Nel giorno del suo compleanno, il 28 agosto, Clara Sereni è stata festeggiata e non solo ‘ricordata’, come  sottolineato dalle donne del suo gruppo di lettura e di volontariato Le Merendanze (da un titolo di Clara che sintetizzò le parole “merenda-pranzo”), nella splendida cornice del giardino della Biblioteca Comunale nel duecentesco complesso perugino di San Matteo degli Armeni.

Nessun applauso, nessun intervento o frase di circostanza, ma un ritrovarsi in una palpabile circolarità d’affetti.

Le letture tratte dalla ricca produzione letteraria e giornalistica di Clara Sereni – i suoi libri tenuti in mano come tesori da cui uscivano i cartoncini artistici da lei disegnati “nelle more delle riunioni noiose” – s’intercalavano alle testimonianze di eventi piccoli e grandi e da canti, da lei amati, appartenenti al patrimonio politico e lavorativo del Novecento accompagnati dal violino di Elena Ambrosi e dalla chitarra di Emanuele Zorba.

Clara Sereni appartenne a quella generazione, anagrafica e politica del dopoguerra (1946), portatrice dei cambiamenti sociali, nelle etiche, negli assetti familiari, nella emancipazione e liberazione femminile, che arroventarono la seconda metà del Novecento da lei interpretato con intelligenza, passione civile e politica, lungimiranza e spirito critico. Una vita densa, una maternità difficile, un’eredità politica familiare ingombrante, non ostacolarono la sua ansia di libertà, scelta dopo scelta, anche se spesso si sentì sola nei luoghi fisici, mentali e metaforici in cui ci voleva coraggio per non omologarsi o reggere il peso del sentirsi ovunque un po’ straniera, dello spaesamento.

“Spaesamento è una parola bella, ricca” scrisse, qualcosa che prefigura un orizzonte di possibilità in cui riconoscersi.” In risposta a una precisa richiesta spiegò che l’irrequietezza che provava, il non sentirsi mai completamente appartenente a qualcosa, la moltiplicazione degli orizzonti: “c’entrava con il mio essere giudìa, ma non so se è la risposta giusta.”

Nipote di rivoluzionari russi, Clara Sereni ebbe Il nonno materno condannato a morte nella repressione zarista della rivolta di Pietroburgo (1905) e la nonna fuggitiva in Italia con una figlia piccola, Xenia Silberberg, la quale, diventata comunista e antifascista, esiliò in clandestinità a Parigi dove prese il nome di ‘Marina Sereni’ e fondò, con Teresa Noce, la testata “Noi Donne”.

Clara perse presto la madre e fu cresciuta dalla nonna paterna, dalle zie e dalla matrigna. Con il padre, Emilio Sereni,  grande interprete dell’utopia marxista, esponente del Pci, ebbe un rapporto conflittuale che sottende a molti suoi scritti.

Nata a Roma, vi esordì come romanziera e raggiunse la fama con Casalinghitudine (1987), Manicomio Primavera (1989) e il Gioco dei Regni (1993).

La mescolanza tra il privato e il pubblico, i vividi personaggi femminili, lo stile rigoroso e avvincente, la venatura autobiografica, s’accompagnarono a un’antesignana analisi della quotidianità. Molti dei suoi scritti degli anni novanta contengono riflessioni politiche di un’attualità sconvolgente.

Lasciato nel 1991 il Lazio per l’Umbria, Clara Sereni ricoprì a Perugia la carica di vice sindaco con mandato alle politiche sociali dimostrando una grande sensibilità e generosità (1995-1997). L’anno successivo, a seguito della difficile situazione del figlio, fondò Città del Sole -Onlus, luogo destinato prevalentemente alla disabilità mentale e psichica.  

Sapiente e riservata, donna dai molti talenti, contò tra le sue passioni anche la natura, il giardinaggio, il lavoro all’uncinetto e il cucinare assunto a sperimentazione, metafora di valori affettivi, sociali e simbolici, perciò l’incontro perugino ha previsto anche un pentolone di pasta e fagioli, il suo piatto preferito, eletto a bandiera di emancipazione e libertà d’espressione.

Al citato libro “Merendanze”(2004), s’ispirò la giornata della Merendanza annualmente organizzata ai casali di San Vito per raccogliere fondi, con la partecipazione di personagg* del mondo della cultura e dell’arte, fondi per la Città del Sole.

L’esercizio della libera scelta, anche controcorrente, la portarono infine a ritirarsi nell’Oasi San Martino, struttura ben organizzata e unica, ricca d’iniziative, in cui portò l’essenziale, oggetti e libri indispensabili alla mente e al cuore e dove l’amicalità coinvolse le donne dell’Associazione italiana donne anziane (Aida).

L’ultima scelta, quella di andare a Zurigo

Le  promotrici dell’incontro, insieme alle “Orticole” dell’ass. “Vivi il Borgo” (Borgo Garibaldi) – che ha ottenuto dal Comune un orto da lavorare collettivamente, e insieme all’ass. Borgo XX Giugno (che il  6 settembre inaugurerà, in Via Bonfigli, un Centro con Banca del Tempo intitolato a Clara Sereni, sua promotrice), hanno dedicato a Clara Sereni una pianta di rose profumate che nella luce trasparente del tramonto è stata piantata nella parte chiamata significativamente delle “compresenze” nel giardino della Biblioteca Comunale San Matteo degli Armeni (che possiede la biblioteca del filosofo Aldo Capitini, dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale e del Centro di documentazione Elisabetta Campus (Amnesty International).

Altro ancora incontro perugino per Clara Sereni, più istituzionale, avverrà il 15 settembre, mentre il 20 settembre sarà ricordata a Roma, nella Casa Internazionale delle donne (Via della Lungara, 19), donna straordinaria per capacità e convinzioni, politiche e sguardi sul mondo e sulle donne, non in ultimo convinta assertrice di un innovativo uso non sessista del linguaggio.