L’associazione francese “Scegliere la causa delle donne” ha lanciato gia’ dal 2005 la proposta che l’UE armonizzi la legislazione relativa ai diritti delle donne applicando in ogni campo la “clausola dell’europea piu’ favorita”, ossia applicando ai 255 milioni di cittadine europee le leggi piu’ progressiste in vigore nei diversi stati. Questa proposta si e’ concretizzata , ad opera di un gruppo di giuriste, sindacaliste ecc, in uno studio comparativo delle legislazioni in vigore nei 27 paesi membri che individua le piu’ favorevoli alle donne, pubblicato recentemente dall’edizione Des femmes (La Clause de l’Européenne la plus favorisée di Violaine Lucas e Barbara Vilain che lo presentano nel numero di “Monde diplomatique” di maggio).

La proposta sarebbe di estendere a tutte le cittadine dell’UE la legge contro le violenze coniugali e sul divorzio in vigore in Spagna, la legislazione su diritti del lavoro e pensioni in vigore in Francia, i congedi parentali retribuiti all’80% e la liberta’ individuale di scelta rispetto all’aborto delle leggi svedesi, la parita’ nelle liste elettorali garantita dalla legge belga, e via dicendo le leggi piu’ favorevoli alle donne in tutti i campi attualmente in vigore nei vari paesi membri.

L’articolo di presentazione apparso su “Monde diplomatique” illustra questo puzzle migliorativo con una certa dovizia di informazioni.{{ Si tratterebbe di riprendere, a partire dai diritti delle donne, il principio dell’armonizzazione dei diritti verso l’alto}} che era stato previsto 50 anni fa, nel trattato fondativo dell’UE, e poi abbandonato totalmente, sostituito da una legislazione europea ispirata al minimo comun denominatore e sempre piu’ spesso regressiva .

Richiedere ai partiti di fare propria la proposta della “clausola dell’europea piu’ favorita”, integrandola nei loro programmi per le elezioni del PE del prossima anno, e’ un obiettivo realistico e insieme di alto profilo su cui gia’ da oggi dovrebbe partire una mobilitazione delle organizzazioni e associazioni della societa’ civile, dei Sindacati, ecc.

La posta in gioco non e’ solo quella di sfidare l’attuale configurazione politica dell’UE, al di la’ di retoriche e pompose dichiarazioni programmatiche, tutt’altro che migliorativa per le donne, ma anche di {{costituire un precedente che apra la porta ad una possibile futura armonizzazione verso l’alto dell’insieme della legislazione sociale}}. Anche questo e’ nelle intenzioni delle autrici della proposta.

Se {{la clausola della nazione piu’ favorita’nel campo del commercio ha raccolto il consenso unanime dei paesi membri}}, come ci ricorda le “Monde diplomatique”, perche’ non dovrebbe essere possibile attuarla nell’ambito dei diritti delle donne e di una legislazione sociale che mantenga e restauri lo stato sociale europeo?

Volonta’ e responsabilita’ politica dei parlamentari europei e nazionali e mobilitazioni politiche di massa sono le condizione che dovremmo riuscire a creare perche’ la proposta possa avere gambe per marciare.