La libertà femminile è obiettivo sensibile del Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF) che si svolgerà a Verona il 29-30-31 marzo con patrocinio del Governo.

Il proposito è la stigmatizzazione del femminismo o la sua criminalizzazione tout court.

Da tempo e in ogni occasione le femministe vengono indicate da rappresentanti del governo (in primis il vicepremier Salvini, per non parlare del senatore Pillon) come le prime responsabili del disfacimento della famiglia e di ogni ordine sociale.

Il ritorno ai valori tradizionali passerebbe necessariamente attraverso una ri-subordinazione delle donne e il condizionamento della loro libertà.

Occorre non prestare in alcun modo il fianco a questo disegno anacronistico, violento e irrealizzabile. Auspichiamo perciò che ogni confronto, anche legittimamente aspro, avvenga in modalità accettabili, e che non si forniscano pretesti a qualsivoglia intento criminalizzante e repressivo in particolare nel corso delle manifestazioni di piazza, sia quella cosiddetta “transfemminista” prevista sabato 30 sia la “Marcia per la Famiglia” di domenica 31.

Il finto antagonismo della mistificazione queer cancella le donne tanto quanto l’estremismo familistico. Sono due facce della stessa medaglia, e contribuiscono al mantenimento del disordine patriarcale in agonia.

Il femminismo è delle donne e il loro comune sentire è altrove.