Tutti conoscete la Mariuccia pubblica, quella dalle infinite iniziative, energie, e dei mille interessi, dell’impegno politico e sociale, capace di tessere reti relazionali fitte e fruttuose, che affrontava tutto con caparbietà, rigore e attenzione. Noi di casa non possiamo che dare un taglio familiare a questa multiforme figura
Credo che poche mamme, in gamba come la mia, siano riuscite a non lasciare mai i propri figli preadolescenti fuori dalla porta. Era ovviamente una cosa che odiavo profondamente, non ricordo neanche se ero io che dimenticavo le chiavi o era lei che non aveva ancora pensato di farmene copia … d’altronde tutti conoscete la Mariuccia pubblica, quella dalle infinite iniziative, energie, e dei mille interessi, dell’impegno politico e sociale, capace di tessere reti relazionali fitte e fruttuose, che affrontava tutto con caparbieta’, rigore e attenzione. Noi di casa non possiamo che dare un taglio familiare a questa multiforme figura

Ricordo i pomeriggi nella storica, fumosissima, federazione del PCI a Napoli, dove, piccolissimo, giocavo in uffici vagamente post sovietici, tra discussioni accese e battute. Forse ero un po’ la mascotte dell’ufficio. Ricordo le “riunioni femministe”, a piazzetta del Grande Archivio, con personaggi di statura e personalita’ grandissime, con cappelli stravaganti e con il sorriso bonario che si concede ad un cucciolo di maschio, che cerca di far vedere che da noi maschietti non c’è niente da temere. Ma poi crescendo, su questo punto, forse ti accorgi che ti sbagli.
E ricordo ancora Dora, la mia baby sitter che veniva col fidanzato a farmi compagnia, verso i 5 anni.
Ricordo il tentativo dei miei genitori di assecondarmi, quando, come molti bimbi allevati ad un pensiero critico, fin da subito, non mi trovavo bene in nessuna scuola materna o elementare che fosse.
Ora che sono padre a mia volta, incontro gia’ le stesse difficolta’, con la prima figlia di Benedetta, la mia compagna. E scommetto che anche per questo Mariuccia se la ride.

Lei, dottoressa in filosofia, grande testa, nella malattia aveva iniziato ad esplorare gli insondabili sentieri del trascendentale, che la portarono infine a percorrere la macrobiotica, le medicine e le filosofie alternative fino a giungere sul Cammino di Santiago de Compostela: un pellegrinaggio che prevede minimo 800 km a piedi, dal confine tra Francia e Spagna fino alla Galizia. Il fato volle che Mario, mio padre, nell’inesperienza, comprò scarponi troppo pesanti che gli procurarono una tremenda tendinite, e dunque Mariuccia dovette cambiare scudiero “in corsa” e questa fu la mia fortuna, perché quello scudiero fui io, poco più che ventenne: 20 giorni, fianco a fianco nei letti degli ostelli, spalla a spalla sulle stradine acciottolate di mezza Spagna, insieme di fronte al mistero che spinge tutt’ora migliaia di persone a ripercorrere quelle strade millenarie, in cerca di se stessi e di un Altro capace di spiegare il Mistero della vita umana.
Non so lei cosa abbia trovato su quei sentieri, in seguito si comportò come i gatti, come ci fece notare una sua amica di quegli ultimi anni, e si rintanò in un agriturismo, a curarsi le ferite, senza disturbare nessuno, ed io invece feci un po’ come gli struzzi che di fronte al pericolo nascondono la testa sotto la sabbia, e così mi feci cogliere impreparato e lontano, da quell’evento forse così prevedibile, col senno di poi, e non ebbi mai il tempo di riflettere con lei sull’esperienza di vita passata insieme, da quando ero un pargolo fino all’avventura del Cammino insieme.

Ma quel Cammino fu una delle eredita’ più grandi che mi lasciò.
Tutto concentrato a tentare di ristabilire un dialogo con lei, anche se ormai era invisibile agli occhi poco attenti della societa’ moderna occidentale, iniziai un lungo cammino di ricerca spirituale, che tanto mi sta aiutando tutt’ora, in questo periodo in cui il mondo obnubilato dall’illusione della materia, sembra crollare su se stesso. E così il dialogo con lei si è interrotto solo per poco ed ora ogni tanto riesco anche a sentirla, ed è schietta e simpatica come e più di prima, posso garantirvelo.

Rimane storica la battuta del parroco di Quarto Oggiaro, a Milano, ai suoi funerali: “Dev’essere una persona davvero in gamba, questa Maria, per portare tanti Comunisti a riempire questa chiesa”.
Quella enorme affluenza fu per me una epifania, non avevo mai realizzato fino ad allora, quanto fitta ed estesa fosse la sua rete di relazioni, pregne di affetto, rispetto e stima reciproca.

Anche grazie a questi articoli che si sono succeduti in questo mese ho avuto conferma che era una persona vera, mia mamma, di un’epoca che gia’ manca a tutti, oggi che il femminismo sembra ormai stretto ad un angolo, dove l’emancipazione femminile passa attraverso l’aspirazione alla comparsata televisiva, e dove l’incontro con persone pensanti, integre, critiche e sorridenti come lei appare sempre più raro.

Un monito che può essere parte del suo lascito dev’essere prorpio questo: in quest’epoca di imbarbarimento e di macerie, l’unica cosa che conta è coltivare i propri interessi, le proprie passioni, se stessi ed il dialogo costante con la propria Coscienza più profonda, per essere pronti a tessere relazioni significative e salvifiche con coloro che sono riusciti, a fatica e con sacrificio, a coltivare altrettanto bene se stessi. In queste relazioni io vedo un labile sentiero che possa condurci al di la’ delle tenebre che si infittiscono all’orizzonte.

Un saluto Ma’, buon cammino … io qui posso solo cercare di essere all’altezza del compito che ci hanno affidato, e dell’eredita’ che mi hai lasciato.