“L’esperienza e l’eredità delle Patriote dal Risorgimento all’Italia post-unitaria” è stato il titolo del convegno che ha tenuto bloccate in una attenzione non prevedibile più di cento persone nel salone della Casa Internazionale delle donne a Roma. Non è stata una passerella di ritratti agiografici. Tutte le relazioni hanno scandagliato in profondità {{una storia spesso velata da stereotipi }} che ci hanno voluto tramandare delle donne fedeli alle idealità degli uomini ai quali erano legate da sentimenti amorosi o affettivi.

Relatrici e relatori hanno invece portato a conoscenza quanto queste donne spesso siano state proprio loro {{le protagoniste di scelte }} che hanno coinvolto il comportamento degli uomini con i quali hanno condiviso passioni e non poche traversie. Una ricerca che per chi ha vissuto decenni di femminismo sembra scontata se attuata da donne che su questi temi hanno impostato tutta la loro professionalità di storiche e saggiste. Ma, se questa ricerca è stata portata avanti da uomini e qui faccio riferimento ai due relatori: {{Claudio Fracassi e Massimo Rossi}}, devo dire che la cosa suscita una certa soddisfazione.

E’ così che nasce {{la speranza di un possibile cambiamento}}, anche se lento. Un mondo dove le donne prendono coscienza di sé ma non trovano negli uomini persone capaci di rileggere la propria cultura e modificare in coscienza un io ipertrofico è un mondo che progredirà a livello tecnologico ma non umano! Un mondo che vedrà ancora vinti e vincitori, un mondo che dovrà avere ancora bisogno di eroi. Insomma, un mondo dove ci saranno ancora soprusi e sopraffazioni.

Dunque, nel constatare questa nuova onestà intellettuale da parte di alcuni uomini, ci permette di sperare in una maggiore curiosità e attenzione da parte di studiosi e politici al lavoro di molte pensatrici che sono state capaci di vedere, con altri occhi, soluzioni a una miriade di problemi, grandi e piccoli, che gli uomini non sono invece riusciti a risolvere.

Nella prima sessione dei lavori {{Annita Garibaldi, Ginevra Conti Odorisio, Fiorenza Taricone e Maria Paola Fiorensoli}} hanno dato le chiavi per una lettura non stereotipata del Risorgimento, facendo riferimento anche alle idee di un’Europa unita allora solo immaginata.

E, proprio da questa idea di Europa si sono sviluppati i lavori della seconda sessione. Infatti, {{Beatrice Pisa, Paola Ghiotti De Biase, e Giliola Corduas }} si sono riallacciate a quella parte delle relazioni precedenti che ricordavano quanto una cultura europea avesse alimentato il bisogno di riscatto di molte italiane e italiani per ricordare l’Europa di oggi e le difficoltà di chi vuole questa entità politico culturale più forte di quanto non lo sia stata in questi anni. Una condizione che potrebbe essere raggiunta con il contributo di quelle donne che {{radicate nelle loro realtà locali}} sanno dare risposte, partendo dai problemi che vivono nei loro territori, anche a problemi sovranazionali.