle donne in generale e presentano statuizioni in netto contrasto con la Conv. Ist. Il disegno di legge n. 735/S “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”1 (cd. DDL Pillon) porterebbe – se approvato – un grave arretramento per le libertà e i diritti civili di tutte le donne, e in particolare per le donne e i bambini vittime di violenza. La proposta non solo non tiene conto della violenza contro donne e minori, ma ne ostacola l’emersione, introduce la mediazione obbligatoria, la sindrome parentale, il mantenimento diretto, un complesso meccanismo di accordo tra i genitori sulle spese, la suddivisione automatica del diritto di visita, sanzioni alle donne per le denunce che non arrivano a condanna, oltre che modifiche alla norma penale che punisce la violenza domestica. Diverse ONG di donne, ma anche associazioni a tutela dei minori, associazioni di magistrati e avvocati hanno sollevato forti perplessità sul DDL e lanciato campagne di contrasto allo stesso2 . La Special Rapporteur sulla violenza contro le donne per l’ONU e la Chair Rapporteur del “Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sul tema della discriminazione contro le donne nel diritto e nella pratica” hanno in data 22 ottobre 2018 chiesto al Governo di riferire entro 60 giorni sul tale DDL oltre che sulla minaccia di chiudere centri e spazi di donne per il supporto delle sopravvissute alla violenza di genere ….

 Il rapporto può essere scaricato qui: https://www.direcontrolaviolenza.it/wp-content/uploads/2018/10/GREVIO.Report.Ital_.finale-1.pdf