Se la ricerca delle donne, e di alcuni uomini – scrive, nella introduzione al libro, Barbara Mapelli – si concentra soprattutto sui temi della differenza, scrivere sull’androgino significa evidentemente proporre un percorso divergente rispetto ai flussi riflessivi dominanti, e divergente anche rispetto a quanto ha in me radici profonde, perché corrisponde ad anni, molti, di lavoro, ricerca, confronti. L’androgino non solo mi interroga, ma mi disoriente, mi disloca, mi rende nomade, o eccentrica rispetto al mio stesso percorso di vita e di pensiero. Eppure sono convinta che ragionare su questo tema mi obbliga ad avviarmi ad un pensiero necessario, rimuovendo almeno parzialmente la solidità delle radici su cui ho costruito la mia ricerca e le mie pratiche, la solidità delle convinzioni che mi hanno sempre quidato. Una operazione che potrei definire di revisione e pulizia intellettuale che spero mi consenta di restituire ai miei pensieri una maggiore pienezza e – non appaia come un paradosso – di rivisitarli in una prospettiva più sgombra di parzialità, più libera nel confronto con altre e altri.

Barbara Mapelli continua scrivendo. Per comporre questo volume ho scritto un capitolo che ripercorre brevemente la storia e la presenza dell’androgino nella formazione delle nostre culture; gli altri capitoli collocano il tema nel dibattito del contemporaneo e tentano di indicare alcuni sintomi di una sua attualizzazione, forse addirittura di un bisogno dell’androgino, vissuto e percepito in forme diverse. Poi ho inviato quanto scritto ad alcune persone…per sollecitarle ad una riflessione…le ho scelte in base alle loro diverse competenze, esperienze, terreni di studio….I punti di vista presenti nel volume sono quindi molti ma evidentmente rappresentano solo alcuni dei possibili approcci o interpretazioni dell’androgino. La mia esperienza –dice Mapelli – è che si possa proseguire su questo percorso perché sono convinta che l’androgino, o ciò che significa per noi, continuerà nel futuro a porci domande.

L’ordine in cui vengono presentati i diversi scritti, sucessivi al mio, non risponde a criteri particolari….Ho comunque scelto di introdurre la seconda parte del volume con Nadia Pizzuti che riprende alcuni brevi stralci  di scritti di Lina Mangiacapre, scrittrice ed artista che si è sempre definita androgina; nella terza parte la discussione, intrapresa da Isabella Peretti e Vittoria Tola, con intellettuali femministe e parlamentari sul tema, presente anche nelle mie riflessioni, della scomparsa della differenza nella politica istituzionale, ovvero, in questo caso, nell’interpretazione che ne danno le autrici, sui danni dell’androgino.

Nel libro – edito da EDIESSEAndrea Bagni, Stefano Ciccone, Alice D’Alessio, Luisella Erlicher, Grazia Longoni, Gabriella Mariotti, Isabella Peretti, Nadia Pizzuti, Francesco Tedeschi, Vittoria Tola, Delia Vaccarello. Domande e interviste a Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Emma fattorini, Valeria fedeli, Francesca Kiovanna Martelli, Michela Marzano, delia Murer, Marisa Nicchi, Anna Simone.