Nelle cause di affido, dopo le ulteriori modifiche al cosiddetto “Nuovo diritto di famiglia”, nei tribunali e nell’operato dei servizi sociali, si sta verificando sempre più frequentemente il superamento di fatto della Convenzione di Istanbul anche e soprattutto quando le madri sono vittime della violenza del partner.

La violenza subita dalle donne è diventata luogo per ulteriori violenze: quelle istituzionali. L’uso massiccio dei CTU (perizie che finiscono per essere preponderanti sulle leggi), le pressioni lobbistiche di uomini, che non accettano le conseguenze legali e sociali dei loro gesti contro le donne, e una sorta di egualitarismo forzato tra soggetti (donne e uomini) di fatto dispari, anche per le leggi mai modificate dopo la ratifica della CdiI,  si risolve nella riproposizione del “diritto superiore dei padri a prescindere”.

Sono sempre di più, però, le donne che denunciano le violenze perpetrate istituzionalmente, e sempre di più avvertiamo tutte il peso di una ritorsione strisciante contro il diritto di denunciare. Le vittime della violenza maschile si vedono attribuire, anche di fronte a condanne del partner, patologie persecutorie ipoteticamente indotte nel rapporto di protezione verso i figli.

Una specie di trionfo della PAS, dopo la sua archiviazione definitiva nella comunità scientifica. Donne e bambini subiscono danni affettivi ed economici che impediscono la costruzione di un ambiente sereno liberato dalla violenza e dalla minaccia continua del suo ritorno.  

La nostra opposizione di donne a queste nuove e distruttive strategie di riaffermazione della famiglia patriarcale si esprime ogni volta che è possibile nelle sedi opportune, proseguendo politicamente le azioni per l’obiettivo principale che è l’applicazione della Convenzione di Istanbul.

Le donne, ancora poche e ostacolate, che si battono nelle istituzioni per i nostri stessi obiettivi possono contare sulle nostre forze, per finalmente rimuovere gli ostacoli “di legge” alla lotta contro la violenza sessuata.

Qui si può leggere l’esposto firmato da Udi Napoli, Comitato Madri Unite contro la violenza istituzionale, Arci Donna Napoli, Donne insieme, Protocollo Napoli, Salute donna, Sud est donne e indirizzato alle istituzioni.