8 minuti nel Reparto Maternità e nella Sala Parto dell’Ospedale di Herat, Afghanistan Settentrionale, per documentare la parola delle donne afghane su uno degli eventi chiave della vita – la nascita e la cura dei loro figli In Afghanistan, su una popolazione di 22 milioni di persone, 10 milioni sono donne.
_ Il tasso di mortalità materna è il più alto del mondo: 1 su 6 (fonte Oms, Unfpa, Unicef: numero annuo di decessi a causa della gravidanza su centomila nati vivi).
_ E, inoltre, insonnia, abulia, poco slancio vitale, attacchi d’ansia. Sono i sintomi della depressione che colpisce molte afghane, soprattutto le più giovani, a causa di un sistema di vita che, per quelle che faticano ad adattarcisi, può originare il “male di vivere”. Difficile da superare.

Il reportage televisivo {{ {“Ultime della classe} }}”, regia e montaggio di Stefano Oddi, ci fa entrare in questa realtà, dove non tutto è oro quello che luccica.
Le donne in procinto di mettere alla luce il loro bambino entrano da sole in Sala Parto con il burqa. Alcune si sorreggono contro il muro del corridoio.
A nessun uomo è permesso di star qui.
Le altre donne della famiglia accompagnano le partorienti e si accovacciano a terra con i bambini più piccoli, pronte a dare una mano non appena l’evento si sarà compiuto.
Essere donna e madre in Afghanistan: è la proposta di un tema su cui riflettere senza pregiudizi.

– {{Note sull’autrice}}

Daniela Binello, 51 anni, torinese, vive a Roma.
E’ una giornalista professionista free lance specializzata negli esteri.
Collabora con Radio 24-Il Sole 24 Ore, RaiNews24 e altre testate.
Ha scritto i libri “Il diritto non cade in prescrizione” (Ediesse) sul processo internazionale svoltosi in Italia riguardo ad alcuni casi di italiani desaparecidos in Argentina durante la dittatura militare e “A.A.A. Cittadini cercansi”, cento storie e cento immagini (di Riccardo De Luca) di lavoratori stranieri immigrati nel nordest italiano.

– {{Per informazioni}}: blusole.db@gmail.com