Da giugno a settembre 2018 Villa Farsetti diventa il cuore pulsante dell’arte contemporanea ospitando i lavori di oltre 100 artisti provenienti da ben 9 paesi – dal Giappone alla Finlandia – tutti partecipanti per contribuire all’Archivio dell’Associazione Culturale Visioni Altre Il Libro Illeggibile- Omaggio a Bruno Munari”, archivio nato nel 2016 grazie ad Adolfina De Stefani, e che già vede illustri acquisizioni.

Al primo e al secondo piano della Villa, Adolfina De Stefani ha invece selezionato 22 artisti contemporanei chiamati a testimoniare il loro recente percorso creativo.

Tra questi spiccano Fausto Trevisan, Alberto Bortoluzzi, Fanny Zava, Grazia Zattarin, Gabriella Santuari, Giorgio Trinciarelli che il giorno 17 giugno 2018 inaugurano tutti la loro personale. A partire dalle 17.00 la curatrice Adolfina De Stefani accompagnerà il pubblico nelle varie sale della Villa che ospitano le singole personali, dove Barbara Codogno darà la propria lettura critica.

L’artista Fanny Zava è presente a Villa Farsetti con la mostra “I sogni dei grandi maestri” : L’arte dell’illustrazione si annovera senz’altro tra le più complesse; soprattutto quando si illustrano prevalentemente dei fantasy, dove intervengono più piani e più stili narrativi, come il mito, il soprannaturale, l’immaginazione, l’allegoria, la metafora, il simbolo e, soprattutto, il surreale. Illustrare, arte che Zava frequenta essendo anche illustratrice proprio di libri fantasy, significa dare lustri nel senso di illuminare. E per illuminare bisogna senz’altro essere luminosi e illuminati. Ecco allora che luce e colori sono elementi fondamentali; così come lo sono la pluralità dei linguaggi artistici usati. Ma ancora più importante è il saper vedere la magia e la suggestione per tradurla con altrettanta autenticità. Questa premessa, quasi filologica, era quanto mai necessaria per arrivare a parlare delle opere di Fanny Zava, artista poliedrica, eclettica e originale, capace di saper trasmettere e condividere le proprie emozioni che si dipanano lungo un ponte immaginario che unisce il Brasile a Venezia. L’artista infatti ha vissuto e studiato in Brasile dove ha approcciato l’arte con i primi corsi di pittura su tela e tessuto. Trasferitasi poi a Venezia, l’artista approccia la pastosità del colore in seno alla venezianità.

L’artista Gabriella Santuari è presente a Villa Farsetti con la mostra “Casa di bambola”: Tutto il lavoro di Gabriella Santuari poggia su quei vasi comunicanti che gettano ponti di significato tra l’io e gli altri. Laddove l’io è inequivocabilmente l’io e tutto il mondo femminile; che non è solo luogo di genere, mondo di appartenenza, ma anche mondo “antico”, sempre caro all’autrice, nella sua accezione di lentezza, intimità, riservatezza, ma anche bellezza, gioia, e più in generale nella manifestazione dell’essere femminile in tutte le sue sfaccettature. E gli altri, ovvero: tutto quello che sta fuori, rappresentano per Santuari di volta in volta un nodo sociale che l’autrice indaga con la sua consueta delicatezza, mai gridata nei toni, eppure pungente, esatta nella critica. A villa Farsetti Santuari per l’occasione propone un’installazione composita, dove più elementi compongono  una contemporanea “casa di bambola”. Il titolo ci rimanda senz’altro ad Ibsen, il quale nell’omonima piéce teatrale fa di Nora (la protagonista) una delle prime raffigurazioni letterarie della donna moderna: capace di ribellarsi alle convenzioni sociali e alla sottomissione famigliare a cui è costretta.  In questo percorso di ribellione e di autoaffermazione, Nora si renderà conto di essere vissuta in un mondo frenetico ed egoista, dominato dall’ansia di affermazione, poco attento ai rapporti interpersonali e che finisce con il divorare l’universo interiore delle persone.

L’artista Grazia Zattarin è presente a Villa Farsetti con la mostra “Melekler”: Senza necessariamente citare Gauguin che ne è l’esempio più noto, in storia dell’arte sovente incontriamo repentini cambiamenti di stile e di “rotta” dovuti a particolari viaggi compiuti dagli artisti. Pensiamo a Monet e alle opere che il pittore realizzò dopo il suo viaggio in Normandia, opere nelle quali cambiò radicalmente il suo rapporto con la luce. Viaggio e Luce. Anche Zattarin rientra esattamente in questa esperienza di cambiamento. L’autrice ci narra infatti di come un viaggio l’abbia portata a riconsiderare la luce, ovvero, la presenza divina nell’umanità. Melekler in lingua turca significa “Angeli” e l’incontro con gli Angeli per Zattarin avviene proprio a Istanbul, dove Zattarin ha vissuto e lavorato a lungo, come ne testimonia il ciclo di opere scaturito da quell’esperienza e qui esposto solo parzialmente. Al centro della poetica di questa autrice c’è fondamentalmente l’autrice. E non solo per le sue esperienze di donna indipendente e anticonformista, e che compie attraverso il proprio “corpo arte”, ma proprio perché mette il corpo al centro della sua ricerca; che per questo è ricerca politica.

L’artista Alberto Bortoluzzi è presente a Villa Farsetti con la mostra: “Alberto Bortoluzzi. L’eredità dello sguardo”. Nel solco di una pittura classica e rigorosa, Alberto Bortoluzzi ci consegna una visione assolutamente contemporanea del paesaggio. Con colori antinaturalistici l’autore racconta una natura in cui non c’è mai traccia di presenza umana. Lo fa con campiture cromatiche dense, vive. I suoi sono colori lividi, dove giganteggiano il rosso carnoso e il giallo materico; ed esulta la viva carne della terra. I suoi paesaggi assoluti – che dalle dolomiti digradano fino alla laguna – sono luoghi antichi, nobili. Luoghi sospesi in una dimensione senza tempo. Addensamenti poetici che coagulano in confini geografici dove l’esplorazione dello sguardo punta allo sconfinamento in verticale. E in questa deriva sognante il cielo si apre in tutta la sua profondità e ci delizia l’anima di nuvole. La presenza delle nuvole è, in Bortoluzzi, forse l’apice più sublime del suo essere pittore di paesaggio.

L’artista Fausto Trevisan è presente a Villa Farsetti con la mostra: “Infimitas”: Le opere che l’artista Fausto Trevisan espone in questa sua personale a Villa Farsetti fanno capo a uno dei filoni artistico concettuali investigati dall’autore, ovvero “I segni del tempo”. Sono una serie di pannelli di legno sui quali l’artista ha collocato gesso e pigmenti di colore. La tecnica usata per gli autoritratti o per gli oggetti ( macchina da scrivere, violino, etc) è il risultato di una pressione – imposta o causale – sul supporto medesimo e che l’artista dapprima vive e poi consegna al pubblico come prodotto di una esperienza sensibile: una performance. Quello che troviamo quindi “scritto” sul pannello è il frutto di una azione allo stesso tempo, allo stesso modo, volontaria e involontaria. Di fatto ci imbattiamo in un susseguirsi di affascinanti increspature colorate che avanzano sul supporto, a partire da un preciso punto di rottura che le ha generate. E che noi rinveniamo facilmente perché il colore si fa più grumoso, manifestandosi in una concrezione di “vuoto”. Di fronte a questi lavori, estremamente interessanti e meravigliosamente delicati, la critica, oltre a leggere tecnicamente il dato sensibile, l’opera, deve necessariamente spingersi nell’interpretazione concettuale che la presiede; cercando il senso degli interstizi, delle screpolature, dei solchi della materia che ci mostra la sua cedevolezza, la sua debolezza, anzi: il suo punto debole. La sua infirmitas, appunto.

L’artista Giorgio Trinciarelli è presente a Villa Farsetti con la mostra “Opere tra la luce e il silenzio”: Giorgio Trinciarelli è un artista raffinato e sensibile. La sua storia rintraccia la forza del segno nella memoria. Nato a Volterra, patria dell’alabastro, materiale che tornerà in questo nostro excursus e che gli è particolarmente caro e congeniale, da lungo tempo vive a Venezia dove ha lavorato come psichiatra. Attività questa che senz’altro ha influenzato la sua produzione artistica. Figlio d’arte, il padre scultore gli ha trasmesso profonde conoscenze sui metalli e sulla loro lavorazione. Un nonno fabbro, e un altro invece, come lo zio, maestro nella lavorazione dell’alabastro; un percorso artistico che si configura quindi fin dalla sua giovane età, in contatto com’è con il mondo dell’arte e conoscendo anche personalmente artisti del calibro di  Alberto Viani (assistente di Arturo Martini) e Mino Trafeli. Giorgio Trinciarelli da sempre pensa, disegna e scolpisce materiali diversi utilizzando una pluralità di linguaggi espressivi: il bronzo, l’acciaio, la ceramica, il vetro, la terracotta, l’alabastro, le resine, il polistirolo; poi l’acquaforte, l’acquatinta, la maniera allo zucchero, la cera molle; infine gli acrilici e le chine. “Le mie opere, per la maggior parte, nascono come segno (e come gesto) sulla carta, per poi evolvere verso la tridimensionalità – spiega l’autore – in un processo in cui l’emergere preconscio della forma è fondamentale e condiziona tutto il successivo sviluppo del progetto. La ricerca poi si sviluppa ulteriormente in indagine sui materiali e sui linguaggi di ciascuno di essi”.

Sempre il 17 giugno alle ore 21.00 nello spazio centrale di Villa Farsetti si terrà lo spettacolo teatrale “L’amore per la rima mi ….consima” scritto e diretto da Paolo Franciosi con Sergio Marchesini alla fisarmonica e Paolo Valentini alla chitarra.

Curatore: Adolfina De Stefani  –  Luogo: Villa Farsetti di Santa Maria di Sala, Venezia  –  Indirizzo: Via Roma, 1 – Santa Maria di Sala (VE)