Presidenza Vittoria Tola, Laura Piretti,  segretarie verbalizzanti Giulia Potenza e Ilaria Scalmani.

Introduce  Vittoria Tola  evidenziando che, a seguito del Congresso molto apprezzato e  all’elezione dei nuovi organismi dirigenti, sono emersi problemi organizzativi tra gestione  sede e gruppi di lavoro. Sottolinea come in quella fase ci si sia trovate a dover fare i conti  non solo con i ns progetti ma anche con la rabbia che è esplosa a seguito della morte di  Sara di Pietrantonio e la sequela delle donne uccise a maggio scorso su cui il governo ha  tentato di negare e di minimizzare. Già al congresso avevamo messo in evidenza come le  politiche sulla violenza messe in atto avevano il movimento del gambero e che venivano  gestite sempre e solo in maniera emergenziale e minimizzante. Il governo parlava di una  flessione del 20%, mentre la nostra raccolta dati ha rilevato un aumento del 40% rispetto  all’anno precedente tornando agli anni peggiori. Tutto questo ha fatto sì che si producesse  una mobilitazione più generale che ha portato alla nascita di Non una di meno attraverso  tutte le assemblee e le mobilitazioni che hanno portato alla straordinaria manifestazione  del 26 novembre che ha aperto tante speranze e partecipazione. Nato per motivazioni  chiare e con obiettivi precisi da soggetti consapevoli, come Io decido e l’Udi e con qualche  renitenza da D.I.RE. Il processo messo in atto ha mostrato molte cose positive ma anche  una grande fatica e forme nuove di presenza fino dall’’assemblea dell’8 ottobre 2016, in  cui abbiamo constatato che il movimento era composto da molteplici realtà e che vi erano  gruppi misti (queer, transgender) che presentavano non solo il problema della violenza di  genere,  ma  anche  quello  dell’uscita  dal  genere:  problemi  che  fino  a  quel  momento  il  movimento  femminista  in  Italia  non  aveva  affrontato.  Si  è  affrontato  il  problema  del  separatismo  nelle  manifestazioni  o  dello  schieramento  sul  referendum  costituzionale  (superandolo), ma quello che è emerso è anche una modalità di decisione tale per cui non  contava  la  posizione  delle  realtà  organizzatrici,  ma  solo  quello  che  emergeva  dall’assemblea. È emerso altresì che, all’interno dei tavoli sono stati affrontati temi che non  avevano  attinenza  con  il  piano  antiviolenza.  Questo  meccanismo  è  continuato  con  le  assemblee che si svolgevano nella maggior parte dei casi in sede occupate di collettivi.

Alle assemblee settimanali, sempre dopo le h.20, si riscontrava una presenza media di  cento persone. Un problema che a Roma ci ha posto problemi di non poco conto in termini  personali e collettivi. Questo fino all’assemblea nazionale di Roma prima e di Bologna poi  dove la presenza era ancora più massiva ed eterogenea. Risultava evidente che vi era  stata una discussione al di fuori dell’assemblea con cui si decideva con quale posizione  uscire  dai  rispettivi  tavoli,  ed  in  alcuni  casi  si  è  constatato  che  i  report  non  sempre  rispecchiavano ciò che emergeva dall’assemblea (ad esempio con riguardo agli 8 punti  dell’assemblea di Bologna).

Da qui anche la presa di posizione differente dell’Udi sul tema  della 194. Il tema della violenza, così come era nato, si è allargato in forme inimmaginabili:  l’appuntamento di Roma del 22/23 aprile, ha visto molte meno presenze e discussione più  serena in alcuni tavoli, mentre in alcuni tavoli (come quello della salute) lo scontro è stato  più vivace: in particolare, lo scontro c’è stato tra noi e dei gruppi emiliani che pretendevano  di autogestire consultori e ospedali. Non è un caso che questo tavolo è l’unico che non è  riuscito a produrre un report. Vittoria ricorda che oggi a Napoli c’è l’assemblea di Non una  di meno e rileva che, quello che è emerso dall’ultima assemblea di Roma è che il Piano  Nazionale dal basso è solo uno degli obiettivi del movimento; più importante appare la volontà di radicarsi sul territorio (costruire dal basso, proporre un piano politico generale e  rappresentare  un  movimento femminista  non  separatista  e  collegato  col  mondo  su  un  ambito generalista intersezionale e di classe). Nel frattempo il dibattito è molto acceso e si  è convocata un’assemblea nazionale sull’ambiente e una sulla tratta. Su questo punto c’è  stato uno scontro nell’ultima assemblea di Roma tra proibizioniste e liberiste, che dimostra  che ci sono delle contraddizioni fortissime all’interno del movimento. L’8 marzo tutto è  ruotato sul problema dello sciopero generale e sul rapporto con i sindacati su cui noi non  siamo  mai  state  convinte  nelle  modalità  proposte  e  pur  partecipando  abbiamo  anche  lanciato ns proposte. L’8 marzo ha avuto un successo molto importante in tutt’Italia ma  non è stato certo uno sciopero generale. Anche sulla 194 in particolare sull’obiezione, si  sono registrate posizioni differenti.

La tendenza emersa dall’ultima assemblea, che tutti le realtà che partecipano a NUDM  dovrebbero convergere all’interno di questo movimento, preoccupa perché, per quanto  riguarda  l’Udi,apre  non  solo  problemi  politici  seri  ma  significherebbe  anche  un  indebolimento non di poco conto. Questo è il solito problema dei movimenti delle donne in  cui sembra che ogni volta si inizi dall’anno zero.   Questo è un problema che oggi dobbiamo affrontare e discutere, così come dobbiamo  affrontare la questione della campagna Adesso basta per arrivare a settembre con un  bilancio di quello che è stato fatto e di quello che c’è ancora da fare. Stessa cosa vale per  il lancio (di cui Vittoria ricorda di aver più volte parlato in segreteria e Coordinamento)  pubblico e ambizioso dell’uso della Piattaforma per una contrattazione di genere. Lanciata  in modo sommesso prima dell’8 marzo, malgrado la preoccupazione iniziale, ha riscosso  molto successo, anche se ha suscitato qualche critica perché l’Udi ha preso una posizione  netta sulla surrogata, su cui poi abbiamo fatto un seminario di grande successo anche per  il taglio innovativo da cui abbiamo affrontato la ns riflessione. Dobbiamo ordinare tutto il  materiale, diffonderlo e proseguire su questo.

Vittoria  sottolinea  che  il  28  settembre  2017  è  stato  lanciato  dalle  donne  argentine  lo  sciopero  globale  per  l’aborto  libero:  lo  slogan  aborto  libero non è  proprio  della nostra  storia, pertanto invita a capire come dobbiamo muoverci per tempo.   Sugli altri temi che ci hanno impegnato in questi mesi informa che l’UDI ha stipulato un  accordo con il Comune di Ferrara per il Premio Immagini Amiche da tenere il 20 novembre  al Teatro comunale a Ferrara.   È ripartito il Gruppo del Calendario 2017 e ricorda che abbiamo avuto seri problemi per  l’iscrizione al Registro delle APS e che, rifacendo il quadro della situazione, abbiamo visto  che troppe UDI non hanno uno spazio fisso che ne permetta la riconoscibilità immediata  nei territori. Siamo riuscite a risolvere il problema con uno sforzo particolare dal centro ma  tutte dovremmo fare una verifica seria dei nostri gruppi e sedi sia per verificarne l’attività e  la presenza da aggiornare sul sito che è rimasto alla mappa pre-congresso. In questo ha  un ruolo determinante sia la segreteria che il coordinamento ma anche ogni singola sede e  ognuna di noi.  Sottolinea  che  questa  verifica  è  necessaria  anche  a  livello  centrale  e  che  dobbiamo  riorganizzare i gruppi di lavoro perché alcune realtà dopo il Congresso hanno retto, ma  altre hanno fatto fatica a impegnarsi per molte ragioni.

Vittoria  comunica  che  al  Congresso  ha  posto  la  questione  delle  sue  dimissioni  dopo  cinque anni di impegno come responsabile e per la necessità di affrontare il rafforzamento  dei gruppi dirigenti. Dopo la sua proposta le è stato chiesto di aspettare tre mesi fino  all’assemblea congressuale che poi, su richiesta di tutte, è diventato diventati un anno, og-   gigi sappiamo che l’anno è passato e pertanto comunica che rassegna le sue dimissioni,  ringraziando tutte per la fiducia che ha ricevuto. Nonostante ancora si dica che non siamo  pronte per cambiare una delle responsabili, alla prossima Assemblea le sue dimissioni  diventeranno irrevocabili. Bisogna quindi capire cosa fare per prepararci alle elezioni della  nuova  responsabile.  Mantiene  la  proposta  di  continuare  il  suo  impegno  all’interno  del  gruppo dirigente nei modi e nelle forme che tutte decideremo.

Come da ODG ricorda che nell’assemblea ci sarà inoltre l’approvazione del bilancio e la  relazione delle Garanti sulla questione della chiusura dell’UDI di Reggio Calabria.  Comunica inoltre che l’Udi nazionale è quasi alla fine della prima parte del Progetto sulla  digitalizzazione dei manifesti dell’Archivio centrale che ha rappresentato un impegno molto  forte per alcune in questi ultimi due anni come ripetutamente rappresentato a tutte.   Interventi:  Laura Piretti :  Sulle dimissioni di Vittoria dice che sperava che non ce le presentasse, ma,  sapendo bene che Vittoria non lascia l’Udi, ciò significa che continuiamo ad avere una  risorsa da impiegare nel lavoro. Sulla campagna Adesso basta, per la quale ci eravamo  proposte  un  anno  di  lavoro,  ritiene  che  bisogna  continuare  perché  sta  cominciando  a  mostrare  alcuni  frutti.  In  Emilia  Romagna,  nonostante  alcuni  passi  positivi,  la  volontà  istituzionale è di non darci le due cose che avevamo chiesto (il tetto sull’obiezione alla  legge 194 e un tavolo di partecipazione integrato sui consultori) ma di procedere anche a  miglioramenti (es: andando verso la somministrazione della RU486 nei consultori) visti  però  come  modo  per  evitare  l’intervento  diretto  sul  numero  degli  obiettori.  In  Emilia  Romagna potrebbe decidersi (ad esempio sull’ospedale di Pavullo che non solo ha il cento  per cento di obiettori, ma che ora viene chiuso anche per i parti) un’iniziativa forte magari  coinvolgendo  anche  non  una  di  meno.

Così  anche  a  livello  nazionale  ci  sono  appuntamenti (es: la giornata per “aborto libero”) su cui possiamo anche vedere se e  come agire. Certamente la campagna Adesso basta va rilanciata.   Chiede di valutare a conclusione dell’anno Adesso Basta (che però a gran voce si è detto  che continua) inaugurando l’anno della Piattaforma “per una contrattazione di genere” con  un’iniziativa  non  necessariamente  a  Roma,  ma  comunque  di  portata  nazionale,  organizzando  il  lancio  del  documento  e  spiegando  il  perché  di  questo  documento,  illustrando le iniziative che, a partire da quella, verranno lanciate sui territori.  Oltre  alla  violenza,  Non  una  di  meno  incrocia  in  parte  i  temi  della  Piattaforma  UDI  e  dunque azioni comuni possono continuare, decise però di volta in volta. E’ bene, dunque  chiarire il nostro rapporto con questa realtà, a cominciare dal fatto che quella fase in cui  noi eravamo una delle realtà promotrici è ormai passata. ciò non significa che UDI debba  prendere le distanze da Non una di meno, come fossimo una realtà istituzionale che si  chiude nei suoi confini. Semplicemente rispetto alla piattaforma globale che il movimento  vuole approntare (tenendo conto che si parla di temi come aborto libero, aborto casalingo  ecc.), dobbiamo pur dire quanto ciò sia oltre il piano femminista contro la violenza su cui ci  siamo impegnate e che non possiamo più contare su pratiche condivise e discusse.

Marina Pivetta  (non corretto dall’autrice) osserva che quando nascono dei movimenti è  difficile trovare una leadership che sia in grado di gestirli e condizionarli. Sottolinea che  abbiamo visto anche la storia di un certo movimento femminista degli anni ’70, che ha  attecchito solo nei luoghi in cui c’era memoria, tutti gli altri sono scomparsi. A rimanere in  piedi sono solo quelle organizzazioni che non hanno un atteggiamento snobistico, ma che  riescono ad essere pesci nel mare, trovando però una loro collocazione politica. Non c’è  da temere di essere surclassate come UDI dalla virulenza del movimento. La campagna  Adesso basta deve chiudersi con un risultato, anche minimo, anche avendo la forza di  denunciare il silenzio delle istituzioni.

Katia  Graziosi (non  corretto  dall’autrice)  ringraziando  preliminarmente  le  Garanti  precedenti, relaziona sull’attività delle Garanti di quest’anno. In particolare, la questione  Reggio Calabria ha posto un tema nuovo, in quanto quello che chiedeva Marsia Modola a  Udi nazionale non era previsto dallo statuto nazionale, sicché Marsia è stata invitata a  convocare un’assemblea delle iscritte 2015 che si prendesse le sue responsabilità; nel  frattempo, si è inserita Caterina Jacopino nel percorso che ha convocato l’assemblea, pur  essendo esclusa dal tesseramento, pertanto le Garanti, insieme a tutti gli organi dell’UDI,  hanno dovuto diffidare la Jacopino dall’uso del nome dell’UDI. Alla fine la riunione della  donne attive a Reggio Calabria è stata convocata ed è stato deliberato lo scioglimento.  Sulla questione archivio dell’UDI di Reggio Calabria, rileva che il materiale risulta essere  presso l’Istituto Gramsci, per cui occorre sentire cosa è rimasto. Le garanti hanno validato  le  dimissioni  di  Marsia  e,  qualora fossero presentate  richieste di  tesseramento,  anche  l’UDI nazionale deve preliminarmente fare una verifica sull’affidabilità della richiedente. Nel  frattempo è pervenuta una richiesta di tesseramento da parte di una delle “fuoriuscite” che  chiedeva un incontro anche per discutere di un atto costitutivo dell’Udi di Reggio Calabria  di  vent’anni  fa.  È  stata  mandata  una  lettera  dal  coordinamento  alle  iscritte  di  Reggio  Calabria  2015  nella  quale  le  Garanti  dicono  che  volendo  singolarmente  si  possono  iscrivere. La cosa più importante non è la tessera ma la qualità dell’attività politica sul  territorio, quindi le donne di Reggio Calabria devono riflettere su questo punto.

Rosangela Pesenti prende la parola per Associazione Archivi. Spiega quando è nata e  perché  è  nata  l’associazione  archivi  (info  reperibili  anche  sul  sito).  Afferma  che  l’associazione non è mai decollata del tutto, sebbene rappresenti un grosso patrimonio  archivistico  a  livello  europeo  per  quanto  riguarda  l’associazionismo  femminile.  Fa  un  richiamo alle UDI locali perché considerino seriamente l’associazione archivi. Precisa che  c’è la necessità di recuperare archivi personali e archivi dispersi. Fa un appello all’UDI per  dimostrare il valore dell’associazione Archivi.   Giovanna  Scassellati   (non  corretto  dall’autrice)  afferma  che  non  ci  sono  risultati  nel  Lazio, in seguito alla campagna Adesso Basta. Ci sono notizie su dei fondi per i consultori  ma ancora non si sa niente. La battaglia del S. Camillo sull’assunzione dei ginecologi è  senza senso perché gli assunti in realtà già lavoravano lì da molti anni. Richiede una  mobilitazione a Roma per vedere la situazione, consultorio per consultorio e la presenza  sempre  più  scarsa  del  personale  nei  consultori.  Ritiene  indispensabile  chiedere  alla  Ministra della Salute di cambiare la relazione sulla L. 194.   Vittoria Tola  risponde facendo riferimento alla determina di Zingaretti che è la causa di  tutto questo e sottolinea che lo stesso non risponde alle nostre questioni su consultori,  obiezioni ecc. La Consulta dei consultori, nella riunione richiesta da Udi, ha chiesto quanti  operatori vanno in pensione a dicembre 2017 ma ancora nessuna risposta.   Rosanna Galli  afferma che come UDI dobbiamo avere consapevolezza di chi siamo, dove  siamo (in merito alla questione NUDM) e dove NON siamo. A Modena si discuterà del  reddito minimo di cittadinanza. Le piange il cuore a vedere migliaia di ragazze in fermento  e non riuscire ad entrarci in contatto come UDI. Tuttavia abbiamo dei limiti e ne dobbiamo  avere consapevolezza. Ricollegandosi all’intervento della Pesenti, sottolinea che abbiamo  un grande patrimonio e che facciamo storia, nonostante l’’82, che va raccontata perché da  allora nessuna la racconta. A Modena, su alcune azioni pubbliche (es. pregatori) possiamo  andare con NUDM, visto che siamo poche. Dobbiamo tenere conto dell’UDI cala di iscritte  e aumenta l’età, quindi bisogna tenere conto di queste giovani donne di NUDM.

Katia Graziosi  (non corretto dall’autrice) apprezza il discorso di Rosanna. Sostiene che  bisogna rimanere collegate con quello che si muove intorno a noi. Abbiamo bisogno di  confrontarci con le istituzioni e portare a casa il risultato: questo ha sempre fatto l’UDI.  NUDM  si  muove  diversamente  in  modo  più  irruento.  Sulla  campagna  Adesso  basta,  aggiungerebbe  la  parola  Ad  oltranza.  Informa  che  la  Lorenzin  sarà  a  Bologna  per  un’iniziativa alla quale l’Udi si presenterà per consegnarle il dossier, anche se è già stato  consegnato via mail alla Segreteria della ministra. Bologna vuole incontrare le 3 donne dei  sindacati  per  discutere  della  campagna.  Rileva  che  c’è  un  momento  di  debolezza  organizzativa e che bisogna sostenere meglio le strutture organizzativi.   Antonella Pompilio  dà lettura del comunicato di UDI Pesaro in merito alla campagna  Adesso  Basta  che  si  allega  al  verbale  e  chiede  di  riunire  appena  possibile  un  coordinamento per discutere della campagna  e dei suoi sviluppi prima di settembre e  come rilanciarla.  Informa sul seminario che Pesaro ha organizzato sui consultori.  -Pausa pranzo ore 13.30-Riapertura dei lavori alle ore 14.30-

Francesca Magliulo  (non corretto dall’autrice) nel suo intervento osserva che le ragazze  di NUDM non vogliono contrattare. Sottolinea però l’importanza della presenza alle riunioni  di  NUDM.  Evidenzia  che  è  stata  inaugurata  la  nuova  sede  di  UDI  Pescara  presso  la  Filanda, ex stabilimento dove si filava la seta.

Lia Randi  (non corretto dall’autrice) afferma che l’UDI deve avere la misura di quello che  è: una realtà che non è presente su tutto il territorio nazionale, che ha poche risorse e che  fa quello che può. Per quanto riguarda NUDM, lo ritiene un movimento antagonista e, non  essendo separatista, tira su un po’ tutto. Non le è piaciuto vedere prendere parte a NUDM  alcune realtà che fanno parte del movimento antagonista ed è convinta che dietro ci sia  una  regia  da  parte  di  chi  intende  veicolare  un  messaggio  di  radicalità  e  del  non  compromesso che un po’ difficile per chi si pone l’obiettivo di un piano che presuppone  una contrattazione; propone di tenerci Adesso Basta e andare avanti a prescindere da  NUDM. Sull’ “aborto libero” promosso da NUDM, afferma che, per lei va bene l’”aborto  libero” ma nelle strutture sanitarie pubbliche.

Giuliana Campanaro  (non corretto dall’autrice) interviene per dire che, su Adesso Basta,  Udi La Goccia ha fatto un sit-in alla Regione e sono state ricevute dall’assessora, la quale  ha promesso loro diversi incontri. Ad oggi si sono fatti due incontri in cui la Regione ha  fornito dei dati vecchi e incompleti. Inoltre si faranno degli incontri monotematici, pertanto  bisogna continuare la nostra pressione.

Annalisa Marino  (non corretto dall’autrice) considera la mobilitazione NUDM come un  successo del nostro lavoro che per tanto tempo abbiamo dovuto fare da sole. Dovremmo  tuttavia rafforzare tale rapporto mantenendoci fedeli a noi stesse. Quello che la preoccupa  è che in questo momento c’è una tendenza a maschilizzare le istituzioni e femminilizzare  le vittime, salvo poi contrapporvi l’autoimprenditorialità del liberismo. Dobbiamo prendere  atto dei nostri limiti di risorse, energie e competenze. Individuare dei modi e delle chiavi di  lettura con cui rappresentarci (autodeterminazione non condizionata da motivi economici,  sociali, contrapposta all’idea di sé che in realtà è etero- indotta).  andare con NUDM, visto che siamo poche. Dobbiamo tenere conto dell’UDI cala di iscritte  e aumenta l’età, quindi bisogna tenere conto di queste giovani donne di NUDM.   Katia Graziosi  (non corretto dall’autrice) apprezza il discorso di Rosanna. Sostiene che  bisogna rimanere collegate con quello che si muove intorno a noi. Abbiamo bisogno di  confrontarci con le istituzioni e portare a casa il risultato: questo ha sempre fatto l’UDI.  NUDM  si  muove  diversamente  in  modo  più  irruento.  Sulla  campagna  Adesso  basta,  aggiungerebbe  la  parola  Ad  oltranza.  Informa  che  la  Lorenzin  sarà  a  Bologna  per  un’iniziativa alla quale l’Udi si presenterà per consegnarle il dossier, anche se è già stato  consegnato via mail alla Segreteria della ministra. Bologna vuole incontrare le 3 donne dei  sindacati  per  discutere  della  campagna.  Rileva  che  c’è  un  momento  di  debolezza  organizzativa e che bisogna sostenere meglio le strutture organizzativi.

Antonella Pompilio  dà lettura del comunicato di UDI Pesaro in merito alla campagna  Adesso  Basta  che  si  allega  al  verbale  e  chiede  di  riunire  appena  possibile  un  coordinamento per discutere della campagna  e dei suoi sviluppi prima di settembre e  come rilanciarla.  Informa sul seminario che Pesaro ha organizzato sui consultori.  -Pausa pranzo ore 13.30-Riapertura dei lavori alle ore 14.30- Francesca Magliulo  (non corretto dall’autrice) nel suo intervento osserva che le ragazze  di NUDM non vogliono contrattare. Sottolinea però l’importanza della presenza alle riunioni  di  NUDM.  Evidenzia  che  è  stata  inaugurata  la  nuova  sede  di  UDI  Pescara  presso  la  Filanda, ex stabilimento dove si filava la seta.  Lia Randi  (non corretto dall’autrice) afferma che l’UDI deve avere la misura di quello che  è: una realtà che non è presente su tutto il territorio nazionale, che ha poche risorse e che  fa quello che può. Per quanto riguarda NUDM, lo ritiene un movimento antagonista e, non  essendo separatista, tira su un po’ tutto. Non le è piaciuto vedere prendere parte a NUDM  alcune realtà che fanno parte del movimento antagonista ed è convinta che dietro ci sia  una  regia  da  parte  di  chi  intende  veicolare  un  messaggio  di  radicalità  e  del  non  compromesso che un po’ difficile per chi si pone l’obiettivo di un piano che presuppone  una contrattazione; propone di tenerci Adesso Basta e andare avanti a prescindere da  NUDM. Sull’ “aborto libero” promosso da NUDM, afferma che, per lei va bene l’”aborto  libero” ma nelle strutture sanitarie pubbliche.

Giuliana Campanaro  (non corretto dall’autrice) interviene per dire che, su Adesso Basta,  Udi La Goccia ha fatto un sit-in alla Regione e sono state ricevute dall’assessora, la quale  ha promesso loro diversi incontri. Ad oggi si sono fatti due incontri in cui la Regione ha  fornito dei dati vecchi e incompleti. Inoltre si faranno degli incontri monotematici, pertanto  bisogna continuare la nostra pressione.

Annalisa Marino  (non corretto dall’autrice) considera la mobilitazione NUDM come un  successo del nostro lavoro che per tanto tempo abbiamo dovuto fare da sole. Dovremmo  tuttavia rafforzare tale rapporto mantenendoci fedeli a noi stesse. Quello che la preoccupa  è che in questo momento c’è una tendenza a maschilizzare le istituzioni e femminilizzare  le vittime, salvo poi contrapporvi l’autoimprenditorialità del liberismo. Dobbiamo prendere  atto dei nostri limiti di risorse, energie e competenze. Individuare dei modi e delle chiavi di  lettura con cui rappresentarci (autodeterminazione non condizionata da motivi economici,  sociali, contrapposta all’idea di sé che in realtà è etero- indotta).

Delia La Rocca  (non corretto dall’autrice) sostiene che dobbiamo fare i conti con le risorse  che abbiamo e ridimensionare le nostre ambizioni anche in termini di visibilità. Ritiene che  NUDM non sia un movimento che non contratta perché al suo interno ci sono molti centri  antiviolenza che chiedono riconoscimenti e finanziamenti. Non la preoccupa la loro voglia  di  allargarsi  e  ritiene  che  bisogna  continuare  ad  osservarle  ed  analizzarle.  Le  parole  “aborto libero” le fanno pensare ad una privatizzazione.

Liviana Zagagnoni  sostiene che il nostro problema è che non siamo monotematiche e  questo  ci  sfinisce  perché  siamo  poche.  Afferma  che  dopo  l’assemblea  di  Bologna  di  NUDMeno ha perso la passione e non ha voglia di fare passi indietro ai traguardi da noi  già raggiunti. Invita ad osservare che su alcune questioni in comune, noi e NUDM siamo  su percorsi molto diversi, difficili da avvicinare, anche se ultimamente abbiamo assistito a  qualche svolta.  Luana  Vacchi   (non  corretto  dall’autrice)  afferma  che  l’UDI  ha  declinato  la  violenza  internazionale molto prima di NUDM, ma ben venga che loro raccolgano e vadano avanti.  Va bene l’osservare come agiscono e come comunicano. Molto difficile è organizzare la  comunicazione da Udi Nazionale alle altre Udi così come da Udi ai media, ma comunque  occorre valorizzare ciò che è stato fatto.

Gloria  Bigliardi   (non  corretto  dall’autrice)  racconta  la  sua  esperienza  positiva  di  partecipazione al tavolo di NUDM sul sessismo nei movimenti.  Rosangela  Pesenti   osserva  che  ciclicamente  si  ripresentano  collettivi  femminili  che  vogliono cambiare a partire dalle proprie vite. Dobbiamo pensarci dentro una storia più  lunga di cui le donne dell’UDI sono testimoni. In questo momento noi siamo i terminali di  una lunga storia, e dobbiamo avere i sensori aperti. La Piattaforma per una contrattazione  di genere può essere un terreno di dibattito  perché  colloca le  richieste  concrete  nello  spazio di rottura del paradigma economico tradizionale. Con riguardo alla comunicazione,  osserva che è una fatica che spesso ci frena.

Marina  Pivetta (non  corretto  dall’autrice),  su  consultori  ed  obiettori,  afferma  che  è  necessario fare un excursus sulla politica privatistica della sanità che stanno mettendo in  atto (v. chiusura ospedali) e, per quanto riguarda la comunicazione UDI, occorre rivedere  la comunicazione online

Antonella  Pompilio   (non  corretto  dall’autrice)  racconta  del  progetto  con  un  Comune  dell’Emilia nelle scuole dentro le quinte degli istituti tecnici. Si sono preparate su come  parlare di violenza a dei maggiorenni. Forse però, afferma, in UDI bisognerebbe discutere  su come e cosa dire agli studenti;

Vittoria Tola afferma che NUDM non è univoca ma sono tante realtà messe insieme. Tra i  vari incontri nazionali, ci sono state decine e decine di assemblee e solo la presenza fisica  può consentire di far valere la propria opinione, poiché l’opinione di chi non è presente alle  assemblee non conta.

Chiusura dei lavori h. 18.30  La Presidenza: Vittoria Tola, Laura Piretti  Segretaria verbalizzante Giulia Potenza  Verbale dell’assemblea dell’UDI del 27 maggio 2017

Il 28 del mese di maggio 2017 presso la sede di via della Penitenza alle ore 10, si è riunita  l’assemblea delle socie dell’Unione Donne in Italia presenti: Vittoria Tola e Laura Piretti  (responsabili nazionali), Giuseppina Martelli (Tesoriera), Rosanna Galli, Gabriella Gavioli, Kadra  Jama  (Udi  Modena),  Ilaria  Scalmani,  Renata  Muliari,  Fabrizia  Castagna,  Giulia  Potenza, Giovanna Scarsellati, Paola Parisi, Annalisa Marino, Giuliana Campanaro (UDI  La Goccia), Gloria Bigliardi (UDi Carpi), Rosangela Pesenti (Udi Velia Sacchi), Delia La  Rocca (Udi Catania), Antonella Pompilio, Bonazzoli Bianca, Simoncilli Gigliola, Simoncini  Ornella (UDI Pesaro), Catalina Golban e Liviana Zagagnoni (Udi Ferrara), Maria Vanna  Zanini  (Grosseto),Lia  Randi  Luana  Vacchi,  Renza  Bartolotti,  Francesca  Piombini  (UDI  Ravenna), Katia Graziosi (UDi Bologna), Valentina Sonzini (Udi Genova).  Presidenza, Vittoria Tola, Laura Piretti.  Apre  l’assemblea  la  Tesoriera  Giuseppina  Martelli   presentando  il  bilancio  consuntivo  2016. Dopo la spiegazione e le delucidazioni sulle singole voci, viene approvato il bilancio  con 30 voti favorevoli, 1 contraria e 0 astenute.  L’assemblea approva all’unanimità la chiusura del conto corrente num. 53230009 presso  Poste Italiane, filiale Roma Grottarossa; Via di Grottarossa, 56/58.

Vittoria  Tola   prende  parola  spiegando  la  situazione  attuale  della  sede  di  Via  della  Penitenza in particolare per la questione dell’affitto di via dell’Arco di Parma ancora in  essere e dell’attesa del contratto da parte del comune della nuova sede che tarda ad  arrivare e che costringe chi e’ in sede nazionale a un lavoro di contatti e incontri sfiancante  con la nuova amministrazione.

Rosanna Galli  chiede alle garanti di fare un monitoraggio sul numero delle tesserate e la  presenza effettiva delle UDI sul territorio nazionale. Anche Lia Randi  chiede che qualcuna  segua  la  questione  tessere  (per  avere  ben  chiaro  il  numero  di  quelle  date,  di  quelle  pagate, di quelle non ancora restituite). Ci deve essere la verifica e il controllo.

Giuseppina Martelli  (non corretto dall’autrice) sostiene che le Udi molto spesso vengono  sollecitate a pagare la somma dovuta e la restituzione delle tessere non fatte, ma ciò non  basta affinchè si regolarizzi il tutto. Cosi’ è stato fin dal 2012. Ribadisce che il bilancio  presentato è di competenza contrariamente all’opinione di Delia la Rocca e sottolinea che  questa forma di bilancio e’ stata chiesta in una precedente assemblea.

Vittoria Tola  ricorda che dal 2012 la situazione delle tessere è un problema permanente  poiché da allora diversi crediti di Udi nazionale sono rimasti sempre aperti. per anni alcune  donne sono state dietro al pagamento di determinati crediti. Si è negli anni lavorato a una  mappatura anche per verificare se  alcune UDI (pur non pagando il tesseramento) nei  territori chiedano risorse beneficiando del nome UDI. Sarebbe importante capire anche  quali altri modi o strade l’UDI può trovare per finanziarsi ma è fondamentale che ogni UDI  abbia un statuto strutturato come quello nazionale ma autonomo.

Laura Piretti  sottolinea che il tesseramento è un dato politico importantissimo. Non si tratta  solo di valutare chi ha preso tessere senza poi farle, oppure quanto sia realistico che UDI  importanti abbiano pochissime tessere. Da valutare è il dato politico che avere una tessera  è non solo sostegno  economico  all’associazione, ma è  Diritto/possibilità di partecipare  attivamente alla vita politica dell’associazione (partecipazione assemblee, ai congressi, ai  gruppi dirigenti, ai gruppi di lavoro, ecc.) e dunque il tesseramento deve consegnare dati  certi sia come numeri che come risorse date alla sede nazionale.

Renata Muliari  ringrazia Vittoria per l’impegno con le istituzioni a farsi assegnare la sede  attuale dell’associazione a cui l’Udi la Goccia ha dato un grande supporto economico. In  merito alle vendite del nostro Calendario, il ruolo di Noi Donne nel 2016 ci ha arrecato un  danno poiché vendendo l’agenda è stato associato alla nostra associazione pertanto non  hanno acquistato il calendario credendo di aver comunque contribuito a sostenerci. Nei   fatti le vendite del calendario sono diminuite visibilmente. Ma l’UDI La Goccia riesce a  diffondere comunque 2200 calendari per lo più nelle categorie sindacali dove il lavoro  dell’UDI  è  riconosciuto  e  molto  apprezzato.  Ma  tale  impegno  deve  essere  sentito  e  riconosciuto anche  per  le  donne  dell’UDI  che  a  Roma  in  particolare  in  sede  lavorano  gratuitamente.

Il calendario è fondamentale per il bilancio udi e per fare iniziative politiche.  Accenna inoltre alla questione dell’archivio provinciale di Roma che qualche anno fa è  stato ceduto ad Archivia vincolandolo in quanto archivio fondante e quindi non più libero  per essere depositato in altro luogo come l’Archivio Centrale. Da chi gesti’ quel passaggio  fu fatto un errore politico ai danni dell’UDI nazionale e dell’allora UDI Provinciale e in modo  non condiviso.

Rosanna Galli  (non corretto dall’autrice) sollecita alla riflessione di come sia realmente  composta oggi l’UDI e di quale presenza effettiva ci sia sui territori. A Modena ad esempio  più di 10 copie del calendario la CGIL non prende. Anche lei sostiene che il dato politico  più importante sia la tessera e non il calendario. Questo numero infatti non è destinato a  aumentare anzi.  Bisogna  puntare alle  tessere  altrimenti  chiudiamo e  rimangono  solo  i  nostri archivi. Ma è necessario continuare a fare politica . È necessario che rimangano  almeno 20 sedi sul territorio nazionale.  Una questione importante, oggi, è soprattutto stare dietro all’albo, che non sarà più quello  dell’APS  (Ass.  promozione  sociale)  ma  quello  del  terzo  settore.  Questo  però  è  un  problema poiché in quest’ambito non è prevista la parola “associazione femminile” e ciò  comporterà la difficoltà a reperire fondi anche attraverso bandi pubblici.

Rosangela Pesenti  in merito alla questione tessere crede che sebbene siamo in poche  abbiamo tuttavia molte competenze. Pertanto è bene metterle a frutto poiché il nostro  bacino di utenza politica è molto più ampio e ciò aiuterebbe a trovare nuove tesserate.  Riscontra  inoltre  che  molte  donne  dell’UDI  oggi  non  conoscono  tutta  la  storia  dell’associazione soprattutto del passato più lontano.  In  merito  a  quanto  detto  da  Vittoria Tola  sulla  vicenda  di  Reggio  Calabria  ritiene  che  l’informazione vada data in modo completo altrimenti chi non conosce i fatti rischia di farsi  un’idea deformata delle ragioni di tutte le parti. Sulla informazione è necessario aver chiari  i problemi dell’UDI sia per quel che riguarda la comunicazione interna ma anche quella  esterna; in tal senso si propone, con l’aiuto in archivio di Ilaria Scalmani, di scrivere la  pagina wikipedia dell’UDI.  Sempre  inerente  alla  comunicazione  sostiene  che  le  fotografie  sono  importanti.  La  fotografia non solo come  scatto occasionale ma come esito di una scelta  politica che  rende visibile e documenta il senso e magari anche il piacere di essere, insieme, gruppo  dirigente dell’UDI. Ribadisce, come già ha detto in Coordinamento, che la mancanza di  questa  visibilità  collettiva  alla  manifestazione  del  26  novembre  favorisce  quella  clandestinità dell’Udi che poi lamentiamo. La storia passa anche dalle fotografie.  Giovanna Scassellati  (non corretto dall’autrice) dichiara di far parte del gruppo risorse.  Ritiene che la tessera non sia sufficiente per un’associazione come la nostra a coprire  tutte le spese. Spesso nell’associazione ci sono degli intoppi ma bisogna andare avanti  perché la nostra diversità è una ricchezza e non deve essere un problema.

Katia Graziosi  (non corretto dall’autrice) si rende conto che la lettura dei bilanci solleva  questioni che accalorano sempre molto. Anche a Bologna si paga l’affitto della sede e non  si  ha  alcuna  agevolazione,  anzi  il  Comune  agevola  l’apertura  di  uno  sportello  per  gli  uomini maltrattanti. La questione del terzo settore è molto seria; possiamo pensare di  attivare delle alleanza con altre realtà associative, anche nazionali come il CIF, per avere  più forza nel richiedere che la parola associazione femminile venga inserita all’interno  dell’albo.  Antonella  Pompilio   (non  corretto  dall’autrice)  racconta  che  anche  a  Pesaro  ogni  anno  viene fatta un’assemblea con l’approvazione del bilancio e vengono anche redatti i bilanci.  Oltre alle donne dell’UDI si aprono gli incontri anche ad altre donne al fine di conoscerle  ed avvicinarle. Quando loro fanno una tessera non vogliono solo i soldi ma richiedono un  minimo di impegno/presenza politica. Il lavoro della tessera è un lavoro di convincimento.  È importante che  le sedi siano  strutturate perché sono anche un  patrimonio per l’UDI  Nazionale.  Vittoria Tola  conferma che è vero che il nostro ambito di influenza è più ampio del numero  delle tesserate. Ad esempio  la sede nazionale è un luogo  dove si fanno eventi a cui  aderiscono un gran numero di persone tanto da avere quasi sempre solo i posti in piedi  (es. convegno sulla tratta, le Cinepioniere, presentazioni libri, ecc..)   Fa  un  accenno  anche  lei  per  chiarire  alcuni  particolari  sulla  vicenda  dell’archivio  provinciale  di  Roma  e  sulla  natura  del  rapporto  giuridico  con  Archivia.  Similmente  si  riallaccia  alla  questione  dell’archivio  storico  di  Noi  Donne,  un  questione  in  sospeso  e  ancora  non  chiara.  In  merito  alla  questione  sollevata  da  Pesenti  su  Reggio  Calabria,  ritiene che le storie si devono raccontare tutte per intero, poiché estrapolare solo alcuni  particolari altera il giudizio.

Gloria Bigliardi  (non corretto dall’autrice) riferisce che a Carpi è stato fatto un incontro con  la COOP Alleanza alla quale si sono richiesti dei finanziamenti. La possibilità concreta c’è,  ma il loro sostegno è a livello nazionale (hanno fatto l’esempio del ricavato della vendita di  un particolare prodotto il cui 1% potrebbe essere devoluto, per un periodo limitato, all’Udi  se abbinato a un progetto/iniziativa). È quindi necessario un progetto da presentare alla  sede nazionale della Coop che si trova a Bologna.

Delia La Rocca  (non corretto dall’autrice) ritiene che la richiesta di tessere è importante  per la politica in seconda battuta per le finanze. Racconta che Catania con il surplus dei 10  € della tessera si è dovuta pagare il costo che per le spese vive del rinnovo dello Statuto.  Liviana Zagagnoni  riferisce che Ferrara richiede più tessere del fabbisogno, sperando di  fare qualcuna in più. E dovendo seguire il criterio deciso del contributo da versare a UDI  nazionale, alla sede locale resta ben poco o nulla.

PAUSA PRANZO

Laura Piretti  in merito alla questione di Reggio Calabria riferisce che la decisione presa è  quella per cui non si ritiene opportuno accettare l’iscrizione di Caterina Jacopino per la sua  scarsa chiarezza e per le modalità del suo agire politico in questa fase delicata.   Ricorda che nella prossima assemblea straordinaria è necessario trovare chi sostituirà  Vittoria  Tola  come  responsabile  nazionale.  Si  dovrà  anche  vedere  la  questione  organizzativa dell’UDI nazionale.  Il Premio immagini amiche quest’anno doveva esser fatto a Ferrara ma la questione si è  complicata a causa della rimozione dell’Assessora con cui avevamo preso accordi.  Ci sono diversi interventi per sollecitare Vittoria a ripensare alle sue dimissioni   Vittoria Tola  continua a sostenere fermamente le sue dimissioni.

Delia La Rocca  (non corretto dall’autrice) propone momentaneamente di alleggerire gli  impegni di Vittoria con l’aiuto del coordinamento e della Segreteria. Se con i gruppi di  lavoro  lavoriamo  di  più  riusciamo  a  cercare  di  individuare  una  figura  che  la  possa  sostituire.

Laura  Piretti   ricorda  che  in  merito  al  calendario  del  2018  siamo  già  in  ritardo  poiché  dobbiamo  iniziare  a  lavorarci  sopra  pertanto  è  stato  autorizzato  il  gruppo  di  lavoro  calendario a cominciare. Il tema è stato deciso dalla segreteria.

Liviana Zagagnoni  informa che il gruppo calendario convocato per ieri (27 maggio) non si  è  potuto  riunire  per  intero  (per  varie  ragioni),  ma  solo  parzialmente.  Il  tema  scelto  in  precedenza e confermato, è quello delle letterate (italiane e straniere) che hanno lasciato  parole forti e fondamentali per le donne e per i movimenti, tanto che spesso le abbiamo  riprodotte  nei  nostri  manifesti  o  citate  nei  documenti.  Sarà  per  il  gruppo  una  scelta  complicata.

Valentina Sonzini  (non corretto dall’autrice) ribadisce che il gruppo comunicazione con  l’esterno di cui lei fa parte c’è e lavora sebbene ci siano delle cose da mettere a punto per  un funzionamento migliore. Facebook funziona molto bene e invita alla consultazione della  pagina. In merito al sito web potremmo pensare di inserire e mettere in evidenza gli eventi  delle udi locali.

Antonella Pompilio  (non corretto dall’autrice) a proposito della campagna Adesso Basta  avverte  come  Udi  di  Pesaro  la  necessità  di  un  documento  proveniente  dal  nazionale  spendibile a livello locale.

Lia Randi  (non corretto dall’autrice) riguardo alla comunicazione interna all’Udi avverte che  non sempre arrivano localmente tutti i materiali che dovrebbero. In merito alla richiesta di  Antonella Pompilio non sente la necessità di un altro documento poiché ritiene che ci  siano un abbondanza di scritti, quando in realtà il vero problema è dove spenderli questi  documenti.

Vittoria  Tola   riguardo  ai  problemi  inerenti  la  comunicazione  interna  spiega  che  le  responsabili all’invio e alla gestione delle mail da due che dovevano essere, per problemi  legati alla salute e alla famiglia, è diventata una sola nonostante aiuti saltuari di altre.  Per quel che riguarda le sollecitazioni e valutazioni politiche, gli stimoli non è detto che  debbano arrivare sempre dal centro anzi a volte sarebbe utile anche che dal locale ci  fossero degli input.

Rosanna Galli  (non corretto dall’autrice) in merito alla campagna Adesso Basta ritiene che  sarebbe  utile e d’effetto mettere insieme  tutte  le foto, i volantini, le iniziative per dare  un’idea del lavoro che in questi 10 anni è stato fatto.  Sulla  piattaforma  per  una  contrattazione  di  genere  dobbiamo  metterci  in  contatto  con  nuove  donne,  Coldiretti,  Confagricoltura,  Cia.  Dovremmo  guardare  anche  alcune  esperienze dell’imprenditoria femminile che sono molto belle.

Katia Graziosi  (non corretto dall’autrice) crede che sarebbe utile un piccolo aggiornamento  su ciò che è stato fatto in tutte le sedi con Adesso Basta. A Bologna si sono chieste come  valorizzare il discorso sul Welfare. Hanno pensato di fare cordata con l’ANPI per chiedere  all’università la Laurea ad honorem ad Adriana Lodi chiamata la mamma degli asili nido a  Bologna.

Rosangela  Pesenti   chiede  di  predisporre  un  calendario  di  appuntamenti  del  coordinamento e della segreteria in modo da favorire la partecipazione.

Laura Piretti  crede che per aiutare gli organi direttivi ci debba essere da parte di una  singola la possibilità di manifestare l’impossibilità di presenziare (quando si conoscono le  tempistiche) all’attività organizzativa: è dunque fondamentale che ci sia un calendario degli  incontri di coordinamento e di segreteria e che si potenzino/ migliorino le condizioni per  collegamenti via skype.

Valentina  Sonzini   (non  corretto  dall’autrice)  sostiene  che  per  dare  risonanza  alla  piattaforma dovremmo chiedere alle “nostre” parlamentari un comunicato stampa insieme  a loro, magari prima dell’estate.

Kadra Jama  (non corretto dall’autrice) propone che per tutti gli slogan come ad esempio  Adesso  Basta  si depositi  legalmente  la frase,  parola  (marchio  registrato).  La  proposta  riceve consensi.

Vittoria  Tola   dichiara  che  i  gruppi  di  lavoro  vanno  rivisti,  poiché  ci  sono  state  alcune  defezioni e vanno riorganizzati. Inoltre i gruppi devono autoconvocarsi e non aspettare una  comunicazione altra. La segreteria deve inoltre verificare il lavoro di tali gruppi.

Liviana  Zagagnoni   crede  che  né  i  gruppi  tematici  né  il  cooordinamento  siano  nelle  condizioni di autoconvocarsi e che serva nominare una referente che si assuma questa  funzione.

Laura  Piretti   ritiene  che  vada  chiarito,  in  merito  ad  un  discorso  complessivo  sull’organizzazione, che esistono gruppi “strutturali” quali immagini amiche (se si pensa di  proporlo in modo continuativo), calendario, risorse, comunicazione ecc. ed altri che invece  si  aprono  e  si  chiudono  in  merito  ai  temi  su  cui  si  lavora.  È  inoltre  necessario,  cosa  richiesta esplicitamente da Antonella Pompilio, mettere a confronto il coordinamento e la  segreteria con le attività locali su Adesso Basta.

Vittoria Tola  ribadisce che alcuni gruppi vanno ristrutturati. Conclude l’assemblea dicendo  che si farà il verbale riassumendo le proposte finali così da individuare quali le più urgenti.  Insieme al verbale verrà inoltre mandato l’elenco dei gruppi a cui si potrà partecipare o  scegliere di cancellarsi.

L’assemblea conclude i suoi lavori alle ore 17.30.  La Presidenza Vittoria Tola, Laura Piretti  La segretaria verbalizzante   Ilaria Scalmani