Come donne e femministe siamo egualmente offese dai comportamenti e dalle affermazioni di coloro che pensano che le donne non siano altro che femmine che dall’accordo alla Fiat di Pomigliano e di Mirafiori che cancella nei fatti diritti faticosamente conquistati o dalla riforma GelminiParteciperemo alle manifestazioni del 13 febbraio 2011, proposte dall’appello “Se non ora quando”.
_ Appello che abbiamo sottoscritto come Associazione.

Siamo infatti convinte che in una situazione complessa com’è quella italiana segnata da anni dai fenomeni del berlusconismo (inteso come processo di individualizzazione esasperato, di affermazione del mercato in tutte le sue forme e di snaturamento della libertà intesa come licenza e impunità) e del celodurismo leghista ( inteso come rottura della solidarietà, affermazione di un comunitarismo escludente e autoritario, costruzione del nemico e mitizzazione del”padre-padrone-padreterno”) si è svuotata di significato la carta costituzionale e la sostanza della nostra democrazia e si è messo a dura prova il principio della laicità consentendo il diffondersi di un fondamentalismo misogeno e machista.
_ Per questo salutiamo con sollievo qualsiasi iniziativa che aiuti a credere o perlomeno alluda nella possibilità di un paese differente.

Consideriamo la nostra partecipazione una scelta politica. Per questo vogliamo riempirla di contenuti che la sappiano qualificare e precisare.

Come donne femministe non ci sfuggono le differenze, ma su queste differenze non amiamo disegnare gerarchie: non ci sono, a nostro avviso donne “perbene” e donne “per male”.
_ Tutte siamo tutto, questo abbiamo imparato pensando e praticando il femminismo.

Non è facile ascoltare le parole o guardare gli atteggiamenti di talune ragazze, in questi giorni alla ribalta delle cronache, ma più che giudicare i loro comportamenti preferiamo interrogarci sulle nostre responsabilità di donne e di femministe e su quanta strada ci sia ancora da fare per ribadire che libertà per le donne è anche liberazione da stereotipi e sovrastrutture imposte dal sistema patriarcale, ancora egemone, che il significato rivoluzionario del “personale è politico” è esattamente il contrario dell’odierno “politico che diventa personale”, che sempre più è necessario saper tenere insieme il soggetto e l’oggetto perché nello stesso momento in cui astrattamente si inneggia al,la libertà delle donne i loro corpi vengono fatti oggetto di consumo, di scambio, di battaglia ideologica

Come donne femministe siamo offese dai comportamenti e dalle affermazioni di coloro che pensano che le donne non siano altro che femmine, “oggetti di piacere” o “corpi in vendita per il riposo del guerriero” così come troviamo insopportabili gli ammiccamenti di alcuni esponenti del genere maschile che , indipendentemente dalla loro collocazione, fanno battutine, nemmeno troppo ironiche, sulla “potenza sessuale” di vecchietti con il cerone ed i capelli di plastica.

Come donne femministe siamo però offese allo stesso modo dall’accordo alla Fiat di Pomigliano e di Mirafiori che cancella nei fatti diritti faticosamente conquistati, o dalla “riforma” della scuola che umilia il sapere e la ricerca e precarizza intere genereazioni di giovanni donne e uomini, o ancora dall’intromissione indebita delle gerarchie religiose sul diritto delle donne all’autodeterminazione.

Come donne femministe, infine ma non per ultimo, consideriamo insopportabile che non si affronti nel dibattito politico il vero cuore del problema e cioè la sessualità maschile e i modelli che essa veicola.

L’intreccio sesso-denaro-potere non l’ha scoperto né inventato Berlusconi, la natura sessista dell’economia, della cultura e della politica è davanti ai nostri occhi. Da parte nostra continueremo a interrogarci, ad analizzare a indagare questi temi, ci piacerebbe che lo facessero anche gli uomini. In particolare quelli che, come noi, vorrebbero cambiare il mondo.