“L’UDI – Unione donne in Italia è un’associazione che promuove da settantacinque anni l’autodeterminazione femminile in tutti gli ambiti di vita, cioè la possibilità da parte delle donne di muoversi nel mondo autonomamente e consapevolmente, e dunque liberamente, come qualsiasi essere umano detentore di diritti inderogabili”.
Comincia così il testo della petizione dell’UDI di Modena, assunta da UDI Nazionale con l’Assemblea dello scorso 8 febbraio, che, nell’ambito della “Piattaforma per una contrattazione di genere” (Roma, 2017) e
conformemente alla Convenzione 190/2019 e alla Raccomandazione 2016/2019 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (O.I.L.), chiede – in occasione dell’ 8 Marzo 2020 – l’introduzione nel decreto 81/2008 “Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro” di un nuovo Titolo dedicato specificatamente alle molestie sessuali nei luoghi di lavoro, proponendo che quest’ultime vengano trattate come una sorta di “incidente sul lavoro” che, intaccando l’integrità fisica e psicologica delle lavoratrici, pongono
di fatto un problema di sicurezza sul lavoro.

Affinché i principii costituzionali personalista ed egualitarista siano esigibili anche da parte delle cittadine, nella direzione tracciata anche dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, l’UDI ha dovuto ingaggiare, nel corso dei suoi 75 anni di vita e in controtendenza rispetto alla cultura dominante, una lotta contro ogni forma di violenza maschile contro le donne, dal momento che la violenza costituisce la negazione per antonomasia dell’autodeterminazione femminile. Le molestie sessuali agite nei luoghi di lavoro costituiscono violenza e hanno l’effetto di ipotecare fortemente la presenza delle donne negli ambiti lavorativi e con questo, l’autonomia economica delle cittadine: nell’indagine “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro” del 13 febbraio 2018, l’Istat stima che il fenomeno abbia riguardato almeno una volta nella vita il 43,6% delle lavoratrici in Italia tra i 14 e i 65 anni, e l’O.I.L. definisce le molestie come “minaccia alle pari opportunità” e “inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso” nella sopracitata Convenzione del 2019.

E’ con questa consapevolezza che l’UDI propone che le molestie sul lavoro vengano contrastate attraverso percorsi di prevenzione culturale dedicati al riconoscimento del problema, alla sua origine di stampo patriarcale e ai modi per abbatterlo; che questi siano tenuti in collaborazione con le associazioni femminili;e da ultimo, che essi siano inseriti all’interno della formazione già obbligatoria sulla Sicurezza sul lavoro, perseguendo così una logica di mainstreaming di genere che permetta il debellamento del fenomeno attraverso politiche integrate, anziché parallele, le stesse auspicate 25 anni fa dalla Conferenza mondiale delle donne di Pechino di cui quest’anno ricorre l’anniversario.

L’importanza della formazione culturale di carattere preventivo spiega anche l’origine locale di questa iniziativa politica dell’UDI: nell’ambito di un’altra Campagna politica, Immagini amiche, rivolta al contrasto del stereotipi di genere nella comunicazione e non solo, intesi come costitutivi del brodo di coltura della violenza stessa, sono state realizzate su iniziativa dell’UDI di Modena, e grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, varie edizioni di laboratori didattici nelle scuole del territorio. Una studentessa dell’epoca, oggi lavoratrice e vittima di molestie sul lavoro, memore dell’esperienza fatta nei laboratori UDI, è stata in grado di riconoscere la molestia subita e di attivarsi a sua tutela e nell’interesse di tutta l’azienda chiedendo all’UDI di Modena fare formazione a colleghi e colleghe con l’obiettivo di creare una comunità di lavoro consapevole e attenta rispetto al tema dei diritti umani interpretati secondo una prospettiva di genere. L’ex-studentessa è oggi tra le firmatarie della petizione in questione e l’UDI non potrebbe essere più orgogliosa di così.

Serena Ballista

Presidente UDI Modena, 12 febbraio 2020