Davanti al fallimento dei caschi blu e dell’esercito regolare che non erano riusciti (non avevano voluto) a fermare l’ondata di stupri perpetuati tra il 30 luglio e il 2 agosto 2010 dai guerriglieri congolesi e dalle Forze Democratiche per la Liberazione del
Rwanda (FDLR) le donne si organizzano.[V-Day->http://www.vday.org] (in inlese), una organizzazione che si batte contro la violenza sulle donne fondata da Eve Ensler, autrice dei {Monologhi della vagina}, e la Fondazione Panzi (RDC), hanno annunciato la nascita della “Città della Gioia”, una comunità che ospiterà le vittime degli [stupri di Bakavu->http://www.amnesty.it/Repubblica-democratica-del-congo-nuovi-stupri-di-massa] grazie anche al supporto dell'[Unicef->http://www.unicef.org/infobycountry/drcongo_57644.html].

La {Città della gioia} offrirà ogni anno a 180 congolesi vittime di violenza di genere l’opportunità di seguire terapie di gruppo, training di auto difesa, corsi di educazione sessuale (prevenzione dell’AIDS e controllo delle nascite), di economia, teatro, ecologia e orticultura.
_ La Comunità investirà nella guarigione e nella responsabilizzazione delle sopravvissute alla violenza di genere – che offrono la migliore speranza per un impatto positivo di vasta portata sul futuro della società congolese.
_ La struttura sarà gestita autonomamente dalle donne stesse che hanno anche materialmente contribuito a costruirla.

Il progetto, inserito nella campagna [Basta violenze contro la nostra maggiore risorsa: Potere alle donne e alle ragazze della Repubblica democratica del Congo->http://www.stoprapeindrc.org], si propone di sostenere le vittime degli stupri accompagnandole verso l’acquisizione di quelle competenze necessarie al raggiungimento della leadership del Paese per facilitare il processo di pace.

“L’apertura della Città della Gioia è il momento in cui le donne del Congo potranno trasformare il loro dolore in potere, dove coloro che hanno sofferto così profondamente rivendicheranno i loro diritti, i loro corpi e il loro futuro ” ha dichiarato Eve Ensler.

“Questo potrebbe essere un punto di svolta – ha dichiarato Stephen Lewis, ex dipendente
Unicef, la cui fondazione privata aiuta la Città della gioia – C’è una crescente
preoccupazione a livello internazionale su ciò che accade in Congo, ma finora non c’era
nulla di questo tipo. Forse è tempo che le donne si organizzino per
dimostrare che possono cambiare questa situazione”.