Tutte e tutti dovremmo chiederci quanto valore possano avere esternazioni del tutto distaccate da una pratica quotidiana di critica ed autocritica sugli usi ed i costumi di un paese nel quale non si conosce neanche il numero delle vittime della violenza maschile.
Il nome della trasmissione, di Radio24, “la zanzara” suggerisce punture verbali, pensieri fastidiosi mirati a suscitare dubbi e discussioni. Al contrario le opinioni dei conduttori si offrono all’ascolto compiacente di un pubblico elettivamente maschile, frettoloso, insofferente al pensiero articolato e propenso a vedersi confermato nei propri luoghi comuni. I più comuni, mascherati in modo trasgressivo. Una zanzara maschio può far tutto tranne che pungere.

Il 17 Maggio Radio 24 ha indetto un {{Radio Day sul femminicidio.}} Il senso auspicato in queste scelte mediatiche potrebbe essere, unico ragionevolmente utile, di rivedere i propri linguaggi e rivedere, nel caso specifico, alcune scelte editoriali troppo orientate ad avallare considerazioni che rimuovono il peso delle scelte economiche sulla cultura discriminante verso le donne.

{{La Zanzara}}, trasmissione di punta dell’intero palinsesto di Radio24, per bocca dei conduttori Cruciani e Parenzo si è posta evidentemente{{ fuori dagli auspici dichiarati }} nel Radio Day, uno dei quali era l’assunzione di una sorta di autodisciplina contenutistica e linguistica rispetto al nodo complesso che intercorre tra immagini, parole e violenza.

Nella trasmissione del 29 [maggio], nel corso di un’intervista al Prof. Becchi (sulle cui parole non vale la pena di commentare qui, poiché l’intervistatore non è responsabile delle risposte che ottiene), uno dei conduttori, Cruciani, ha testualmente e in tono di sfida pronunciato le testuali parole: “Il culo delle donne va guardato, salvo che non ci si debba aspettare una denuncia per violenza”. Queste parole seguivano ad altre profferite nella stessa trasmissione: “A me del femminicidio non me ne frega proprio niente dato che io le donne non le picchio …….. le donne non dovrebbero accettare neanche degli schiaffi “, sottintendendo che il prenderli presupponga una sorta di acquiescenza da parte della vittima. Tutto ciò non prima di un piccolo diverbio tra conduttori sull’opportunità di rendere omaggio a Franca Rame. Dato il contesto è stata una fortuna che sull’argomento abbiano alla fine deciso di tagliare corto e di non dire assolutamente nulla.

I conduttori della Zanzara, indipendentemente dai temi trattati che pure avrebbero il loro peso, non sono nuovi all’esibizione di un linguaggio lesivo e violento. Il fatto che lo facciano a distanza nemmeno due settimane dal Radio Day contro il femminicidio, dovrebbe aprire qualche problema di coerenza in coloro che lo hanno voluto “come scelta dell’intera emittente”.

Naturalmente Radio24 non può dettare norme di comportamento ai giornalisti che sono liberi di esprimersi, o dovrebbero esserlo, per etica professionale: nessun obbligo. Si era però voluto suggerire che si trattasse di un’iniziativa collettiva assunta al termine di una discussione. Visto che le cose non vanno e non sono andate così, davvero, {{il Radio Day è stato un episodio mediatico}}, come tanti di questi tempi, di sola facciata.

Tutte e tutti dovremmo chiederci quanto valore possano avere {{esternazioni del tutto distaccate da una pratica quotidiana di critica ed autocritica}} sugli usi ed i costumi di un paese nel quale non si conosce neanche il numero delle vittime della violenza maschile.

Sarebbe troppo chiedere delle scuse, da chi, come i dirigenti di Radio24, ha preso un impegno sapendo di non poterlo mantenere, e solo per poter dire che c’erano anche loro?