«Scegliere un ministro nero è stimolo all’immigrazione. La faccia della Kyenge porta parecchi immigrati in più, ma è pericolosissimo il suo messaggio, in primis per le persone che hanno sentito un ministro promettere che diventeranno italiani regolari. Fanno appelli un giorno sì e un giorno no per dire che qui è il Bengodi, e aumentano gli sbarchi».(…) «Se non ci fosse il ministro dell’Integrazione Kyenge e la Boldrini alla presidenza della Camera ci sarebbero meno sbarchi. Quando si mandano certi segnali si fa credere che uno può fregarsene delle regole. Continuano a invitare le persone, poi è chiaro che i disperati rischiano la vita». Parole pronunciate dall’on. Pini romagnolo della Lega Nord alla Camera dopo la strage di centinaia di migranti-profughi provenienti dalla zone di guerra dell’Eritrea,Somalia e Siria , nel mare di Lampedusa. La “faccia della Kienge” italo-africana, prima ministra di pelle nera in un governo italiano, è stata presa di mira soprattutto dalla Lega Nord fin dalla sua nomina. Nel luglio scorso a Cervia , prima che arrivasse per un pubblico incontro organizzato nell’ambito della festa del partito Democratico, vennero gettati sull’erba dello spiazzo accanto al palco, tre manichini insanguinati. Durante l’incontro in una bella e calda serata di luglio, un giovanotto le gettò una banana. Ma intanto c’era già stata la dichiarazione di un personaggio pubblico della Lega, il senatore Calderoli, che aveva paragonato la ministra a una scimmia orango. Non sono mai cessati gli insulti razzisti anche per mezzo di vignette fatte circolare nelle varie forme consentite da Internet, come facebook. Un foto montaggio con l’immagine della Kienge ne reclamava le dimissioni. Un altro fotomontaggio ritrae la ministra che si china sul “cane” Alfano e gli dice: “ Grazie HALF-ANO ci tengo anch’io molto alla poltrona e a continuare LA DISTRUZIONE DELL’ITALIA” . Il cagnolino Alfano risponde: “Brava padrona Kashetu. Adesso votiamo la fiducia a pirLETTA. Togliamo i soldi per aiutare le vittime dell’usura per darli ai clandestini”. Un fotomontaggio mostra l’immagine della Kienge che esclama: “ Nell’arcobaleno chiaramente manca il nero. Razzismo”. Seguono alcuni commenti. Una donna scrive: “Mi sta sui coglioni!!!!Anche se questa è una battuta! Ma solo in Italia poteva essere messa al governo una cogliona del genere!!!”. Un uomo aggiunge:” Nell’arcobaleno chiaramente manca il nero? Razzismo.” Uno degli ultimi montaggi apparso in rete, mostra la Kienge con Letta e nei balloon lei dice:” Grazie! Grazie vero mi sento a casa.” Letta: “ Ehehehe…ci credo…. Con tutti questi clandestini che stuprano e ammazzano stiamo facendo la fine del Congo…io ci metto le tasse!”. Famosa è la vignetta pubblicata da un assessore leghista che mostrava la foto del muso di una scimmia e il volto della Kienge con la scritta “separate alla nascita”. Emerge con chiarezza che la ministra di pelle nera porta alla luce il razzismo sotto traccia dal sapore fascista di “faccetta nera bella Abissina…”. Come se la razza ariana di romana (imperiale) discendenza , di sicuro timbro patriarcale con , da una parte ,i virili maschi potenti guerrieri ed eroi e dall’altra, le donne eterne massaie chiuse tra le mura domestiche, avesse motivo con la Kienge di legittimare il livore verso l’emanicapazione femminile. Verso le donne che hanno fatto passi da gigante , entrando nel mercato del lavoro e, sia pure ancora timidamente, nei luoghi di gestione del potere pubblico , ma anche pretendendo di gestire il proprio corpo e il proprio desiderio a partire dal controllo della fecondità. Kienge ha il torto di essere donna e africana di pelle nera che, a differenza di tante altre oggetto della tratta delle schiave del sesso, non si offre passivamente al desiderio sessuale maschile . La Kienge non è utilizzabile sulle strade e nelle periferie delle città per pochi euro . Lei si sottrae all’immaginario maschile improntato tradizionalmente sulla supremazia dell’uomo bianco, eterosessuale, occidentale perché è una donna “di potere”. Intollerabile! Davvero intollerabile per il sottobosco maschilista indigeno.