Gli orchi delle fiabe sono probabilmente solo invenzioni. Eppure, oggi l’esistenza degli orchi mi pare improvvisamente verosimile. Come ci si può raffigurare una persona decisa a prendere le impronte digitali ai bambini, se non nelle vesti di un moderno orco? Non so cosa faccia più paura, se il fatto che qualcuno sia capace di proporre una cosa del genere, o il fatto che non ci siamo ancora tutte e tutti riversati nelle strade per dire: basta, non in nostro nome, stiamo morendo di vergogna all’idea di vivere in un paese dove si inaugurano pratiche che fanno pensare al nazismo. Ogni forma di discriminazione, di segregazione, di censimento su base etnica, ricorda il nazismo.

Mi domando quante persone come me stiano sentendo crescere l’orrore nel dover passare l’ultima parte della propria esistenza in un {{paese dove ogni cosa si rovescia nel suo contrario}}, ogni conquista di libertà viene cancellata e il tempo sembra d’improvviso camminare all’indietro, come in un incubo da cui non ci si può risvegliare.
_ Si prendono le impronte ai bambini – una pratica che si riserva ai criminali – e si osa dire che è per “tutelarli”.

Inutile sorprendersi. Giustificazioni non ne abbiamo. {{I segnali di questa involuzione della nostra vita politica, sociale e culturale erano già lì da anni}}. Determinati pericoli sono sempre ricorrenti, in ogni parte del mondo, in ogni fase storica, e in questo paese non è bastato il fascismo, non sono bastate le stragi, non sono bastati i misteri, non è bastata la corruzione, non sono bastate le mafie, non è bastata Gomorra per svegliare le coscienze.
_ In questo nuovo fascismo, in questo nuovo razzismo, in questo nuovo integralismo non può che intensificarsi il clima di violenza contro le donne che dallo scorso novembre stiamo manifestamente denunciando. Altro che sicurezza.

Nel saggio intitolato “{L’Andalusia delle tre religioni}”, Lucie Bolens scrive che “il Mediterraneo fu il luogo del miracolo. Praticò un’ospitalità eretta a norma civilizzatrice, omerica o biblica … L’Andalusia delle tre religioni, durante il Califfato di Cordova e i Reyes de Taïfas, mantenne intatta questa abitudine quotidiana dell’altro, che preserva dalla demonizzazione … La condivisione del quotidiano, senza ingenuità ma nemmeno demonizzazione, questa conoscenza dell’altro in atto, lasciò vivere l’idea che l’esiliato poteva essere un messaggero divino … La precarietà conosciuta in altri tempi, l’erranza, l’isolamento, rimangono un rischio per tutti; lo straniero indigente rinvia l’immagine di ciò che siamo stati ieri e che possiamo divenire domani … Il venir meno delle norme di ospitalità toglieva ogni senso a quel territorio protetto da mura che era allora la città”.

Nel 1492, quando Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia portarono a termine la loro fanatica “reconquista”, cacciando dall’Andalusia tutti i non-cattolici, distrussero quindi un’esperienza storica che aveva visto miracolosamente convivere genti di ogni origine e religione, inclusi i gitani.
_ Era il mondo della {{pluralità e dell’accettazione del diverso}}, un mondo sconfitto dalla violenza totalitaria del pensiero unico e integralista.
_ Allora come adesso.

Ora mi chiedo: mentre cerchiamo faticosamente di ricostruire un agire sociale e politico, {{mentre cerchiamo di capire}} quali concrete iniziative mettere in campo per ridare un senso al vivere collettivo, non è forse il caso di trovare anche un simbolo per dire visivamente, pubblicamente, il nostro rifiuto delle politiche di questo governo, dei Cpt, delle impronte prese ai bambini, delle discriminazioni di ogni tipo e natura?

Un fiore, una sciarpa, un nastro, un colore… {{Qualcosa da indossare ogni giorno, in ogni circostanza}}. Anche i piccoli gesti forse possono contare, per dire una ormai necessaria disobbedienza civile.

[Foto di Serena De Sanctis->1246]